Sulla moneta unica è battaglia

L'Ime parte a rilento. Per ora l'unica cosa certa è la presidenza affidata al belga Lamfalussy L'Ime parte a rilento. Per ora l'unica cosa certa è la presidenza affidata al belga Lamfalussy Sulla moneta unica è battaglia 11 Bonn frena, i tempi di Maastricht slittano FRANCOFORTE DAL NOSTRO INVIATO Ci voleva una riunione solenne (e insieme taccagna) come questa per capire che la moneta comune europea non è roba per questo decennio, o secolo. Il trattato di Maastricht non sarà realizzato. Nei mesi, negli anni prossimi si continuerà a combattere una battaglia: per decidere se le forze di integrazione economica e finanziaria che agiscono potenti in Europa porteranno semplicemente all'uso generale del marco tedesco, o a una soluzione più equilibrata e collettivamente gestita. Da ieri è inaugurato ufficialmente l'Istituto monetario europeo (Ime), con l'incarico di porre, negli anni, le basi per il futuro sistema di banche centrali, in breve per la banca centrale dell'Europa. Che sia, questa creatura del trattato di Maastricht, piuttosto gracilina seppur nata in ritardo sui tempi previsti, sono gli stessi partecipanti a confessarlo. Dice il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio: «Siamo ancora in una fase in cui dobbiamo trovare il metodo per lavorare insieme. E' naturale che ci siano molti problemi. Non è detto che abbiamo successo». Ovviamente «se avremo successo, l'Ime - prosegue Fazio - sarà una istituzione molto importante. Se le banche centrali europee, di cui tutti conoscono la rilevanza, riusciranno a fare non dico una vera cooperazione monetaria, ma un po' di lavoro insieme, sarà un risultato molto importante». Frattanto, a pochi passi di distanza, il governatore della Banca del Belgio, Alfons Verplaetse, sta ripetendo che a suo parere una moneta comune tra i Paesi della ex Cee, ora Unione europea, non si farà mai. Non è un segreto per nessuno che a voler debole l'Ime sono i tedeschi. Avevano già ottenuto che avesse sede qui, nella loro cittadella finanziaria, vicino alla Bundesbank; che, snello e senza poteri come sarà, non somigliasse affatto a una futura banca centrale tanto che nessun governatore ha voluto lasciare la poltrona per venirlo a presiedere. Giorni fa hanno detto che per la carica, non stan- ziale, di vicepresidente doveva essere scelto il governatore della banca centrale di un Paese piccolo, e così è stato. Il posto, si è deciso ieri, va a Maurice Doyle, dell'Irlanda. Per giunta la cerimonia di fondazione si è tenuta nella Kaisersaal, la sala del municipio di Francoforte dove per oltre due secoli, dal '500 al '700, è stato incoronato il Sacro romano imperatore della nazione germanica. Niente paura, si tratta di una imitazione, perché quella originale fu rasa al suolo dai bombardieri alleati. E in fondo le banche centrali modello Maastricht, indipendenti dal potere politico, servono ad evitare il vizio che il diavolo consigliava agli imperatori, stampare moneta in eccesso per diventare più potenti. L'unica risorsa dell'Ime è, ora come ora, il suo presidente. Non solo nel senso materiale, che ancora non c'è altro, né personale né uffici né nulla; ma perché il presidente si chiama Alexandre Lamfalussy, apprezzato economista belga fin qui direttore della Bri di Basilea, e soprattutto persona che vuole fare sul serio il suo lavoro. Dice Lamfalussy, davanti a 150 giornalisti di tutto il mondo convocati (sempre per risparmiare) nella sala del consiglio comunale di Francoforte: «Non mi farò influenzare dalla Bundesbank più del dovuto. Sono il presidente di un comitato con 12 membri, di cui la banca centrale tedesca è solo uno. Il fatto di risiedere a Francoforte non cambierà una virgola». «Sì, non ve lo nascondo - continua -, la fase due di Maastricht contiene ambiguità; realizzarla sarà difficile. Ma il mio mandato è chiaro. E ritengo che il grado eccezionalmente alto di integrazione economica che c'è in Europa, e che continuerà a crescere, renda necessario arrivare a una moneta comune. Non so quando, né con quali passaggi, né con quanti Paesi, ma credo che ci si arriverà. E' pochissimo probabile che questo avvenga alla prima data prevista dal trattato, il '97; per la seconda, il '99, non mi sbilancio». Sta di fatto che la Germania continua ad ammonire Lamfalussy perché si mantenga entro confini stretti. Dandogli il benve¬ nuto, il primo ministro dell'Assia, la regione di Francoforte, Hans Eichel (socialdemocratico), lo ha invitato a «prendere sul serio» la paura dei tedeschi ad abbandonare il loro solidissimo marco, e a fare tutto il possibile per dissiparla. L'alta finanza francofortese preferisce che l'Ime resti un ufficio statistico di alto rango, una rinomata fondazione di ricerca, nulla più. Per tranquillizzare, il comunicato ufficiale di ieri rammenta che l'Ime «non ha specifici poteri per rendere effettivo il coordinamento delle politiche monetarie». E' il carattere nazionale tedesco: da un lato la praticità un po' arida del non creare istituzioni «inutili», dall'altra il sentimentalismo per il «nostro marco». Lamfalussy vede un buon segno nel ritorno del franco francese, e anche del debolissimo franco belga, alle parità pre-crisi con il marco, in una banda stretta de facto; ma a sfidare la Germania sui poteri statutari dell'Ime, come indicato dal presidente della Commissione europea Jacques Delors, è contrario. Stefano Lepri LA MONTAGNA DEL DEBITO PUBBLICO Titoli Settembre '93 Settembre '92 BOT 400.314 363.397 BTE 8.791 5.583 CERTIF1CATI Dl CREDITO 634.271 624.874 BTP 378.019 276.168 ALTRI DEBIT! A MEDIO-LUNGO 277 294 RAPPORTI BANKITALIA-UIC 68.248 88.961 RACCOLTA POSTALE 146.844 136.049 DEBIT1ESTERI 65.037 44.650 ALTRI DEBITI 30.745 41.692 TOTALE 1.732.546 1.581.668 Dati in miliardi di lire