Capello cerca la laurea internazionale

Il tecnico emiliano: nessun rimprovero ai giocatori, paghiamo le ingenuità Il vice presidente Tanzi: siamo in corsa per il grande slam, è giusto provarci Oggi al Tardini l'andata della Supercoppa europea: torna Papin accanto a Savicevic Capello cerca la laurea internazionale Con ilMilan ha fallito lefinali di Monaco e Tokyo MILANELLO DAL NOSTRO INVIATO «Montanelli? Parlarne male proprio non posso. Quando segnai quel famoso gol a Wembley, nel 1973, famoso perché sanciva la prima vittoria dell'Italia in Inghilterra, mi inviò uno dei suoi libri con dedica. Una frase stupenda». Fabio Capello si lancia così sulla Supercoppa d'Europa, citando la «voce» del giorno e pescando nell'album di famiglia. Il Milan torna a Parma. Come a Tokyo, sostituisce il Marsiglia. Questa sera è in programma l'andata. La rivincita, il 2 febbraio a San Siro. In campionato, il 28 novembre, finì 0-0. Rossi fu trattato dagli ultras a rotoli di carta in faccia. Inventata da un giornale olandese, la Supercoppa d'Europa oppone i detentori della Coppa dei Campioni ai vincitori della Coppa delle Coppe. Nell'albo d'oro figura anche la Juventus. Il Milan l'ha vinta due volte ai tempi di Sacchi: nel 1989, superando il Barcellona di Cruyff (11, 1-0); nel 1990, regolando la Sampdoria, 1-1 a Genova, 2-0 sul «neutro» di Bologna. Segnarono, nell'ordine, Van Basten, Evani, ancora Evani, Gullit e Rijkaard: nomi che suscitano rimpianti e rimorsi. Capello conferma Savicevic e recupera Papin, espulso a Reggio e fuori per squalifica a Udine e contro il Lecce. Occhialini da riposo, Jpp ammette di attraversare un momento delicato: «Ricomincio da zero. Mi sento solo, A Marsiglia giocavano tutti per me. Al Milan è diverso. Lo sapevo, lo so: però è dura. Mi manca la gioia di fare gol. Sinceramente: pensavo, e speravo, di fare meglio». Non segna da Tokyo (12 dicembre). Un mese tondo. Farà coppia con il Genio. Come Capello, il francese insegue il primo trofeo internazionale. Caccia alle streghe. Fabio è al terzo tentativo da allenatore, dopo Monaco e Tokyo; Jpp al quarto, dopo Bari (Marsiglia-Stella Rossa), Monaco e Tokyo. Papin deve al Parma il primo trofeo da milanista, la Supercoppa italiana del 1992. Anche se è un impegno che viene a intralciare la pianificazione invernale, i Berlusconiani ci tengono. «Ci assoggettiamo volentieri», sorride Capello. Trasferta comoda, avversario ostico. «Giocheremo a carte scoperte, il Parma è una signora squadra». Nelle ultime sei partite, però, ha raccolto soltanto quattro punti. E le ultime due in casa (Napoli, Udinese), le ha perse. Capello: «Problemi di Scala, io penso ai miei zero a zero». Fuori, spiove. E dentro, si spettegola. Trap e gli arbitri, storie di ordinari complotti. La Juve che insegue il Milan, in classifica e dal dischetto. Per ora, la situazione è questa: Milan, un anno senza rigori a favore; Juventus, due mesi. Capello s'incendia: «Si mettano il cuore in pace, a Torino. Non batteranno mai il nostro record. Un anno è un anno. Mica male, per una squadra che è in testa dal 6 ottobre del 1991: sempre, tranne una domenica. E non mi si venga a dire che non entriamo in area di rigore. Eppure, quando perdemmo a Genova con la Samp - e in quel modo, poi - tutti mi saltarono addosso. Passai per uno poco sportivo». Siamo all'amaro. «C'è gente che non vede, o non capisce, o finge di non capire. Mi accusano di non avere schemi. Balle. Io gli schemi ce li ho, e li cambio pure. Un conto è giocare con Van Basten, e un conto è attaccare con i piccoli. Ci vorrebbe più tempo per l'addestramento, questo sì». Capello rivendica l'eccezionalità del gruppo. E lo spirito che lo cementa. Il resto, tutte chiacchiere. «Ci hanno dato dei rincitnilliti per il pareggio di Udine. Prendo atto che tre giorni dopo l'Udinese ha vinto a Parma». L'allenatore giura sulla salute della squadra. Al Milan mancano i gol, al Parma la pedalata rotonda che l'aveva portato in vetta alla classifica. Lo stress da scudetto è una brutta bestia. Azzanna le provinciali nell'anno del grande balzo. «Subentrano problemi inconsci, spiega Capello, ma il Parma è l'eccezione che conferma la regola. Come si fa a bastonare una società in lizza su quattro fronti?». In tribuna è atteso Sacchi. Parma, Milan: le sue squadre. Così lontane, così vicine come gli angeli di Wenders. Berlusconi aspetta e spera. Il suo cocco, Savicevic, parte sempre e non arriva mai. Capello ri-sistema Panucci in panchina. A Udine lo fece imbestialire. Che si dia una calmata, il giovanotto. E con lui, il Trap. Che barba, 'sti rigori. Eranio a destra, Donadoni a sinistra, Albertini e Desailly centrali. Poi la difesa: Tassotti, Costacurta, Baresi, Maldini. Lo scudo del Milan. Roberto Beccantini Parma Milan BALLOTTA 1 ROSSIS. BENARRIVO 2 TASSOTTI BALLERI 3 MALOINI MINOTTI 4 ALBERTINI APOLLONI 5 COSTACURTA SENSINI 6 BARESIF. BROUN 7 DONADONI PIN 8 DASAILLY CRIPPA 9 PAPIN ZOLA 10 SAVICEVIC ASPRILLA 11 ERANIO Arbitro: MANUEL DIAZ VEGA (Spagna) BUCCI 12 IELP0 DICHIARA 13 PANUCCI MATRECANO 14 CARBONE MALTAGLIATI 15 ORLANDO AL. ZORATTO 16 MASSARO All.: SCALA All.: CAPELLO Papin (sopra) rientra in squadra dopo la squalifica in campionato Ammette: «Mi sento solo, a Marsiglia giocavano tutti per me». Asprilla (a fianco) è in un momento difficile e stasera va in cerca di riscatto