Caso Caprioglio Zandano indagato

Al centro del giallo l'acquisto Il capo del fallito gruppo Dominion attacca la gestione del San Paolo Caso Caprioglio, Zandano indagato II banchiere: «Accuse false, lo dimostreremo» TORINO. Il presidente dell'Istituto bancario San Paolo, Gianni Zandano, è da pochi giorni coinvolto ufficialmente nell'inchiesta della magistratura sul crack della Dominion spa, la società guidata dal finanziere Roberto Caprioglio. Il suo nome compare, insieme con quelli di due funzionari oggi in pensione, nel registro degli indagati della procura della Repubblica di Torino. Il giorno di Capodanno, agenti della polizia giudiziaria gli hanno notificato un invito a comparire, l'equivalente dell'avviso di garanzia. Il provvedimento, firmato dal sostituto procuratore Alessandro Prunas, è la diretta conseguenza del terzo grado a cui Caprioglio era stato sottoposto lo scorso 28 dicembre. Il banchiere sarà interrogato oggi. Zandano ò accusato di concorso in bancarotta in relazione al fallimento (35 miliardi) della «Rayton Fissore», azienda automobilistica Usa specializzata nella produzione di gipponi e fuoristrada con una sede italiana a Cherasco, in provincia di Cuneo. La società era stata rilevata nel 1989 da Rino Maggiali, un imprenditore considerato vicino alla de di Ciriaco De Mita, e subito dopo ceduta: prima alla Dominion di Caprioglio, poi a un suo socio in affari, il commerciante Mario Fontana. Adesso, Caprioglio accusa Zandano: «Dietro quell'operazione c'è la sua regia», ha detto al giudice. Prima che giudiziario, l'attacco di Caprioglio è politico. Il finanziere d'assalto, coinvolto in una serie di scandali che interessano le autorità giudiziarie di tre Paesi - oltre all'Italia, la Svizzera e il Canada -, ha raccontato che fu Zandano, nel '90, a chiedergli di entrare nella «Rayton Fissore». Perché? A Palazzo di giustizia circola una ipotesi: il presidente del San Paolo - area de, 58 anni, da 11 al vertice dell'istituto torinese - sarebbe stato ansioso di fornire a Ciriaco De Mita, ritenuto il suo referente romano, una prova di fiducia. Motivo: garantirsi la riconferma alla presidenza della Compagnia di San Paolo (la fondazione che a sua volta nomina il presidente della San Paolo holding che a sua volta nomina il presidente dell'Istituto). L'occasione gli sarebbe arrivata proprio con la «Rayton Fissore» di Maggiali: e l'azienda passò di mano come un vuoto a rendere. Una ricostruzione che la difesa del San Paolo definisce «assolutamente destituita di ogni fondamento». Per entrare in possesso dell'azienda cuneese, Caprioglio, sborsò una ventina di miliardi:; «L'acquisto fu possibile grazie al; diretto interessamento del San Paolo», ha spiegato al magistrato nell'interrogatorio del 28 dicembre. Perché la Dominion non ri¬ fiutò questo «interessamento» da parte dei responsabili dell'istituto torinese? Ma perché con loro Caprioglio aveva, sono sue parole, «ottimi rapporti». La rottura, infatti, avverrà solo un anno dopo - 1991 - con la liquidazione coatta della banca siciliana di Girgcnti, istituto acquistato dalla Dominion nell'88 e ritenuto al centro della truffa da 100 miliardi denunciata dalla Duménil, la banca ginevrina che fa capo all'industriale Carlo De Benedetti. Sui legami Dominion-San Paolo, Gianni Zandano era già sceso in campo all'indomani dell'incriminazione di Caprioglio. Un intervento per negare le voci su un coinvolgimento di «persone che lavorano nell'istituto» e per chiarire che «il rapporto con il finanziere, uno dei 330 mila clienti della banca, è stato condotto secondo i criteri di ordinaria gestione, e l'esposizione è assistita da garanzia reale». Quanto al credito concesso alla «Rayton Fissore», il San Paolo aveva precisato che l'accordo era stato perfezionato «prima dell'ingresso in essa della Dominion come azionista di controllo». Ora, il portavoce ufficiale dell'istituto esclude categoricamente «qualsiasi coinvolgimento sia del presidente sia della struttura operativa nei fatti di reato di cui si parla». E annuncia: «Tutta la necessaria documentazione verrà al più presto fornita all'autorità giudiziaria per dimostrare la assoluta inconsistenza dei fatti». L'istituto contesta inoltre la ricostruzione di Caprioglio a partire dai tempi: la riconferma alla presidenza di Zandano risale al maggio '92 e venne fatta, con decreto d'urgenza, dall'allora ministro del Tesoro Carli, in contemporanea con la nomina del nuovo presidente del Crediop, controllato dal San Paolo, nella persona del socialista Antonio Pedone che doveva sostituire lo scaduto Paolo Baratta, anche lui socialista. Gianni Armand-Pilon