Ma quale Catastrofe?
Ma quale Catastrofe? Ma quale Catastrofe? Erano per Messina non per il poeta i misteriosi versi di Pascoli A davvero Pascoli, nel 1909, ha dedicato una poesia, dal titolo La catastrofe, al rovescio economico di D'Annunzio culminato con la famosa asta dei beni di lui conservati nella Capponcina? Se n'è parlato su questo giornale sabato scorso, in un articolo di Mirella Serri. L'ipotesi, sùbito condivisa dal presidente dell'Accademia Pascoliana Mario Pazzaglia, è stata formulata da Annamaria Andreoli, imbattutasi in una lettera di D'An¬ nunzio al suo avvocato fiorentino Francesco Coselschi, che recita «Dì alla buona amica che il Pascoli mi ha scritto promettendo una poesia su La catastrofe». Bene ha fatto Giorgio Bàrberi Squarotti, interpellato dalla Serri, a dichiararsi seriamente dubbioso: tutto lascia pensare che i versi promessi da Pascoli non volessero piangere la catastrofe dannunziana bensì il terremoto di Messina del 28 dicembre 1908. Nell'Università di Messina Pascoli aveva insegnato per anni. Il terremoto era costato la vita anche al «suo povero Giovanni Cesca», che egli commemorò quindici giorni dopo all'Università di Bologna. In aiuto dei terremotati si pub¬ blicarono taluni numeri unici, uno dei quali a Firenze, promosso da quella società culturale di cui faceva parte Emma Corcos, moglie del pittore Vittorio, grande amica della Duse, la «gentile ignota» destinataria di molte lettere di Pascoli fatte conoscere a suo tempo da Claudio Marabini e, probabilmente, la «buona amica» nominata da D'Annunzio a Coselschi. Una di queste lettere (2 gennaio 1909), piange appunto la sciagura di Messina. Una studiosa «espertissima di cose dannunziane e nascoliane», come la definisce Repubblica riassumendo la stessa notizia, certi fatti dovrebbe conoscerli. Ivanos Ciani WtKSSSt Pubblichiamo un intervento di Ivanos Ciani, italianista dell'Università di Firenze, fra i maggiori specialisti di D'Annunzio.
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