Paura a mezzanotte di P. P.
Paura a mezzanotte Paura a mezzanotte Praga, uno scoppio interrompe il concerto per sassofono di Bill PRAGA DAL NOSTRO INVIATO Concerto per sax-tenore e petardo in scenografia hollywoodiana. Bill Clinton, martedì notte, aveva appena finito di esibirsi in un jazz-club della Città Vecchia per Vaclav Havel e amici, quando un botto ha creato il panico tra gli uomini del suo servizio di sicurezza. E' stato il secondo tempo giallo di un film iniziato come commedia patinata. Dopo il colloquio con Havel al Castello Hradcany, il presidente degli Stati Uniti era sceso giù nella città bassa per attraversare a piedi la Vltava sul medievale Ponte Carlo, da cui i baracchini degli ambulanti erano stati evacuati già da una settimana. Al loro posto, il produttore di Hollywood Mort Engerberg, amico di Clinton opportunamente convocato a Praga, aveva fatto installare riflettori da set. Durante la traversata, oltre a Havel, si sono alternate al fianco del presidente due celebri star del giornalismo televisivo americano, Ted Koppel e David Brinkley, mentre teleoperatori e paparazzi galoppavano impazziti come i tori della Fiesta di San Firmino per Pamplona. Di lì, il presidente americano si è spostato in un'osteria della Città Vecchia, U Zlateno Tygra, la tigre d'oro, dove ha dato sfogo a una delle sue principali passioni, buttandosi su un enorme piatto di carne. L'ambasciatrice americana all'Onu Madeleine Albright, di origine boema, ha confermato: «Sì, è un tradizionale piatto di vitello». Riempiendo di orgoglio i cechi, Clinton, quasi astemio, ha asciugato due boccali di birra Pilsener. Poi, gaio e satollo, ha informato: «Ho raggiunto il mio limite». Al tavolo, Havel gli aveva fatto trovare Jirina Kopold, che, assieme al marito Bedrich, aveva dato ospitalità al giovane e squattrinato Clinton durante la sua prima visita a Praga nel '70. Allora non c'erano luci di scena, quando il giovane studente di Oxford attraversò il Ponte Carlo accompagnato da Maria Sverova, madre di Jirina, della quale più tardi si seppe che era stata una delle fondatrici del partito comunista cecoslovacco. Se la campagna elettorale non fosse ormai lontana nel tempo, Clinton avrebbe preferito non incontrare Jirina e dare ai repubblicani la possibilità di ricordare quel suo giovanile viaggio all'Est conclusosi a Mosca. «Lo amiamo e vogliamo farglielo sapere», «E' così carino», dicevano alcune donne tra la folla raccolta davanti al Reduta Jazz Club, dove, poco dopo, Havel ha accompagnato Clinton. Dentro erano stati raccolti 75 amici artisti del presidente commediografo. Clinton si è fatto portare il sax regalatogli a Bruxelles. «Vi avverto che gli strumenti nuovi sono sempre un po' striduli», si è schermito. Poi ha attaccato di seguito «My Funny Valentine» di Rodger & Hart e «Summertime» di George Gershwin, un autore da lui talmente prediletto che, a Bruxelles, dopo il discorso all'Hotel de la Ville, i fonici avevano avuto ordine di inondare la Grand Place con le note della «Rapsodia in blu». A differenza degli astanti, gli ascoltatori della radio ceca non hanno potuto vedere il leader del mondo libero strizzare gli occhi sopra le guance gonfie: «He's jamming», sta improvvisando, hanno informato ammirate le ragazze dell'ufficiostampa. Poi il botto a un isolato di distanza sulla via Narodni. Clinton è stato sbalzato fuori dal locale mentre gli uomini dei servizi lo proteggevano tendendogli davanti un giubbotto antiproiettile. La limousine presidenziale si era arrampicata sul marciapiede di fronte all'uscita. Alcuni degli uomini erano a terra. Clinton, pallido, si è infilato dentro l'auto come una scheggia, senza stringere le mani degli ammiratori. Si è poi saputo che, con ogni probabilità, il botto era stato il grido di dolore di una marmitta difettosa, o forse un indisciplinato petardo, uno di quelli comprati per festeggiare il presidente e già esplosi nel pomeriggio. Magari era stato comprato ai grandi magazzini «K-Mart», omaggiati con una visita da Clinton nel pomeriggio di ieri come venerato simbolo della civiltà americana trapiantato nella città di Franz Kafka, [p. p.]
Luoghi citati: Bruxelles, Mosca, Oxford, Praga, Stati Uniti
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