«Ho dato a Gardini le chiavi dello lor» di Susanna Marzolla

Al processo Enimont spuntano altri 500 milioni. Panzavolta: li prese Cusani e li versò a Craxi Al processo Enimont spuntano altri 500 milioni. Panzavolta: li prese Cusani e li versò a Craxi «Ho dato a Gardini le chiavi dello lor» Bisignani racconta il traffico di Cct in Vaticano MILANO. Al processo Cusani di scena un altro «postino»: Luigi Bisignani, latore di buste all'ex ministro Cirino Pomicino e allo lor; e dentro miliardi e miliardi. Di scena anche Enza Tomaselli, fedele segretaria di Bettino Craxi che riceveva in piazza Duomo le «buste per il capo». Ma per l'imputato Sergio Cusani il «colpo di scena» è venuto dalla molto meno spettacolare deposizione di Lorenzo Panzavolta, ex presidente della Calcestruzzi (gruppo Ferruzzi). Racconta infatti che da Mauro Giallombardo, uomo di fiducia di Craxi, arrivò una richiesta di contributi per le elezioni del '92 (in tutto due miliardi). Panzavolta pagò e 500 milioni finirono su un conto alla Banque International del Lussemburgo; lo stesso conto di cui Cusani ha riconosciuto la «pertinenza». Il processo comincia con l'ennesimo annuncio di Antonio Di Pietro: l'arresto di Agostino Ruiu, avvocato civilista, accusato di aver ricevuto quasi due miliardi dalla Montedison per conto di Vincenzo Balzamo, defunto amministratore del psi. Poi entra Luigi Bisignani. Un «inedito» per tutti, anche per Di Pietro che aveva solo assistito agli interrogatori del gip, senza però porre domande. Bisignani (che in serata otterrà poi gli arresti domiciliari) racconta la sua carriera, di favore in favore ai Ferruzzi. Ma il favore più grosso è quello di mettere in contatto la famiglia e lo lor. Favore ben retribuito: quattro miliardi in titoli. Di Pietro: Come nasce il rapporto con lo lor? Bisignani: Sicuramente per tramite mio. Gardini voleva rom¬ pere i rapporti con l'Italia, banche comprese, e mi chiese di metterlo in contatto con la banca vaticana. Di Pietro: E lei cosa fece? Bisignani: Andai in Vaticano e parlai con mons. De Bonis. Di Pietro: Chi è? Bisignani: Il prelato... L'unico sacerdote nello lor. Si instaura il «rapporto»; Cusani e Carlo Sama diventano titolari di un conto chiamato «Fondazione San Serafino»; e Bisignani diventa il «postino». Bisignani: Portai alcuni plichi in Vaticano; me li consegnava Cusani. Di Pietro: Dentro c'erano i Cct... Chi dava allo lor le indicazioni per poi fare i versamenti? Bisignani: C'erano le istruzioni dentro le buste. Di Pietro: Non posso accreditarle il ruolo di "nulla sacciu, nulla vedu". Ma è un ruolo che Bisignani tenta di ritagliarsi anche nei rapporti con Cirino Pomicino: «Sapevo solo che nelle buste c'era qualcosa di urgente e delicato... Immagino potesse esserci anche un finanziamento». L'avvocato Giuliano Spazzali insiste invece (come già con Cragnotti) per sapere dei rapporti con le banche e del ruolo di Mediobanca. Spazzali: Cosa successe quando i Ferruzzi tentarono di riconciliarsi con Gardini? Bisignani: Appena il progetto fu noto le banche si chiusero a riccio, negarono i crediti. Spazzali: Mediobanca era d'accordo? Bisignani (ironico): Secondo lei? L'avvocato spiega poi la sua idea con que^ proposta: «Se Di Pietro vuole le e una passeggiata in via Filodrammatici, lo accompagno ben volentieri». Di bustarelle si torna a parlare con Enza Tomaselli. Lei le riceveva, «ma - dice - erano sigillate e non ero autorizzata ad aprirle». Ammette poi di aver anticipato a Giallombardo 130 milioni per arredare l'ufficio della sua società Merchant Italia, e senza avvisare Craxi («Era una cosa banale»). Di Pietro: Ma perché dà questi soldi? Tomaselli: Giallombardo era una persona arrogante, aiutandolo a trovarsi un ufficio me lo potevo togliere di torno. Scatta il presidente, Giuseppe Tarantola: Lei può non rispondere, ma deve darci risposte sensate. Non può dirci che ha dato 130 milioni a uno per toglierselo dai piedi. Di Pietro tenta ancora: Giallombardo ha portato anche lui buste in piazza Duomo? Tomaselli: Non mi risulta, a me non ha offerto neanche un caffè. Di Pietro: Presidente, continui lei, a me... Tarantola: Cascano le braccia, capisco... Signora, nei conti suoi e di suo marito c'era un bel movimento (otto miliardi, ndr). Teneva una contabilità? Tomaselli: No, non c'era distinzione tra i conti mici e quelli dell'ufficio. Tarantola: Ma i soldi per l'ufficio glieli dava Craxi o anche Balzamo? Tomaselli: Anche Balzamo... Veniva spesso a Milano. Tarantola: Lo credo, con tutti quei plichi che doveva ritirare... A chi è intestato l'ufficio? Tomaselli: All'Istituto europeo studi sociali, un'associazione culturale... senza fini di lucro. Infine, con Panzavolta, l'avvocato Spazzali tenta di riaprire il discorso sull'ex pei: Gardini e Sama le chiesero qual era il suo referente per quel partito? Panzavolta: Sì. Io feci il nome di Greganti; ma loro mi dissero che parlavano già con altre persone. Spazzali: Dissero perché volevano quell'informazione? Panzavolta: Proprio no. Il processo riprende domani, ma nei prossimi giorni si trasferirà per due rogatorie, a Montecarlo e in Lussemburgo. Susanna Marzolla Il pm impietosito dalla «ingenuità» della segretaria di Bettino Craxi Angosciato l'ex capo ufficio stampa della Ferruzzi Balbetta anche sui soldi portati a Cirino Pomicino Il giudice Giuseppe Tarantola A sinistra Luigi Bisignani A destra l'avvocato Spazzali e Sergio Cusani durante il processo In basso Enza Tomaselli

Luoghi citati: Italia, Lussemburgo, Milano, Montecarlo