Multe sì, ma con buon senso; i platani morti si sostituiscono di Alberto Papuzzi

Multe sì, ma con buon senso; iplatani morti si sostituiscono lettere AL GIORNALE Multe sì, ma con buon senso; iplatani morti si sostituiscono Inevitabile infrazione Il 30 agosto '93 ho contravvenuto ad un limite di velocità e solo 70 giorni dopo ne sono venuto a conoscenza per la relativa notifica con tanto di fotografia comprovante; il luogo è l'ingresso nel Comune di Caresanablot, alle porte di Vercelli, provenendo, sulla statale, da Biella. La velocità riscontrata è di km/h 71, in luogo dei consentiti 50. In questi giorni, nei termini previsti, dei 60 gg. non ho potuto far altro che pagare (L. 200.000 + 7900 di rimborso raccomandata). L'episodio va secondo me segnalato per il carattere generale che assume in quanto, tornato nel punto dell'accaduto, ho potuto constatare «l'impossibilità» di fatto di evitare la multa; e chissà in quanti altri centri abitati (in ingresso) si può verificare la stessa cosa; basta piazzare le apparecchiature e nessuno, salvo carri agricoli, veicoli per disabili, biciclette (non corridori professionisti, altrimenti...) è esente da tali conseguenze! Intanto c'erano tutte le condizioni per contestarmi sul posto i fatti, salvo che c'era un solo addetto che doveva prestare attenzione all'apparecchiatura. In secondo luogo, nel punto in questione, riprovando per controllo qualche settimana fa, se si viaggia entro i 50 km/h, si osserva nel retrovisore arrivare grossi camion che cominciano a lampeggiare e tentare di sorpassare. Ma come, si vuole arrivare (e in molti casi già esiste) a consentire i 70 km/h nei grandi viali in piena zona urbana e poi si capita in situazioni come quella descritta? Io mi ritengo parte di quella immensa categoria di cittadini che ne hanno abbastanza delle vessazioni subite dagli apparati statali (fisco, burocrazia con imposizioni di tutti i tipi); come si possono accettare questi «abusi di potere» solo perché molte leggi non prevedono il buon senso? Né d'altra parte c'è tempo e soldi per incaricare un legale per farsi le proprie ragioni con la conclusione comunque scontata in partenza: pagare e tacere. Franco Condelli, Torino Un dardo raro e gradito Sono pienamente d'accordo con quegli articoli che La Stampa ha pubblicato su di una trasmissione televisiva, nascosta nei meandri del palinsesto e in ora poco sfruttabile, ma di cui noi, appassionati d'opera, siamo assai grati a Rai 3: «L'amore è un dardo». Vorrei sottolineare solo questo, perché è tanto raro per noi avere qualcosa in tv, in quanto pare che per il piccolo schermo la musica debba essere necessariamente solo quella leggera. E invece può essere assai piacevole e divertente una trasmissione come questa, che si occupa di musica cosiddetta colta: bastava assistere, per esempio, a quel programma cui ha partecipato Katia Ricciarelli, in cui si è parlato e cantato della «Bohème» e di Mimi, con amabile, tenera, leggerezza. Enrica Parodi, Novi Ligure (Al) Quel viale del santuario Questa lettera è un viaggio nella memoria anche se chi scrive è nell'età matura e non ancora nell'età dei ricordi per eccellenza: «la vecchiaia». Abitavo in una frazione del Comune di Verolengo chiamata Madonnina e per raggiungerla dal capoluogo si camminava, quando ancora ce n'era il gusto, lungo un viale di circa 500 metri di platani. Era bello guardare l'erba che cresceva vicino ai tronchi che a volte si spogliavano della corteccia, come sugheri della pianura umida. Riconoscevo da bambina l'aglio selvatico dai fiori bianchi, che cresceva nell'umido delle loro radici. I platani sono da sempre, con i pioppi, gli alberi delle pianure umide e nebbiose, le loro sagome si stagliano come candela¬ bri protesi nei cieli freddi delle nostre campagne. Forse a ciò pensavano i nostri vecchi quando, nel 1867 o giù di lì, li scelsero quali accompagnatori dei fedeli che si recavano al Santuario della Madonnina. Ora questo viale non esiste più, è stato cancellato in pochi giorni dalle moderne seghe elettriche, poiché alcuni di questi platani erano malati e anziché sostituirli o cercare di curarli si è pensato bene di sopprimerli. Pensate se questo criterio fosse adottato anche per gli uomini! Invito tutti coloro che ritengono che un albero essendo una creatura vivente valga quanto un uomo, a scrivere una cartolina postale ai responsabili del Comune di Verolengo, affinché prendano coscienza di ciò e provvedano a sostituire gli alberi abbattuti, nel rispetto della volontà dei nostri avi. Solo poche righe su di una cartolina con le parole: «Siamo gli amici dei platani e vogliamo che essi ricrescano dove tanti anni fa mani generose li avevano piantati». Anna Succo, Casabianca fraz. di Verolengo (To) Prete è bello solo al Sud Intervengo a correggere alcune imprecisioni contenute nell'articolo {(Prete è bello», parola di spot firmato da Raffaello Masci (La Stampa, 6-1-1994, p. 12). I padri dehoniani - non frati sono presenti in Italia in due nuclei o province: quella centro-meridionale, editrice della rivista «Presenza Cristiana» su cui è apparsa la frase in questione («Prete è bello»), e quella settentrionale. A quest'ultima, più nota, afferiscono una editrice (Edb) e alcune riviste specializzate (tra cui «Il Regno», «Rivista biblica», «Settimana»), con sede a Bologna. Al di là di qualsivoglia giudizio sulle iniziative dei Dehoniani del Centro-Sud, il Centro Dehoniano bolognese non vi è coinvolto: evidentemente l'articolista ha fatto confusione. dr. Giovanna Ferrari Ufficio stampa Ced Libertà di farmaci Essendo, per ragioni precise e fondate che sarebbe troppo lungo spiegare qui, un antiproibizionista convinto e radicale sulla droga, mi sento coerentemente contrario alla ricetta obbligatoria per la maggior parte dei farmaci in com¬ mercio. Il cittadino, davanti a un proprio disagio fisico o psichico, dovrebbe essere libero nella scelta se consultare il medico o avvelenarsi da sé. Si tratta di una decisione personale, individuale, singola; e bisogna rispettarla. Lo Stato dovrebbe piuttosto garantire la gratuità per tutti delle medicine prescritte con ricetta dal medico (e quindi presumibilmente necessarie, se non vogliamo mancare di rispetto ai medici), e lasciare libera la vendita con pagamento personale di ogni e qualsiasi farmaco. D'altronde, si vendono liberamente le sigarette, i liquori, la conegrina, i topicidi, i coltelli da cucina, la corda e il sapone; si lasciano circolare tram e automobili; si costruiscono palazzi di dieci piani con ringhiere scavalcabili; si lasciano scorrere i fiumi sotto i ponti. Ognuno può uccidersi a suo modo. Perché coi farmaci no? Carlo Molinaro, Torino Un libro di Simone Weil Il mio articolo su Simone Weil conteneva un'imprecisione: Une Jemme absolue di Gabriella Fiori è stato pubblicato in Francia dalle Editions du Felin di Parigi, che hanno un catalogo di trenta titoli di filosofia e letteratura (e non da Gallimard). Me ne scuso con gli interessati e, naturalmente, con i lettori. Alberto Papuzzi Il vero Borgna A pagina 14 della Stampa del 10 gennaio nella rubrica II parolaio di Pierluigi Battista sotto la didascalia «Gianni Borgna» è comparsa la foto del genovese avvocato Borgna.