Il ritratto ultima moda dei vip

Il ritratto, ultima moda dei vip Il premier «crea» una galleria a Bankitalia. Contagiati anche attori e cantanti Il ritratto, ultima moda dei vip Ciampi immortalato per 35 milioni IL NARCISISMO DIVENTA ARTE CARLO Azeglio Ciampi ha posato davanti all'occhio indagatore di Ugo Attardi seduto su una poltrona rossa, giacca aperta, cravatta un po' di traverso: un ritratto moderno, quasi sbarazzino, ben differente da quelli austeri che addobbavano le case borghesi dell'Ottocento. Non ha avuto molto tempo «da perdere», il presidente del Consiglio, come accadde trent'anni fa al magnate giapponese che voleva a tutti i costi farsi ritrarre da Giacometti e che si sentì rispondere: «Bene, mi dedichi sei mesi del suo tempo e avrà ciò che vuole». E non ha dovuto nemmeno svegliarsi alle sei del mattino, come il celebre chirurgo milanese che posava prima di entrare in sala operatoria. Attardi si è accontentato di un paio di sedute nel suo studio romano per fissare nella mente prima, nel quadro poi, la giusta immagine di Ciampi. Perché il ritratto è questo, è la «summa» dei diversi stati d'animo di una persona, è una bocca triste e un occhio allegro, è la rappresentazione della personalità, non un'istantanea caduca come la fotografia. E forse per questo sta avendo un gran «ritorno», tra i Vip ma anche tra chi non ha grandi mezzi economici e non vuole rischiarli in speculazioni azzardate su un mercato, quello dell'arte, sempre insidioso e alquanto in ribasso. Un ritratto ha sempre un valore affettivo che prescinde da quello economico. Ciampi, come rileva Class, ha speso 35 milioni per il suo, non di tasca propria ma a carico della Banca d'Italia. L'idea gli è venuta quando era governatore dell'istituto d'emissione e aveva notato come mancasse una galleria di ritratti dei suoi sei predecessori, tradizione che all'estero è invece rispettata. In alcuni mesi di lavoro di un gruppo di artisti, e per un conto di duecento milioni, la lacuna è stata colmata. Ora nel Salone del Consiglio, luogo degli appuntamenti più importanti, sono immortalati - oltre a Ciampi Stringher, Azzolini, Einaudi, Menichella, Carli e Baffi. L'attuale governatore Fazio dovrà aver pazienza, il ritratto è previsto solo al momento di lasciare via Nazionale. Trentacinque milioni possono essere molti o pochi, dipende da ciò che si chiede. Per quella cifra Mario Donizetti, allievo di Annigoni e di Sciltian, non mette nr>mmnnn mano al nonnello. Ma ì suoi non sono ritratti in senso stretto, sono piuttosto quadri a figura intera, e i «clienti» del passato si chiamano Nureyev, Gassman, Montanelli, Oriana Fallaci, Rossella Falk. Donizetti è una celebrità mondiale, sue sono state alcune famose copertine di Time, come quelle sul Papa e su Lady D. «E non lavoro mai sulle fotografie» dice il maestro che scende dallo studio a Bergamo Alta solo per vip di cotanto nome. Ma per molto meno di 35 milioni - fino a giungere a punte minime di sei, sette - si possono avere opere degli altri cinque attuali maestri della scuola italiana di ritrattisti, una scuola che affonda le radici nel '400 e che vanta tra i primi adepti il Bronzino, Piero della Francesca, Tiziano, e tra i più recenti Sironi. De Chirico, Campigli. I cinque sono Rinaldo Geleng, romano, e i milanesi Roberto Sambonet, Ulisse Sartini, Silvio Pasot- ti, Guido Somare. «Guardi, l'altro giorno - dice Geleng, ritrattista da sempre, autore tra l'altro del famoso manifesto della bionda Peroni - è venuta da me una vedova, piangeva sulla foto del marito e voleva un ritratto. Che cosa dovevo fare? L'ho cominciato, e non le chiederò una lira. Forse è meglio sgombrare il campo da cifre e speculazioni: se il ritratto me lo chiede Berlusconi, col quale ho un rapporto particolare, è una cosa, lui li vuole anche per regalarli ad amici come la Ricciarelli e Baudo, se lo chiede il piccolo risparmiatore appassionato d'arte e un poco narcisista, è tutt'altra cosa. Il prezzo spesso dipende da chi abbiamo di fronte, noi artisti siamo fatti così. Io da Fellini, col quale vantavo un'amicizia cinquantenna le, non ho mai voluto alcunché». Quindi, anche se non siete miliardari o non presiedete banche che vi vogliono per sempre in effigie su una parete, potete togliervi lo sfizio del ritratto ad alto livello. L'unico rischio, se siete di sesso maschile, è vostra moglie: potrebbe non riconoscervi, e magari trovarvi brutto. Quando Churchill mostrò alla consorte un ritratto poi divenuto celebre, la signora non parlò: prese un paio di forbici e sfregiò la tela, per fortuna in modo lieve. «Quello» non era suo marito. Paolo Potetti Berlusconi li regala agli amici Fellini ne aveva una collezione Da sinistra, il ritratto di Carlo Azeglio Ciampi pubblicato da «Class», l'autore del dipinto Ugo Attardi e Mike Bongiorno. A destra Katia Ricciarelli

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