Che vita per igay a Cuba e per i viaggiatori sull'Intercity

E dopo il «tradimento» della duchessa di Kent tutti guardano a Roma lettere AL GIORNALE Che vita, per igay a Cuba e per i viaggiatori sull'Intercity Le «conquiste» di Castro Se posso inserirmi nell'«onesto confronto di idee» richiesto da Gianni Mina su La Stampa del 5 gennaio 94 a proposito di Cuba, vorrei proporre agli estimatori del regime castrista il libro autobiografico di Reinaldo Arenas Prima che sia notte, un libro pieno di amore per la vita ma anche di strazio, perché colma di strazio è solitamente l'esistenza di chi subisce l'ottusa crudeltà delle tirannie d'ogni tempo e colore. E' solo una delle storie di repressione castrista, ma significativa per quei progressisti italiani, compresi «illustri premi Oscar» come Salvatores, pronti a battersi, in Italia, per qualsiasi diritto, anche lo pseudo-diritto del Leoncavallo, ma convinti sostenitori di una dittatura capace di perseguitare un uomo «colpevole» di pensare liberamente e di essere omosessuale! La sua vicenda dimostra che neanche le «conquiste sociali», che peraltro non fanno diventare «buona» nessuna dittatura, valgono per tutti, a Cuba: se l'indottrinamento, utile a dominare il popolo tanto quanto il tenerlo nell'ignoranza, non riesce, il «ribelle» inizia col patire l'emarginazione totale e può finire distrutto in vari modi dalla persecuzione poliziesca. A valere per tutti, eccetto i privilegiati di regime, è l'assenza di libertà e di benessere. Arenas, nato in una povera famiglia di contadini, adolescente entusiasta ai tempi della rivoluzione, fu poi uno di quei «disperati», signor Mina, che dopo mille peripezie, carcere incluso, trovarono scampo in un esilio amaro. Qui dovette vedersela anche col disprezzo dei «comunisti di lusso» e di una «sinistra godereccia e fascista» cui replicava: «non mi sono mai considerato né di sinistra né di destra, né voglio essere catalogato sotto qualunque etichetta di opportunismo politico. Io racconto la mia verità, come un ebreo che abbia sofferto il razzismo o un russo che sia stato in un gulag, come qualunque essere umano che abbia avuto gli occhi per vedere le cose come sono». Anna Maria Porterà, Bra (Cn) Democrazia all'italiana Le previsioni di Gianni Vattimo, sull'esito delle prossime elezioni, tendono a escludere «effetti catastrofici» (La Stampa del 28 dicembre). In realtà, avendo adottato un sistema elettorale che i francesi giudicano irrazionale, vedremo un cartello delle sinistre, non del tutto omogeneo, scontrarsi con «centri» e «centrini», nonché con due forze discordi, Lega al Nord e Alleanza nazionale al CentroSud. Incombe, comunque, il rischio che una minoranza dell'elettorato conquisti la maggioranza in Parlamento, grazie a una democrazia all'italiana. dott. Cesare Cesari, Bari La Confindustria e il mercato Nell'accingerci ad accogliere come «buono» il programma di neutralità politica voluto dalla Confindustria, occorrerà soffermarci su alcuni punti oggi ancora fluidi se non addirittura di bivalente interpretazione. Eccoli: a) la Confindustria ha dietro di sé una storia e una cultura del mercato, bruttina. Per conseguenza deve procedere senza calcare enfasi (oggi fin troppo chiassose). Insomma dovrà darsi «tempo» e garbo; b) deve fare ammenda di mille e mille prepotenze esercitate, in ogni tempo e da tutti, sul mercato borsistico. Non solo atti di contrizione ma comportamenti, informazione chiara e tempestiva. E fin qui poco o nulla si è sentito e visto; c) con il disegno di legge sullerendite finanziarie, l'imprenditoria tutta si è autoredatta nor- me di puro privilegio fiscale, laggiù dove esenta gli utili reinvestiti in azienda. E' l'equivalente di un esentasse per i titoli di Stato. In un afflato liberistico è una aberrazione. E se si vuol fare attenzione ai nuovi scenari l'argomento fiscale sarà pane per i denti degli schieramenti politici prossimi venturi. Sulla ricordata esenzione si può già intravedere o una palese furbizia o uno schierarsi, o come probabile tutte e due. Né vale invocare legislazioni di altri Paesi. Essere in compagnia non vuol dire essere in regola. Ma ritengo che alla base vi sia stato un atteggiamento di parte e non neutrale; d) la Confindustria, i singoli imprenditori dovranno rinunciare fin da ora a qualsiasi contributo statale, a mutui agevolati, ad aiuti di qualsiasi genere provenienti da enti statali, ivi comprese sovvenzioni a valere su vecchie leggi; e) l'imprenditoria deve fare ben attenzione a scambiare i propri organi d'informazione con il permesso di agire sulla mano d'opera in eccesso. Idem per questioni simili. Se la Confindustria, anche attraverso i propri organi di stampa, si avvicinerà a questa «filosofia», sarà credibile e veramente allineata con una autentica cultura del mercato. In caso contrario è il solito trucco. Cioè il trucco perpetrato in moltissimi decenni di storia nazionale. Alfio Giusti, Lucca Quale turismo per la Liguria? Da molto si parla del «tracollo del turismo ligure». Tra molti altri problemi, vorrei rispettosamente portare alla vostra attenzione un fatto che molti turisti e residenti in Liguria considerano essenziale per poter vivere civilmente e al quale, malgrado le leggi e direttive esistenti in merito, nessuna autorità competente, dal prefetto, al sindaco, all'ufficiale sanità-' rio, dà molta importanza... forse perché non attrae voti! Mi riferisco all'acquiescenza delle autorità summenzionate alle persone che bruciano o che fanno bruciare dai loro giardinieri in qualsiasi ora del giorno a loro conveniente, erbacce, fogliame, ramoscelli, ecc., nei loro giardini e orti in zone residenziali, senza alcun riguardo verso i loro vicini, in molti casi persone di avanzata età sofferenti da malattie respiratorie, costrette a rifugiarsi in casa in pieno giorno. Molte di queste persone, italiane e straniere, decisero per ragioni climatiche di risiedere in Liguria, lontano dalle città sporche ed inquinate. Mi risulta che molti italiani e stranieri preferiscono ora risiedere a Mcntone e altri luoghi in Provenza dove vi è più ordine. I francesi sanno fare rispettare le leggi a vantaggio dei cittadini e del turismo. comm. Eraldo Marzagalli, Bordighera (Imi Sui treni come sardine Credevo che fosse una prerogativa dei nazisti quella di stipare nei treni le persone; mi sono dovuto ricredere. Il 29 dicembre ho preso un I.C. Padova Firenze e viceversa alle ore 8 e alle 13,55. Alla faccia del mezzo pubblico: due biglietti più un ridotto (supplementi compresi) lire 109.400, penso che se avessi usato l'auto, sicuramente avrei inquinato l'ambiente ma forse speso meno, e viaggiato più comodo. Infatti ho viaggiato per circa ore 4,30 assieme a mia moglie e al mio nipotino stipato come sarde. Cose da terzo mondo, senza offesa per alcuno. Qualcuno potrebbe obiettare che sarebbe stato opportuno prenotare i posti, e giù un altro balzello (in Italia tasse comprese non si contano più). Ruggero Veronese, Padova Dove il cornetto diventa croissant Sono spesso per servizio a Torino e sento il dovere di denunciare alcune distonie, a mio modesto avviso, nel campo gastronomico di questa città. Mi riferisco all'ostinatezza con la quale i cornetti vengono chiamati croissant in omaggio forse alle origini savoiarde della città; più di qualche volta alla richiesta di questo prodotto in lingua italiana, in alcuni bar del centro, rni sono sentito rispondere con ironia od affatto. Certe situazioni le posso capire in una città di frontiera come Bolzano non a Torino. Altra distonia o, meglio, malcostume vigente in alcuni forni della zona centrale, è quella di toccare allegramente con le mani i prodotti richiesti; ovviamente con le stesse mani che maneggiano i soldi dei clienti. Lorenzo Catinari, Poma