Fagiani e camosci, è il bottino di Di Pietro

Fagiani e camosci, è il bottino di Di Pietro L'HOBBY DELPM Una «partita» a Canale d'Alba: e a pranzo la mamma del ristoratore si fìnge cameriera per servirlo Fagiani e camosci, è il bottino di Di Pietro Il giudice: «Le giornate più belle quando vado a caccia con gli amici» ■TORINO NTERROGARE Craxi e Forlani in diretta tv, scoprire nuovi scandali e guadagnare le prime pagine dei giornali di tutto il mondo, mandare in galera politici e industriali? No, non sono queste le giornate più belle di Antonio Di Pietro. «Io mi diverto sul serio solo quando sto con voi, qui a caccia». Ecco il segreto del pm più famoso d'Italia. Una volte ogni due mesi (settimana più, settimana meno) imbraccia il vecchio fucile che possiede da più di dieci anni, e partecipa ad una battuta organizzata dai due cognati, Massimo Mazzoleni e Gabriele Cimadoro, e dal direttore di Caccia&Cani, Giuseppe Negri. Di Pietro e compagni, quando il giudice «dispone», hanno una vasta tenuta tutta per loro: la riserva Barbero, a Canale d'Alba. E' lì che, dall'autunno scorso, «Tonino» (così lo chiamano gli altri, un po' anche per sfotterlo) spara a fagiani, lepri e starne, anche se «becca» solo qualche volta. Per consentirsi la «giornata d'aria», Di Pietro non esita a dribblare gli uomini della sua scorta ed i carabinieri: si racconta clie il maresciallo della stazione di Canale si sia arrabbiato non poco quel lunedì quando ha saputo che il giudice più importante d'Italia la mattina prima girava fra boschi e valli in compagnia solò dei suoi amici, senza un minimo di scorta. «Ma Di Pietro fa sempre così - spiega Giuseppe Negri - altrimenti, forse, non potrebbe nemmeno concedersi questa pausa». L'ultima volta, un paio di mesi fa, Di Pietro si è presentato all'ingresso della Riserva con i due cognati, quattro cani (in genere c'è anche il vecchio suocero, l'avvocato, ina quel giorno non stava tanto bene), e un buon fucile, «un sovrapposto - come scrive Cac ciat'rC.ani - con le canne corte», un'arma non costosissima. 1 co¬ guati, invece, sono cacciatori accaniti ed espertissimi. «Di Pietro spara bene - dice Negri - quando gliene dai il tempo, attento e preciso, stupisce soprattutto per la vigoria con cui supera colline e boschetti, sempre vicino ai quattro cani di famiglia». Ouel giorno, però, la caccia non andò benissimo: un paio di fagiani e qualche starna. Ma Di Pietro era felice lo stesso: «Sono queste le giornate più belle della mia vita» ripeteva. E chi l'ha visto, addosso pantaloni di fustagno verdi, maglione nero e cappellino giallo e grigio degli allievi ufficiali della Guardia di Finanza con visiera, giura che è proprio così. «Lontano dalle scartoffie del tribunale - dice Ne¬ gri - si rigenera». Anche quando qualcuno gli fa l'unica domanda che il giudice accetta in tutta la giornata: come la mettiamo con i verdi? «Mio padre cacciava con le trappole». E vuol dire tutto. Poi il pranzo, unico «contatto» con l'esterno. Alla «Trifola Bianca» ha mangiato fritto misto piemontese e assaggiato Arneis e Barbera: «Mezzo bicchiere in tutto - dice Negri - Di Pietro più che mangiare pilucca qualcosa». E fra l'agitazione di avventori e personale di servizio (il locale, arrivato Di Pietro, è stato praticamente sconvolto) la mamma del titolare ha pensato bene di allontanare con una scusa una cameriera per sostituirla: «Così posso vederlo da vicino e toccarlo» diceva. Ma lui, per la verità, non è molto colpito dal contatto con il pubblico: preferisce sedersi a terra, in un angolo, e coccolare un bastardino entrato per caso. Ma chi l'ha detto che Di Pietro non è un animalista? [fla. cor.] Antonio Di Pietro durante una battuta di caccia

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