A letto con la politica di Filippo Ceccarelli

Tutti gli scandali della Prima Repubblica in un libro di Filippo Ceccarelli Tutti gli scandali della Prima Repubblica in un libro di Filippo Ceccarelli A letto con la politica w DA Mussolini o Claretta alle voline del Sitar, dalle insinuazioni e calunnie di Pecorelli sulla sua rivista Op ai fasti degli Anni 80, passando per delitti, tragedie, farse della nostra storia recente: Filippo Ceccarelli, inviato della «Stampa», ha racconi tato in II letto e il potere (dal 21 gennaio in libreria per Longanesi) una storia della politica italiana dal punto di vista dei suoi spandali sessuali, desilo sue pruderie, delle sue follie. L'occhio è analitico, fra cronaca e storia, mosso da una passione fredda, quasi balzacchiana. Ceccarelli mette a punto pettegolezzi e calunnie usate per scopi politici, leggende nate intorno ai leader più chiacchierati, confessioni vere di signore e signorine, atti giudiziari. C'è l'Italia dell'Anno Santo 1950, quella in cui l'allora giovane deputato Oscar Luigi Scalfaro si scandalizzò per un paio di spalle nude (e tuonò «le ordino di rimettersi il bolero» all'avvcntrice di un ristorante), e quella cupa in cadula libera verso il caso Moro, quando Mino Pecorelli, che poi finirà ammazzato, punzecchiava la famiglia Leone battezzando «Speedy Cnnzales del materasso» Mauro, il figlio prediletto dell'allora presidente della Repubblica. C'è il caso Montesi, «padre di tutti gli scandali»; ci sono i tormenti dei comunisti duri e puri, e anche certe imprudenze come quella che fece Edgardo Sogno definendo gay, in un volantino, Pietro Secchia. Ci sono tutti i peccati, veri, immaginari, presunti, documentati con tutte le fonti. E come un moralista antico, Ceccarelli li analizza senza batter ciglio. Fino all'esplosione della società spettacolo, e ai frizzanti Anni Ottanta cui è dedicato il saggio da cui pubblichiamo qui sotto due ampi stralci. w "1E hostess, ecco: per i craxiani, erano il massimo. A un certo punto, all'apice del | l successo, del delirio, si sono i .-"J pure messi a inventare divise per le hostess e a battezzarle - povere ragazze - «trussardine». Per certe incombenze di particolare prestigio, al congresso di Rimini, nell'aprile 1987, le vollero anche di una certa misura. «Le sette ragazzo addette al servizio di presidenza annunciava con soddisfazione )'Avanti! - sono tutte alte dal metro e 78 al metro e 83». Appena un gradino sotto alle hostess, ma sempre segnalate dal glorioso quotidiano alla fiera di Rimini, le «ragazze-Carnei» in tuta gialla, a distribuire sigarette in platea. Che tempi. La futura autrice di Amanti, Sandra Milo, arrivata sulla riviera romagnola con un gigantesco cuore di garofani rossi, conduce un sondaggio tra i delegati e assegna un ideale premio, il garofano d'oro, alla Margherita Boniver «per le più belle gambe della presidenza». Il giovane Francesco Simone, dal palco, assicura che lui non è casto come il ciellino Formigoni. Ai giovani socialisti piace fare l'amore. «Meno male», chiosa la Milo in uno straordinario diario scritto per L'Europeo. Straordinario non solo per via dell'autrice, che a differenza di tante altre era socialista prima di Craxi e socialista è rimasta fino all'ultimo, con tanto di esuberanze letterarie e autobiografiche, ma anche perché certifica l'ormai avvenuta trasformazione del congresso del psi in evento ludico-scenografico-mondano, ove si va per assaggiare il salmone, entrare al Grand Hotel, incontrare gli amici, ballare con Eleonora Vallone, vedere ed essere visti. Occasione non priva, si capisce, di richiami erotici. Tre anni prima, a Verona, in un congresso che l'estro di Panseca aveva trasformato in una sorta di discoteca con tanti specchi, la Milo appariva ridente insieme con la Tattilo: «Minigonne vertiginose, golfini leopardati tiratissimi: un operatore e un fotografo curiosi - ha ricordato Barbara Palombellì - immortalaro¬ no le mutandine delle due signore». Senza mutande, in epoca imprecisata, - prima comunque dell'ultimo cambio di simbolo, come si deduce dalla vecchia bandiera senza la dizione «Unità socialista» dentro cui è avvolta - Sandrocchia compare in alcune pregevoli foto d'intonazione erotico-craxiana. Nudo femminile, appunto, in vasca da bagno con garofani. Oppure, nudo femminile parzialmente schermato da due poster che ritraggono il segretario-presidente nei suoi momenti politicamente più felici. «Gli anni - e qui la definizione della Milo è particolarmente felice della festa continua. Eravamo gente piena di vitalità, di voglia di esserci». Gli anni del salotto Tattilo, «con le più conturbanti fotomodelle d'Italia». La stagione più matura e scintillante del craxismo, tra il 1983 e il 1987, in coincidenza con i due governi a presidenza socialista e la rincorsa verso il psi da parte di quei ceti - emergenti, affluenti, rampanti - che si entusiasmano per il «made in Italy», celebrano gli stilisti, il socialismo tricolore e riscoprono golosamente lontane nozioni garibaldine. La scoperta di quanto i successi politici si intrecciano con i piaceri della vita. Il rischio della scommessa politica e la precarietà della vita d'albergo. Sono fremiti che si asso- migliano ed esplodono anche nel linguaggio. Davanti al buon risultato amministrativo del psi a Novara, nel 1988, il responsabile degli enti locali Giusy La Ganga, un giovanottone pieno di ardore e di disinvoltura, consegna al taccuino di Augusto Minzolini questo breve, affannoso commento: «Sono all'orgasmo!». L'eros matrimoniale Quasi a riequilibrare l'eros festaiolinsaziabile di De Michelis e quello futurista e paganeggiante della Mancini, s'avanza in questi anni anche l'eros matrimoniale, ma non per questo meno turbinoso, della coppia craxiana formata da Carlo e Marina Ripa di Meana. Lui è preceduto da un soprannome impegnativo, | «Orgasmo da Rotterdam». Lei è Marina: e «Marina è Marina», come sta scritto nella fascetta di chissà quale edizione del bestseller 7 miei primi quarant'anni. Marina, quindi: (Amante appagata del proprio corpo», come scrive Lietta Tornabuoni, «si mostra, si adorna, si denuda per i fotografi, si cura, si eccita nel dare scandalo, si usa, si dà; è una figura di Libertina Felice». Avvenuto in realtà negli Anni 70, l'incontro fra i due, con descrizione e rapida fascinazione di Carlo, è cosi Anni 80 da sembrare uno spot ante litteram: «Dopo un po' mi venne incontro Carlo. Indossava un cappotto di tipo militare a doppio petto, sotto il quale aveva un pigiama di flanella, e portava le scarpe da tennis... Aveva un volto magnifico luna riuscita combinazione di un intellettuale, un aristocratico e un divo hollywoodiano) sul quale si affacciavano due enormi occhi chiarissimi». Seduttrice sfrontata e ribalda lei, seduttore indolente e raffinato lui, dopo il solito bagnetto a lume di candela, «mi avvicinai al letto completamente nuda e dissi: "Posso? Permetti?". Senza scomporsi, mi indicò con la mano il posto vuoto e io entrai nel letto. Cominciò così la nostra prima notte d'amore. Nei giorni seguenti rimanemmo quasi sempre chiusi in quella stanza». Dopo mille anche divertenti peripezie, e a conferma di antichissimi proverbi che vogliono la divinità impegnata a favorire le unioni delle persone in qualche modo simili, i due si sposa¬ no. Bettino è testimone di nozze. Il matrimonio è stato poi ricostruito nell'omonimo film autobiografico, con tanto di gigantesco sosia craxiano tipo Crème cammei (l'altro testimone, Antonio Giolitti, è in verità raffigurato in maniera assai meno fedele, grotesque). La pellicola, in cui purtroppo la stupenda Carol Alt non possiede neanche un decimo della sfrontatezza della Ripa di Meana, si staglia comunque come mirabile esempio di realismo socialista dell'epoca d'oro. Ma più che confermare la modernità multimediale di Marina, l'approdo letterario e cinematografico c'è pure una collana di fumetti con l'eroina che si ispira alle gesta della marchesa - offre incessanti occasioni a un vitalismo che si direbbe orientato in senso narcisistico-esibizionistico. E che Marina ha il gusto di nobilitare con questa bella citazione da Katherine Mansfield: «Ho sempre avuto una furia isterica di vivere. L'isteria è una grande ispiratrice. Amo i giorni che passa¬ no all'orizzonte come cicloni. Detesto le ore grigie». Allo stesso modo Carlo ama avere intorno «delle persone vive, e non delle statuine grigie di tufo. Non capisco perché nel nostro Paese - spiega nella primavera del 1984, poco prima che il suo amico presidente del Consiglio lo nomini tra le polemiche commissario italiano alla Cee - un uomo politico non debba nemmeno essere sfiorato da quello che colora una vita: l'amore, le passioni, il tumulto degli incontri e delle avventure». Tanti incontri, tante avventure, tante donne. Quante? «Ebbene, diciamo che le donne che ho corteggiato con fortuna provengono da un numero di Paesi appena inferiore a quelli che siedono all'Onu e un po' superiore a quelli che fanno parte dell'Unesco...», risponde non senza aver attentamente calibrato l'elegante, cosmopolita civetteria della formula. Ancora oggi è impossibile dimenticare l'effetto suscitato nel Transatlantico di Montecitorio, luogo di triviale maschilismo, da quella strepitosa intervista di Carlo Ripa di Meana a Maria Giulia Minetti. Chi era dunque «Orgasmo da Rotterdam»? Un seduttore perso nell'abisso delle proprie insicurezze. I deputati non volevano crederci. Alla verità arrivarono gradualmente. «Non ho ' amato sedurre le ragazzine - esordiva il nobiluomo craxiano -. Ho sempre preferito i collages complessi, le pietrine preziose, gli intarsi». E pareva di vederlo ricordare, ispirato, ricercare le parole giuste con quel suo tono di voce esitante - ehm... ehm... - per recitare il più ) straordinario pezzo di bravura del suo repertorio erotico-favolistico. Quella volta che da ragazzo, a Praga, ebbe «una passione con una donna di ottantadue anni». E qui già i deputati sussultavano. La vecchia - ma lui non diceva così, figurarsi - «era stata a fare i bagni a Trieste prima della grande guerra. L'ascoltavo affondare la memoria nel passato remoto mentre l'accompagnavo a casa». Qui una pausa. «Si spogliò». Altra pausa. «Era quasi infantile tanto era rinsecchita, una carne asciugata come una bresaola». Proseguiva: «Mentre faceva l'amore continuava a ripetere Jesus Maria, Jesus Maria. Un antico sussurro latino in tedesco. Sul parquet della camera da letto c'era...» e qui lo stesso onorevole che dava quella pubblica lettura a un crocchio di colleghi sembrava ormai soggiogato da quella turpe, a suo modo fascinosa atmosfera, «...c'era una cera rossa. Avevo le piante dei piedi rosse», concludeva Ripa, «alla fine di quella serata». «Se l'era schioppettata in biedi...» osservò non senza un sottile smarrimento, comunque come risvegliandosi dal sonno ipnotico, un giornalista umbro che passava da quelle parti. Filippo Ceccarelli Anni Ottanta: in un trionfo di pettegolezzi le «vite inimitabili» di leader e vamp blica in un libro di Filippo Ceccarelli la politica w Anni Ottanta: in un trionfo Da sinistra, Eleonora Vallone Attilio no allsto le Allointorndelle pisco ga neprimadel Cmiche- un umenocolorail tumventuTantanteciamogiato numequellsuperidell'Uaver ganteformuAnticaretlantitriviapitosMeanera ddam»so detati nrità a«Ngazzixianoges c) Da sinistra, Eleonora Vallone. Attilio Piccioni, politico de coinvolto nello scandalo Montesi, e Formigoni, l'unico «casto» degli Anni 80