«Caro D'Azeglio così non si fa»

Vogliono risposte concrete Gli altri licei sul fascismo «Caro D'Azeglio così non si fa» «Nella nostra scuola quell'articolo favorevole alla dittatura non sarebbe passato». Unanimi presidi e studenti dei licei classici Cavour, Gioberti e Alfieri, si pronunciano contro «Democrazia, no grazie» uscito su Ecce Homo, il giornalino del D'Azeglio curato dagli studenti del docente revisionista Coppellotti. Gli intervistati evitano il giudizio diretto, ma tutti arrivano alla stessa conclusione: l'insegnante deve educare alla critica, la libera circolazione delle idee non può arrivare all'apologia. Teresa Poliedro, preside del Cavour dice: «Al liceo si viene per studiare in modo critico e comparativo. Non si insegnano ideologie, ma storia delle ideologie. I ragazzi imparano a compararle per saperle accettare o rifiutare». La lezione in classe si amplia con conferenze, dibattiti, gruppi di studio. Gli studenti del Cavour hanno una libera palestra di idee che è il loro giornalino «Sisifo». In questo periodo è in crisi per carenza di collaboratori e perché il ciclostile è guasto, ma soprawiverà. Alberto Goffi, Fabio Bima e Chiara Cosentino, tre studenti della redazione: «Per fortuna a Sisifo non è mai arrivato in redazione un contributo come quello che abbiamo letto su Ecce Homo. Un articolo brutto, la dittatura non potrà mai essere positiva e tanto meno giusta». I ragazzi hanno partecipato ad un lavoro sul razzismo aiutati dal docente di storia e filosofia David Sorani: «Chiunque avesse visto i documenti video sui lager di Dachau e di Mauthausen non potrebbe permettersi di scrivere un articolo come quello». La preside del Gioberti Anna Festa Bagliano: «Il docente deve essere obiettivo nell'esporre i fatti, ma deve anche saper prendere posizione perché i ragazzi imparino a valutare. E' difficile, ma questo è il compito del professore se vuole far bene il suo mestiere. Un aiuto viene dagli apporti esterni: conferenze, dibattito, cicli di approfondimento con esperti». Quando sedeva ancora dietro la cattedra di storia e filosofia Anna Festa Bagliano ha sempre insegnato che «la peggior democrazia è sempre migliore di una dittatura». Il giornalino del Gioberti si chiama Zoo. Come dire: anche se ci mettono in gabbia le idee nessuno ce le sottrae. Fosca Nomis, Matteo Patrucco, Davide Vessio fanno parte della redazione. Dicono: «Un articolo sulla bontà della dittatura non l'avremmo accettato. Dal giornale deve trasparire il pluralismo delle idee, ma anche l'idea di fondo. Per noi è il rispetto della libertà e della democrazia». All'Alfieri la preside Annamaria Rivero dice: «Non so nulla, non leggo i giornali, non so e non mi interesso del D'Azeglio». Farla volentieri, invece Aldo Moda, il docente di religione, supervisore del II Contesto, il giornalino del liceo. «Quel pezzo non sarebbe stato accettato, nonostante il più profondo rispetto per la pluralità di idee. Non abbiamo mai avuto problemi. Stiamo attenti che le opinioni siano rappresentate e bilanciate». Anche il professor Moda crede nella necessità di un insegnamento critico. «Non si può pensare che un ragazzo sappia capire e scegliere da solo. Il docente deve dare indicazioni forti. Magari coadiuvato da interventi di esperti dall'esterno per un più ampio ventaglio di esperienze». Fosca Nomis e Matteo Patrucco: «Il giornale del Gioberti non avrebbe accolto quell'articolo fascista» Anna Festa Bagliano, preside del Gioberti, e Teresa Poliedro del Cavour