Il Papa benedice i raid aerei sulla Bosnia di Marco Tosatti
Da Wojtyla un appello all'Europa: «Ci vuole una Norimberga per i criminali del socialismo reale nell'Est» Da Wojtyla un appello all'Europa: «Ci vuole una Norimberga per i criminali del socialismo reale nell'Est» Il Papa benedice i raid aerei sulla Bosnia «Nell'ex Jugoslavia si sta rischiando la Terza guerra mondiale» CITTA' DEL VATICANO. Papa Wojtyla torna a chiedere un «intervento umanitario» per la Bosnia, e accenna a una possibile «Norimberga» per i criminali del socialismo reale. La Santa Sede vuole che si faccia qualcosa per l'ex Jugoslavia: «Non in primo luogo un intervento di tipo militare, ma ogni tipo di azione che miri ad un "disarmo" dell'aggressore». Non c'è un rapporto diretto fra le parole del Pontefice e le decisioni della Nato a Bruxelles, si affretta a spiegare il direttore della sala stampa della Santa Sede, Navarro Valls, perché il discorso di ieri è stato scritto nella notte del 4 gennaio scorso; ma la coincidenza temporale resta. «Nell'insegnamento morale della Chiesa - ha proseguito Giovanni Paolo II - ogni aggressione militare è giudicata moralmente cattiva; la legittima difesa invece è ritenuta ammissibile e talora doverosa. La storia del nostro secolo ha fornito a tale insegnamento numerose conferme». Il cardine della teoria cattolica della reazione lecita all'aggressore sta nel criterio di proporzionalità: la reazione deve essere ragionevolmente equilibrata rispetto all'attacco. Così, chiosa ancora Navarro, «non è la stessa cosa bombardare Belgrado o una montagna dove stanno dei soldati con un mortaio». E in conseguenza si potrebbe capire che la Santa Sede non avrebbe molto da obiettare se l'aviazione della Nato facesse tacere le artiglierie serbo-bosniache che martoriano Sarajevo. La Bosnia sta nel cuore del Papa da tempo; il principio attivo dell'«ingerenza umanitaria» anche militare è stato creato da Giovanni Paolo II proprio di fronte allo spettacolo straziante del conflitto nell'ex Jugoslavia un anno e mezzo fa, il 6 agosto del 1992. La Santa Sede - disse allora - appoggia decisamente «tutte le iniziative delle Nazioni Unite e degli Stati europei per frenare questa guerra», compreso il «dovere-diritto di ingerenza umanitaria» allo scopo di «disarmare chi vuole uccidere». Il Pontefice tenie molto i futuri sviluppi del conflitto nei Balcani; non esclude che la crisi possa divenire il possibile «inizio di una guerra europea o addirittura mondiale». Domenica 23 gennaio sarà dedicata alla preghiera per la pace in Bosnia, un ricorso alle potenze divine preceduto, venerdì 21, da una giornata di digiuno per tutti i cattolici. Una misura insolita, come inusuale è stata l'occasione per il lungo discorso del Pontefice: l'udienza generale. Di norma, quando riceve i pellegrini nell'Aula Paolo VI, affronta problemi morali o strettamente religiosi. Ieri invece ha pronunciato un lungo discorso (e ne ha dato per letti alcuni capoversi, tanto era ampio) sul dramma dell'ex Jugoslavia. «E' veramente possibile - si è chiesto - affermare che le persone e gli ambienti responsabili dei tragici eventi dell'ex Jugoslavia non sanno quello che fanno? In realtà non possono non saperlo. Forse la verità è che cercano di trovare delle giustificazioni per il proprio operare». Ha ricordato che nazismo e comunismo si fondavano sul mito dell'«obbedienza», dello spazio vitale, della razza o classe eletta. La Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo è stata la risposta agli orrori nazisti: «Ed ecco, nei Balcani sembra che si sia ritornati, in un certo senso, al punto di partenza -. I diritti dell'uomo vengono violati in maniera spaventosa e tragica e i responsabili arrivano a giustificare le loro azioni col principio dell'obbedienza agli ordini e a determinate ideologie». Forse, fa capire il Pontefice, l'impunità di cui hanno goduto molti protagonisti del socialismo reale rappresenta una carenza: «I responsabili dei crudeli delitti della seconda guerra mondiale - ha detto - sono stati giudicati ed il processo in Occidente si è concluso in un arco di tempo relativamente breve. Nell'Europa dell'Est invece si è dovuto in gran parte aspettare sino all'anno 1989, e non tutti i colpevoli delle molteplici e documentate violazioni dei diritti umani sono stati sinora sottoposti a una giusta condanna». Marco Tosatti
Persone citate: Giovanni Paolo Ii, Navarro, Navarro Valls, Paolo Vi, Papa Wojtyla, Wojtyla
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