Indro accusa i Berlusconi di Indro Montanelli

Montanelli telefona in diretta a Santoro. Il patron Fininvest brinda con Mentana Montanelli telefona in diretta a Santoro. Il patron Fininvest brinda con Mentana Indro accusa i Berlusconi «Dovevate rivendermi il Giornale» MILANO DALLA REDAZIONE Moni anelli naviga a tutto vaporo con la sua «Voce» e alle spalle si lascia un bel po' di crisi isteriche. Il suo esodo ha innescato varie e stravaganti patologie che l'altro dì hanno colpito Ferrara Giuliano («Mentana dimettiti»), Sgarbi Vii torio che per un giorno si è abolito la voce (la Voce?), Fede Emilio («querelo i giornalisti che hanno partecipato a Milano Italia»). Ma tutto è finito come finiscono le influenze, con la medicina del Dottore: «Adesso basta» e un doppio incontro che il medesimo Dottore ha avuto con Mentana e Costanzo («Vi rinnovo la mia fiducia») e il brindisi romano nella redazione di Mentana. Il quale è particolarmente soddisfatto «perché Berlusconi, oltre a complimentarsi per il lavoro di questi due anni, ha anche riaffermato la linea del nostro telegiornale, sottolineandone il carattere ecumenico». Ma andiamo con ordine: il vecchio Indro ha trovalo la sede per il suo nuovo giornale, 2 mila metri quadri in via Dante, dietro a piazza Duomo e poi un ufficio provvisorio, per lavorare da domani. L'editore (piccoli investitori, azionariato diffuso, industriali veneti tra cui Benelton) è pronto a rastrellare cinquanta miliardi e a essere in edicola i primi di marzo con 32 pagine e una tiratura intorno alle duecentomila copie. Per un giorno ancora Montanelli si e (quasi) concesso alle telecamere, questa volta quelle di Michele Santoro, per il riassunto delle puntate pre- cedenti e per raccogliere nuovi applausi. Di quello che sta accadendo in Fininvest non si cura. Al telefono, in diretta, dice: «Paolo Berlusconi, I perché non mi hai rivenduto il I mio Giornale, l'ho fatto io, perché?». E Paolo Berlusconi: «E' vero Indro tu gli hai dato la vita, ma mio fratello Silvio lo ha sostenuto perdendo miliardi». Veniamo al resto. Ferrara non ha dato segni di ripicca e si è allineato al nuovo gioco del silenzio. Vittorio Sgarbi, sempre zelante, il silenzio lo ha addirittura interpretato per dire che lui ubbidisce, non parlerà, e per questa volta continuerà a grattarsi il naso di faccia e di profilo. Infine Emilio Fede: dura giornata, aperta da una litigata da far tremare i vetri e piangere giovani colleghe, continuata con cinque ore di I assemblea di redazione, finita con gli abbracci. Il dissidio, si sa è iniziato l'altro giorno, quando Fede ha minacciato querele contro quei giornalisti che hanno partecipato a «Milano Italia», covo di rossi acquartierati nella rete rossa, la Terza. Ieri mattina tutto sembrava minacciare tempesta, «lo vi denuncio - ha gridato Fede sono pronto a scrivere il mio programma editoriale, appenderlo in bacheca e aspettare le dimissioni di chi non ci sta». «Tu non puoi farlo!» gli hanno risposto i rappresentanti della redazione e da lì, avanti con parole e paroloni, minacce, offese. Una litigata coi fiocchi. Di colpo (nel pomeriggio) la quiete. Lettera conciliante di Fede ai suoi: «Non vi querelo, non vi licenzio». L'assemblea lo invita, Fede ci va di corsa: «Spieghiamoci ragazzi». Insomma finisce tutto con i sorrisi. Mozione di fiducia al di¬ rettore, mozione di fiducia ai rappresentanti sindacali. Fede, a fine giornata, gongola: «E' stato uno scontro bellissimo, iniziato con i vaffanculo e finito con gli abbracci». Niente più rappresaglie? «Non me lo sogno nemmeno». Niente più tensioni? «Io amo i miei giornalisti, continuerò a garantirgli il massimo della libertà». E le guerre intestine, le polemiche tra voi direttori? «Per carità adesso basta. Sono stato perdonato da Berlusconi per aver combinato questo grande casino di Montanelli. Ora, ogni volta che penso al suo nome, mi faccio il segno della croce». E' il suo obbedisco? «Non ho fatto il militare, ma ogni invito di Berlusconi peline è un ordine». Dice: «Io appoggio la sua linea politica e se un giorno lui mi chiederà di criticarla, mi dimetterò». Addirittura? «Giuro». Fede perdona i suoi «Non vi querelo non vi denuncio» e ammette «Ho combinato un grande casino» Un'altra giornata di polemica a distanza tra l'ex direttore del Giornale Indro Montanelli (a sinistra) e Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Mentana, Milano, Milano Italia