In fuga da Canterbury di Mario Ciriello

In fuga da Canterbury il caso. Chiesa d'Inghilterra, la grande crisi sta per esplodere In fuga da Canterbury Anglicani allo sbando, ecco perché ELONDRA così il gregge della Chiesa d'Inghilterra perde una pecorella devota e amata, Ila duchessa di Kent, che ha deciso di convertirsi al Cattolicesimo. Ha 60 anni, Catherine Lucy Mary Worsley, figlia di un grande proprietario terriero dello Yorkshire, moglie dal '61 del duca di Kent, cugino primo della regina Elisabetta: e non vi possono essere dubbi sulla natura «strettamente personale» del suo gesto. In altre parole, la duchessa non direbbe addio all'anglicanesimo perché delusa dalla Church of England, ma perché convinta che la sua fede è più in sintonia con Roma che con Canterbury. Lo è da tempo, anzi, da molti anni. Un viaggio, lungo e sofferto. Tutti ripetono quelle due parole, «strettamente personale»: e c'è un motivo. Si cerca di evitare che la decisione della duchessa appanni maggiormente l'immagine della Chiesa d'Inghilterra, convinca stuoli di fedeli che non c'è proprio più speranza per questo tormentato ramo della famiglia cristiana. Se il '92 fu Vannus horribilis della regina Elisabetta, il '93 fu Yannus horribilis della Chiesa. Nuove ferite si sono aggiunte a quelle che già sanguinavano, esasperando il pessimismo sul suo futuro. Un pessimismo ormai eccessivo, la Chiesa è anzi a una svolta che potrebbe rivelarsi positiva: ma occorrono riforme dolorose. Un prelato domanda: «Sì, c'è una luce alla fine del tunnel. Ma vi arriveremo?». Se ne andrà anche Diana? Questo sì che sarebbe un brutto colpo per la Chiesa nazionale, affermano alcuni giornali. Per ora è soltanto una voce e fonti credibili la calpestano definendola «pura fantasia»: ma, dopo le sorprese elargite negli ultimi mesi dalla Royal Family, tutto è possibile. Le prove? Diana si muove sempre più in un circolo di amici cattolici, in cui primeggiano adesso Lucia Flecha de Lima, moglie dell'ex ambasciatore brasiliano a Londra, e Rosa Monckton, che appartiene a una delle più importanti famiglie cattoliche di Gran Bretagna. Poche settimane fa, ad una cena, Diana ripetè: «Non ho intenzione di farmi cattolica». Cambiasse idea, non vi sarebbero più ostacoli costituzionali, nel suo futuro non figurano più né Carlo né il trono. Molti e diversi sono i guai che affliggono la Church of England. L'ammissione delle donne-prete ha spaccato questa Chiesa, al punto che, fino a pochi mesi fa, pareva certo l'esodo di quasi uno su tre dei sacerdoti, di tutti coloro che giudicavano la decisione «un tradimento dei principi fondamentali della Chiesa Universale». E' questa l'ala «anglo-cattolica» e tradizionalista, quella rimasta più vicina alle origini, prima che Enrico VIII si proclamasse nel 1534, con l'Act of Supremacy, capo della Chiesa. Tre sono le ali, con quella «evangelica», più protestante, al polo opposto dell'«anglo-cattolica» e la «liberale» a metà strada. Una serie di compromessi sembra aver salvato la Church of England da un'emorragia anglo-cattolica in direzione di Roma, ma 150-200 sacerdoti non s'arrendono e se ne andranno. Almeno mille donne-preti arriveranno l'anno venturo sulla scena anglicana e il loro ingresso imporrà manovre ancora più acrobatiche per evitare un collasso finanziario. Le entrate della Chiesa sono calate, molti inve- stimenti non hanno dato i frutti sperati, mancano i quattrini, per la prima volta il numero dei sacerdoti supera quello dei «posti». Non basta. La Chiesa ha perso la lunga battaglia sul Sunday Shopping; i negozi possono restare aperti di domenica, così ha deciso il Parlamento. Tutti i sondaggi confermano che lo shopping è oggi la passione più intensa degli inglesi, una realtà che ha ispirato questo commento, su un giornale: «La Chiesa è stata sconfitta non dal Male, non dal Diavolo, ma da un banale consumismo». Martin Cavender, direttore di un ufficio che cerca di combattere l'apatia di migliaia di fedeli, non si fa illusioni sulla «sfida» che attende la Chiesa anglicana. «Possiamo farcela, ma dobbiamo prendere decisioni cruciali. Dobbiamo concordare che genere di Chiesa vogliamo e quali sono le fonti della sua autorità». La voce della Chiesa in quasi ogni sfera si è fatta incerta: da ciò deriva il fascino degli anglocattolici, lo schieramento più risoluto, con le idee più chiare. Molti, dentro e fuori la Chiesa, propongono una drastica terapia, il divorzio della Chiesa dallo Stato. Il sovrano non ne sarebbe più il capo, il governo non sceglierebbe più i vescovi, il Parlamento non discuterebbe più le sue dottrine. Addio Enrico Vili! Mario Ciriello L'unica terapia: staccarsi dallo Stato, rinnegare Enrico Vili E dopo il «tradimento» della duchessa di Kent tutti guardano a Roma L'istituzione delle donne prete ha provocato gravi contrasti fra gli anglicani Sopra, la duchessa di Kent e Enrico Vili, il re che creò la Chiesa d'Inghilterra

Luoghi citati: Gran Bretagna, Londra, Roma