Promessa da 500 milioni per psi e dc Chivasso Marasà confessa la mazzetta

Promessa da 500 milioni per psi e de Promessa da 500 milioni per psi e de Chivasso, Marasà confessa la mazzetta Anche Salvatore Marasà, ex amministratore straordinario dell'Usi 39, socialista, ha finito per ammettere che nella vicenda dell'ampliamento dell'ospedale di Chivasso era stata promessa una tangente. La cordata che avrebbe vinto l'appalto si era impegnata a versare 500 milioni alla corrente di Donat Cattin e ai socialisti. Marasà (difeso dall'avvocato Zancan), sentito a lungo l'altro giorno dal pm Andrea Bascheri, si è così «allineato» alle posizioni degli altri imputati che prima di lui avevano ammesso le manovre corruttive. Avevano cominciato a fare delle ammissioni i responsabili delle ditte che facevano parte della cordata vincente, Teresio Fantini della Co.ge.fa., Valter Pruiti della Cei, Roberto Salvestroni della Prunotto. Aveva confessato poi, poco prima di Natale Pier Paolo Bigone, legato all'area facente capo allo scomparso ministro Donat Cattin. Si era così chiarito che nell'89 Bigone e Marasà avevano concordato con le ditte le mazzette (mai pagate perché i lavori non sono mai iniziati). In particolare Marasà come amministratore straordinario dell'Usi di Chivasso aveva nominato una commissione aggiudicatrice della gara favorevole alla cordata amica, capeggiata dall'Itinera di Bruno Binasco. L'inchiesta avrebbe accertato che un anno prima del bando di gara qualcuno si era premurato di consegnare i progetti alla cordata dell'Itinera. Continua invece a negare ogni coinvolgimento l'amministratore delegato dell'Itinera Bruno Binasco, che pochi giorni fa ha ottenuto gli arresti domiciliari. L'ex presidente dell'Usi 39, il socialista Salvatore Marasà, si è allineato con gli altri imputati

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