Mosca Clinton cerca l'erede di Eltsin

La delegazione Usa prepara già il dopo-Boris, al ricevimento invitati comunisti e ultradestra La delegazione Usa prepara già il dopo-Boris, al ricevimento invitati comunisti e ultradestra Mosca, Clinton cerca l'erede di Eltsin E da oggi i missili nucleari sono puntati sull'oceano MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Se mza colbacco, ma indossando ampi sorrisi, Bill Clinton e Boris Eltsin hanno passeggiato per venti minuti attraverso i giardini del Cremlino con sette gradi sotto zero, dopo un incontro di un'ora e mezzo nella Sala Verde. Erano soli ma ben osservati dalle telecamere. Qualche minuto prima, al momento delle dichiarazioni congiunte nel Salone Giorgio del Gran Palazzo, dove le loro voci si confondevano con il rimbalzo dell'eco, il presidente russo si è esibito in un «no, Bill, no, no», quando il suo collega americano stava per infilarsi un inutile auricolare, dal momento che l'interprete avrebbe tradotto per tutti dal microfono. Così il mondo ha potuto sapere che Bill e Boris sono al «tu». Questa è stata la scena allestita sul palcoscenico del secondo incontro tra Clinton e Eltsin, ammobiliata con le due firme di oggi sulla denuclearizzazione dell'Ucraina e la rimozione del bersaglio dai missili che Usa e Russia ancora si puntano: fiducia reciproca, amicizia, cammino deciso verso la pace e la democrazia. Dietro le quinte, si sta svolgendo un'altra trama: gli americani sondano la situazione per indovinare interlocutori potenziali per un possibile dopo-Eltsin. Clinton è arrivato nella capitale russa verso le 3 del mattino di ieri, mentre il «generale inverno» indossava la sua divisa di ghiaccio da 20 gradi sotto zero. Ieri mattina alle 9 e 10 era al Cremlino, dopo aver opportunamente sostituito il solito «jogging» con un po' di ginnastica. Dopo il colloquio a due, la passeggiata, sempre a due, e le dichiarazioni alla stampa, si è svolto un incontro allargato nella Sala Santa Caterina. Per gli americani era presente il Segretario di Stato Warren Christopher, quello al Tesoro Lloyd Bentsen, il consigliere per la Sicurezza Nazionale Anthony Lake e altri. Viktor Chernomyrdin, primo ministro, e Andrei Kozyrev, Esteri, i personaggi principali dall'altra parte del tavolo. Nelle dichiarazioni, Clinton ha espresso la sua certezza che «Eltsin merita l'appoggio degli Stati Uniti» e il suo ospite ha espresso «soddisfazione». Più tardi Christopher ha ribadito più volte l'opinione che Eltsin «controlla in pieno la situazione». Bentsen ha salutato i grandi progressi della situazione economica, con un'inflazione scesa in pochi mesi dal 30 al ! 2 per cento e un calo dell'incidenza del debito sul prodotto interno lordo. Sono in molti in Russia a credere che questi dati non siano veri e che Eltsin sia sempre in pericolo. Gli americani lo sanno. Quando è stato chiesto a Christopher se al ricevimento del pomeriggio a Spaso House, l'ambasciata americana, fosse stato invitato anche il leader dei nazionalisti Vladimir Zhirinovsky, il capo della diplomazia americana ha risposto: «No, non era possibile: le cose che ha detto, le parole che ha usato non lo rendevano adatto a questo tipo di ceri¬ monia». Ma Christopher si è rifiutato di allargare il suo giudizio al partito liberaldemocratico: «Gli inviti sono stati fatti su base personale», ha detto. Scorrendo la lista degli invitati si poteva notare il nome di Aleksey Mitrofanov, che a quel partito appartiene, oltre a quello di Gennadiy Zyuganov, capo del vecchio pc. Questi nomi, uniti a quelli dei rappresentanti di numerose altre forze, scelti, appunto, «su base personale», indicano che gli americani non intendono chiudersi nessuna strada. Vogliono le riforme e la democrazia in Russia; appoggiano Eltsin perché ha aperto la strada a questo processo; lo abbandonerebbero se cambiasse itinerario; stabilirebbero rapporti con chiunque assicurasse di riprenderlo. Le voci su un cancro di Eltsin e l'apparenza di un suo isolamento, il suo apparire sempre più spesso solo sono tutti elementi sui quali gli analisti della Casa Bianca edificano scenari nuovi. Clinton è arrivato a Mosca preoccupato dall'evidente constatazione che questo viaggio poteva regalargli solo rischi: sapeva che Eltsin non è nella condizione di dargli più di quanto gli ha promesso da tempo e magari un po' meno. Infatti, nelle dichiarazioni, i russi hanno sottolineato di essere su un «piano di parità» con gli americani. Questi ultimi hanno enfatizzato che, quando hanno formalmente invitato i russi ad abbracciare il loro piano di allargamento progressivo della Nato, chiamato Partnership for Peace, ne hanno ricevuto apprezzamenti «entusiastici». Ma il portavoce di Eltsin, Vyacheslav Kostikov, ha gelidamente definito il piano «piuttosto vago». L'annuncio della firma dell'accordo per spostare le punte dei missili che i due Paesi continuano a puntarsi era stato confezionato in anticipo per dare la sensazione di un qualche risultato. Ma è ormai un discorso vecchio e, oltretutto, è stato fatto notare che verranno semplicemente tolti dai missili i nastri con la programmazione degli obiettivi. Saranno messi in cassetti dai quali potrebbero essere ritirati fuori in qualsiasi momento. Timoroso di contestazioni, Clinton ha tentato il bagno di folla e gli è andata abbastanza bene, anche se attorno a lui non c'è stato entusiasmo. E' andato in ospedale a trovare il patriarca Alessio che ha la polmonite. Poi con un colbacco grigio è entrato in una panetteria sulla Bolshaya Cherkasskaya. Si è travestito da cliente e ha chiesto una pagnotta. «Bianco o nero?», ha chiesto la commessa. «Nero». «Prenda il bianco che è più fresco». Clinton si è fatto portare un esemplare di entrambi e poi ha scelto: «Nero». Ha fatto per pagare in rubli, ma gli è stato gentilmente impedito. Del resto tutti preferiscono ancora dollari. Paolo Passarmi

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