Supertestimone inchioda Ringo di Lodovico Poletto

Nuovo confronto in Procura per dare un volto all'assassino di Manuela Nuovo confronto in Procura per dare un volto all'assassino di Manuela Supertestimone inchioda Ringo «Vivo nella paura, ma non ritratto nulla» Ieri mattina è arrivata in Procura in modo anonimo, confusa tra le decine di persone che ogni giorno varcano la soglia degli uffici giudiziari di Ivrea. Infagottata in un giaccone che quasi la nasconde si è infilata nell'ufficio del sostituto procuratore Lorenzo Fornace: «Sono Barbara, la teste del processo Petilli». E lì è rimasta fin quando cinque carabinieri l'hanno accompagnata in aula per «l'incidente probatorio» voluto dalla pubblica accusa. «Un paletto che nessuno può più rimuovere» definisce l'incontro di ieri pomeriggio il pubblico ministero che ha voluto acquisire come prova la testimonianza della ragazza prima ancora dell'Assise per l'omicidio di Manuela Petilli, la quindicenne di Strambino uccisa e bruciata. La responsabilità che si è assunta con quel suo racconto non sembra però pesare più di tanto a Barbara: «I miei genitori - dice all'inizio avrebbero preferito che non parlassi. Ma tacere era una responsabilità troppo grande. Non me la sono sentita». Una foto di Manuela pubblicata su La Stampa del 17 agosto ha confermato i suoi sospetti: «La sera prima, su Rete 4, avevo seguito un servizio che parlava di una giovane di Ivrea scomparsa da casa. Quando ho visto la foto ho capito di essere stata uno degli ultimi ad averla incontrata». Quando alla tv, la sera del 19 agosto, hanno detto che Manuela era stata uccisa, Barbara ha capito che era giunto il momento di parlare: «Mi ha convinta il mio fidanzato, un carabiniere ausiliario. Ma da allora ho paura. Quando vedo uno zingaro scappo, mi nascondo. Succede anche sul lavoro. Per fortuna colleghi e superiori hanno compreso e mi aiutano». Al lavoro tutti ormai sanno che lei è la «superteste» nel processo per uno degli omicidi dell'estate. Nessuno osa farle domande: «Sono molto carini con me, non mi vogliono turbare». E hanno capito la situazione anche i genitori: «Allora erano molto preccupati, stavano partendo per le vacanze. C'è da capirli io avrei dovuto restare da sola a casa per parecchi giorni». E' coraggiosa, nonostante la giovane età. Ieri Barbara si è presentata da sola in tribunale. Seduta sulla sedia del testimone, nascosta da cinque militari in piedi dietro di lei, ha raccontato ciò che ha visto davanti alla stazione di Ivrea quel maledetto 2 agosto, quando Manuela sparì per sempre. Più dietro ancora c'è il presunto assassino, Pietro Ballarin, forse addirittura più teso della teste. Lei racconta, si emoziona. Lui ascolta e ogni tanto commenta sottovoce con il suo avvocato, Ferdinando Ferrerò. «L'ho saputo dalla tv che era Manuela la ragazza uccisa» dice Barbara prima di scoppiare a piangere. Il sostituto procuratore Fornace la tranquillizza, il giudice De Marchi, emozionato quanto lei, le fa coraggio. Trattiene le lacrime a fatica anche Raffaella Marchelli, la mamma di Manuela, arrivata in tribunale con il suo avvocato, Bianca Guidetti Serra. «Ci sono - dice il difensore di Bal- larin - alcune incongruenze nel racconto. Come può una teste così precisa essersi sbagliata sul colore della maglia che indossava la ragazza? E' un elemento a nostro favore». Forse è anche l'unico. In due ore di domande e risposte, di interrogatorio e contro interrogatorio, la superteste non si è mai contraddetta. Il dialogo tra la vittima e Ringo, la descrizione del ragazzo che diede un passaggio a Manuela su uno scooter rosso, il particolare dei denti, «grigi e accavallati»: tutto come durante la prima deposizione. A fine interrogatorio lui se ne va scortato dai carabinieri. Lei fila via da una porta secondaria. Nessuno se ne accorge; e chi la vede fa finta di niente. Lodovico Poletto «Il 2 agosto vidi la ragazza salire sullo scooter rosso: quando ho saputo che era stata uccisa ho deciso di andare subito in caserma» A fianco Pietro Ballarin, Ringo, accusato di aver ucciso Manuela Petilli

Luoghi citati: Barbara, Ivrea, Strambino