«Non sono il killer di via Poma»

Accusato da una rivista, Mario Vanacore si difende: un'altra congiura IL GIALLO DI SIMONETTA Accusato da una rivista, Mario Vanacore si difende: un'altra congiura «Non sono il killer di via Poma» Il figlio delportiere: anche i giudici ci credono OTORINO UAL è la mia idea? Che vogliono incastrarmi e cercano un assassino, comunque. Dopo aver massacrato mio padre, Pietro, ora ci provano con me. Mi stanno rovinando la vita». Lo sfogo di Mario Vanacore è quasi un sussurro. Sul tavolo della cucina di casa c'è la copia del «Messaggero» di Roma dove campeggia il titolo «Ombre sul figlio di Vanacore.' L'assassino di Simonetta sarebbe mancino, esattamente come Mario». E' questa la nuova teoria del giallo di via Poma avanzata da alcuni giornalisti del mensile «Detective & Crime», che hanno consegnato alla Procura della capitale un dossier sul giovane che vive e lavora a 'l'orino. «Chi ha avanzato l'ipotesi? I criminologi, o meglio, giornalisti-investigatori. Meno male che il pm si è dimostrato scettico. No, scrivetelo pure, non ho ricevuto nessuna informazione di garanzia. E sono anche stufo di essere tirato in ballo o di vedere travisate le mie dichiara¬ zioni. Agli inizi io e mio padre parlavamo con i giornalisti, ma sistematicamente alcuni distorcevano quanto dicevamo. Sono mancino, questo sì, ma non certo assassino». Secondo la nuova pista ora proposta, lei verrebbe accusato dal Dna, che i periti ricavarono dalle macchie di sangue sul telefono solo a settembre del '92 quando lei era già stato cancellato dall'elenco dei sospettabili. Per loro si tratterebbe del suo stesso gruppo e sot¬ togruppo sanguigno. «Ma perché non dicono anche che quel telefono da cui sarebbe stata ricavata la famosa macchia di sangue è stato toccato da Antonello, il fidanzato di Paola Cesaroni, sorella della vittima, appena scoperto il cadavere? Vista la scena lui ha alzato la cornetta per comporre il 113 e avvisare la polizia. Io non l'avrei fatto al suo posto, lasciando tutto com'era. Inoltre hanno anche scritto che io, subito dopo il delitto, ho rifiutato l'interrogatorio, avvalendomi della facoltà di non rispondere in quanto figlio del sospettato numero uno. Ebbene a questo punto scrivete pure che i giudici sono venuti fino a Torino, mi hanno interrogato ed io ho risposto». Dicono anche che ci sarebbe un «buco» nel suo alibi: dalle 17,20 alle 18,10. «Il buco, se ci credete almeno voi, provo a riempirvelo io, una volta per tutte. Quando mi sono alzato, con mia moglie e mia figlia sono andato a fare compere, recandomi dal tabaccaio e in farmacia. Ma poiché è mia moglie che testimonia innanzi tutto per questi quaranta minuti, il problema è che i parenti non sono validi come testimoni e quindi la sua testimonianza non vale. Ci sono i negozianti che mi hanno visto e lo hanno detto ai giudici. So che poi qualcuno si è presentato loro per fare spostare questi orari: evidentemente non collimavano con le loro tesi accusatorie». Lei qualche idea sull'assassino ce l'ha? «Le mie idee sul caso le ho for¬ nite a suo tempo al pm Catalani, ma non le ha mai accettate. Mi fa strano che non abbiano coinvolto certa gente. C'è un personaggio, poi, che ha fatto una dichiarazione, smentita sia da me sia da mia madre: ma questo elemento discordante non è mai stato preso in considerazione per accertamenti sul suo conto. Perché?». Già, perché? «Sinceramente non so darmene spiegazione. Io vorrei essere lasciato in pace, ho già perso un lavoro solo per questo mare di voci e non vorrei trovarmi nuovamente in mezzo alla strada. Perché si accaniscono contro noi? Mio padre sta male psicologicamente. Stiamo male tutti per questa storia. Lui ora ha paura ad uscire di casa, lui e j mia madre stanno sempre soli, se escono preferiscono che ci ì sia qualcuno che li accompagni. i Ogni tanto arriva qualche folle I a minacciarli. E' vita? Per caso vogliono un Vanacore, non importa quale, come colpevole?». Ivano Barbiero «All'ora del delitto ero a far spesa Ci sono i testimoni» A sinistra Mario Vanacore, accanto Simonetta Cesaroni

Persone citate: Catalani, Crime, Ivano Barbiero, Mario Vanacore, Paola Cesaroni, Simonetta Cesaroni, Vanacore

Luoghi citati: Roma, Torino