Innamorati di Goldoni e anche di Pirandello di Osvaldo Guerrieri

I progetti della sigla italiana Buena Vista Al teatro Adua l'allestimento di Garella Innamorati di Goldoni e anche di Pirandello Bizze d'attore, gelosie, dispettucci di una rissosa congrega di comici TORINO. Il primo pensiero va a Pirandello. Lo spettatore che al teatro Adua assiste alla rappresentazione degli «Innamorati» di Goldoni nell'allestimento di Nanni Garella per Nuova Scena rischia la sensazione dell'abbaglio. Battute a parte, gli sembrerà di essere caduto nel prim'atto dei «Sei personaggi», con quel gruppo d'attori che deve mettere in prova una commedia e, fingendo di provare, recita in realtà se stesso. Infatti, battute a parte, che c'è di diverso? Gli abiti sono databili intorno agli Anni Trenta, il linguaggio è press'a poco quello di allora. E, se non bastasse, il direttore inveisce contro gli artisti ritardatari, la primadonna non si sente adeguatamente riverita, la generica vorrebbe finalmente un ruolo... Perfetto. Non mancano che il Padre, la Figliastra e gli altri quattro fantasmi pirandelliani. Ma ecco che nella finzione pirandelliana s'innesta un'ulteriore finzione. Ed è la materia del «Teatro comico», commedia certamente goldoniana, ma così simile al gioco pirandelliano del teatro nel teatro e così scintillante di bizze attoriali, di gelosie, di dispettucci, di poeti senza talento ma ricchi di fame, di cantanti mai baciate dalla gloria. E questa squinternata, rissosa congrega di comici mette in prova, naturalmente, «Gli innamorati». Tuttavia non senza interruzioni e incidenti. I vari livelli dell'elaborazione drammaturgica di Garella interferiscono e interagiscono di continuo, quasi che il regista non abbia il coraggio o il desiderio di affrontare la sostanza della commedia. Che è tutta stretta intorno al nucleo di due innamorati che non riescono, per pessimo carattere, a trovar gioia e pace nel loro amore. Commedia ricca più di verità che di verosimiglianza, diceva Goldoni nei «Mémoires». E annotava: «Il titolo non prometteva niente di nuovo, giacché son rare le commedie senza amore; ma non ne conosco nemmeno una nella quale gli innamorati siano della tempera di quelli da me introdotti in questa; e l'amore sarebbe il più tremendo flagello della terra, se facesse gli amanti furibondi e infelici come sono i due protagonisti della commedia mia». Ma la vicenda di Fulgenzio e di Eugenia possiede una forza teatrale e umana irresistibile. Per cui, poco per volta, la commedia ruba spazio alla sua cornice, spinge sempre più in là gli sciammannati comici Anni Trenta e rivendica la propria centralità. E così, alla conclusione dei tre atti, siamo costretti a nuotare nel caramello sentimentale dei due innamorati che finalmente hanno abbandonato sarcasmo, gelosie e coltelli per rifugiarsi nell'intensità dei sentimenti. E' divertentissimo e intelligente il gioco messo in atto da Garella. Il turbinio di situazioni, di tipologie e di macchiette assicura allo spettacolo continui sobbalzi narrativi, che non portano mai fuori strada lo spettatore, anzi lo immergono nella follia teatrale che, fino a qualche decennio fa, non era poi così straordinaria. E il gioco riesce anche grazie a un affiatatissimo gruppo d'attori. Roberto Trifirò e Patrizia Zappa Mulas sono i due innamorati: lui, tutto fremiti e orgogli calpestati; lei, fatta di spine, pianti e ripicche. Umberto Raho è lo zio Fabrizio, straordinario millantatore iperbolico che ci giunge colorito da un corredo di mosse, mossette, vaniloqui, svenevolezze assolutamente irresistibili. Umberto Bortolani è il direttore della compagnia; Maurizio Cardillo il suggeritore; Cristina Borgogni è l'assennata sorella di Eugenia. Completano il cast Emanuela Grimalda, Stefano Accorsi e Stefania Stefanin. Tutti molto bravi e molto applauditi dal pubblico non foltissimo della prima. Si replica fino a domenica. Osvaldo Guerrieri La storia dei due amanti ha una forza umana irresistibile Nella foto Cristina Borgogni in una scena dello spettacolo

Luoghi citati: Nuova Scena, Torino