le mani della mafia sui matrimoni

Un sindaco calabrese denuncia: la 'ndrangheta taglieggia e minaccia gli sposi Un sindaco calabrese denuncia: la 'ndrangheta taglieggia e minaccia gli sposi le mani della mafia sui matrimoni «Chiede il pizzo sui regali» REGGIO CALABRIA NOSTRO SERVIZIO Nelle ultime settimane sono stati già due gli episodi denunciati, ma tutto lascia pensare che la paura abbia sigillato la bocca di altri che sono passati per la stessa disavventura. Si tratta dell'ultima manifestazione dell'arroganza della 'ndrangheta che, in alcuni paesini della piana di Gioia Tauro, ha preso la lucrosa abitudine di impossessarsi del denaro regalato in occasione di matrimoni. A rendere noto tutto ciò è stato il sindaco di San Giorgio Morgeto, Vincenzo Marrapodi, che, davanti alla commissione parlamentare Antimafia presieduta da Luciano Violante, ha denunciato cosa sta accadendo. Marrapodi, con i suoi colleghi sindaci della piana di Gioia Tauro, dopo una visita a Cittanova sabato scorso del ministro guardasigilli, Giovanni Conso, è stato convocato dall'Antimafia per parlare soprattutto del fenomeno delle «vacche sacre», cioè dei branchi di bovini che, pressoché allo stato brado, pascolano distruggendo terreni coltivati e recinzioni, senza che nessuno possa solo pensare di abbatterle o catturarle perché di proprietà di noti mafiosi. Animali che, in passato, sono stati anche catturati - una volta lo fecero gli uomini del disciolto alto commissariato antimafia - ma per i quali non si trovò mai né una stalla per accoglierle, in attesa di un'eventuale vendita, né tantomeno un macellaio disposto ad acquistarli. Davanti all'Antimafia le lamentele sono state alte e su tanti argomenti. Ma quella di Marrapodi ha creato sensazione poiché i commissari non si aspettavano certo di sentire che la 'ndrangheta ormai non lascia stare in pace proprio nessuno. «Non mi pare - ha detto il sindaco - che si possa parlare di tangenti ma di un fenomeno diverso, che va combattuto, per evitare che si diffonda. Se avessi saputo altre cose le avrei dette senza alcun problema o timore». Che questi «espropri» siano lucrosi è scontato: in quasi tutta la Calabria rurale è radicata la tradizione delle «buste». Cioè dei regali in denaro che vengono fatti ad una coppia di sposi. Consegnate all'ingresso nella sala dei ricevimenti, le «buste» variano nel loro contenuto a seconda del grado di parentela o d'amicizia che lega chi le regala agli sposi. Se è vero che per un matrimonio che si rispetti ci sono almeno 150 invitati, non ci vuol molto a calcolare che alla fine agli sposi, non considerando gli altri regali, restino almeno una quindicina di milioni in contanti. Calcolo che, evidentemente, si sono fatti anche i mafiosi della zona, che sanno anche quando entrare in azione, a notte alta, in occasione della cena che, secondo tradizione, segue la cerimonia ed alla quale - in casa dei genitori dello sposo - partecipano i parenti e gli amici più stretti. Quando alle 2-3 di notte le pance sono nuovamente piene e le bottiglie ormai vuote arrivano i mafiosi che, fucili in pugno e passamontagna sul volto, prelevano le buste e se ne vanno fondando la loro impunità sul terrore. Una tradizione, questa delle «buste» che, ovviamente, viene rispettata anche dai mafiosi. Un anno fa i carabinieri di Catanzaro, con una operazione spettacolare terra-aria-mare, circondarono un intero villaggio turistico del versante ionico, dove si stava svolgendo il ricevimento per il matrimonio di una delle figlie di un noto capocosca della zona. Gli invitati - provenienti da tutta la Calabria, così come dalla Sicilia e dalla Campania, quasi tutti con macchine di grossissima cilindrata - avevano fatto a gara nel regalare oggetti preziosi, così come nel mettere grosse somme nelle buste. I carabinieri, per controllare tutti i presenti alla festa nuziale (quasi 700 persone) avevano istituito dei veri e propri posti di blocco. In uno di questi incappò anche una delle persone cui era stato consegnato un borsone contenente le «buste»: arrivati a 250 milioni di lire in contanti, i carabinieri smisero di contare. Diego Minuti

Persone citate: Diego Minuti, Giovanni Conso, Luciano Violante, Marrapodi, Vincenzo Marrapodi

Luoghi citati: Calabria, Campania, Catanzaro, Cittanova, Gioia Tauro, Reggio Calabria, San Giorgio Morgeto, Sicilia