Zandano è tutto falso di Gianni Zandano

Il presidente del San Paolo per tre ore davanti al magistrato Il presidente del San Paolo per tre ore davanti al magistrato Zandano: è tutto falso «Nessun favore a Caprioglio» TORINO. Il finanziere Roberto Caprioglio? «Un cliente come tanti altri». L'operazione Rayton Fissore? «Per quanto ne so, è stata condotta dalla Dominion in piena autonomia: quel che è certo è che il San Paolo non c'entra». E questa accusa di concorso in bancarotta fraudolenta? «E' falsa, è assolutamente infondata: sono qui per dimostrarlo». Gianni Zandano, il presidente dell'Istituto Bancario San Paolo, si difende e contrattacca. Lo fa presentandosi a metà pomeriggio da Alessandro Prunas, il magistrato del crack Dominion che il giorno di Capodanno lo ha iscritto nel registro degli indagati della procura e gli ha inviato un invito di comparizione. L'incontro, in tutto tre ore, si svolge in un luogo segreto, ed è il primo di una serie di interrogatori fissati per venire a capo della vicenda. Nei prossimi giorni il sostituto procuratore dovrà sentire i due alti dirigenti (ora in pensione) del San Paolo che, con Zandano, risultano coinvolti in questa inchiesta: sono Giuseppe Rossetto, prima capo del dipartimento Affari Italia e poi amministratore delegato del Banco Lariano, e Claudio Martinoli, che ha ricoperto le cariche di direttore marketing e di dirigente della San Paolo holding. A fare i nomi di Zandano, Rossello e Martinoli era stato, lo scorso 28 dicembre, Roberto Caprioglio. In un lungo faccia a faccia con il magistrato, aveva svelato i retroscena dell'acquisto, da parte della Dominion, della Rayton Fissore, un'azienda di fuoristrada con sede a Cherasco (Cuneo). Il finanziere d'assalto aveva raccontato di essere stato spinto a concludere 1'«affare» tra il 1989 e il '90 - dallo staff del San Paolo: il titolare della Rayton Fissore, Rino Maggiali, recentemente scomparso per tumore, era intimo amico di Ciriaco De Mita, il de considerato da sempre punto di riferimento politico del presidente dell'istituto di credito torinese. Insomma, uno scambio di favori. Vero? Falso? «Una calunnia» salta su Zandano. E dalla sua borsa ventiquattr'ore tira fuori la documentazione annunciata. Decine di fogli dove, secondo il suo legale, professore Gilberto Lozzi, sta scritta la «verità vera». E cioè che: a) i rapporti tra l'istituto e la Dominion sono stati sempre rigorosi; b) con Caprio¬ glio non c'è mai stato un rapporto fiduciario, essendoci come garanzia i titoli Dominion depositati presso la banca; c) con il San Paolo Caprioglio aveva una linea di affidamento di gran lunga inferiore all'importo versato per la Rayton Fissore. Conclusione: quel finanziere ha fatto tutto da solo, e ora che è finito nei guai cerca di salvare il salvabile scaricando le responsabilità su altri. Ma l'operazione Rayton Fissore resta un rebus incomprensibile. Prima di essere rilevata da Rino Maggiali, l'azienda era di proprietà dell'imprenditore Giuliano Malvino, amministratore Gian Mario Rossignolo. Fatturava, pur navigando in brutte acque, circa 45 miliardi l'anno. Dopo la vendita delle quote a Maggiali, la situazione precipitò. Al punto che, quando Caprioglio si fece avanti, il fatturato annuo era sceso a 4 miliardi, quasi un decimo del prezzo (circa 34 miliardi) versato dalla Dominion. Inevitabile il fallimento. Ora, la procura della Repubblica vuole vederci chiaro. Perché Caprioglio ha pagato tanto per una scatola vuota? E perché s'è deciso solo adesso, due anni dopo lo scandalo che lo ha travolto, a tirare in ballo quelli dell'Istituto bancario San Paolo? Nell'ufficio del sostituto procuratore Prunas sono già stati sentiti, come testimoni, sia Malvino (che ha di nuovo rilevate la Rayton Fissore dal curatore fallimentare) sia Rossignolo. E più in là potrebbe addirittura essere convocato a Torino l'ex segretario della democrazia cristiana Ciriaco De Mita. Gianni Armand-Pilon Gianni Zandano