Ronconi io e la tragedia impossibile

GII EREDI ITALIANI Ronconi: io e la tragedia impossibile Parla il regista che porta in scena «Venezia salva» -fT] TORINO 11 UANDO nel 1987 Adelphi 11 pubblica Venezia salva, la 11 tragedia di Simone Weil Y I nella traduzione di Cristina V Campo, Roberto Calasso regala il testo a Luca Ronconi: leggilo, ti piacerà. «Infatti mi era piaciuto molto: la qualità poetica è considerevole e la traduzione dal francese è meravigliosa. Ma allora temevo che potesse essere collegato agli anni del terrorismo e quindi frainteso». L'anno scorso, Ronconi ha ripreso in mano l'opera della Weil, che aveva il fascino di non essere mai stata rappresentata (salvo in uno spettacolo di un gruppo universitario). Adesso la tragedia è uno degli avvenimenti teatrali dell'anno. Quali sono i temi che l'affascinano in «Venezia salva»? «I temi? Non so... Io lavoro sul testo. Proprio sul testo. Posso dire quali sono le battute più importanti, i versi che mi toccano di più. Ma i temi... In genere, per me, è difficile dire qual è il tema. Anche per l'Orestiade, c'è un tema? Non so, mi sembra di anteporre una tesi. Io invece lavoro su quella certa battuta, su quel certo gesto. Capisco che forse è difficile capirmi...». Ma che cosa suscita il suo interesse? «Che sia una tragedia. Lei ha voluto scrivere una tragedia. E scrive che due cose oggi possono riportare allo spirito tragico: la guerra e la passione. La guerra come violenza, la passione nel senso di patire. Allora mi interessa vedere se esiste uno spirito tragico. Perché io per primo sono lontano dallo spirito tragico. Ma il tempo delle prove diventa un rapporto con lo spirito tragico. Ciò che mi piace del teatro è che mi permette di entrare in rapporto anche con cose che mi sono estranee». In molti punti invece dei dialoghi ci sono appunti: quindi di nuovo Ronconi alle prese con un testo impossibile? «Nel mio mestiere si fanno cose che saranno giudicate belle o brutte ma che comunque prevedono una drammaturgia costante. VAffare Makropoulos può apparire bello o brutto, comunque è quello. Non è che puoi fare tante cose. Qui invece siamo alle prese con un testo incompleto, neppure un testo con una drammaturgia difficile, come poteva essere Gli ultimi giorni dell'umanità. Un conto è una drammaturgia difficile, un conto è un testo incompleto. 0 quanto meno ritenuto tale, perché se lei è riuscita a dire quello che voleva una sua completezza il testo ce l'ha. Mi interessa forse proprio questo: vedere se è così drammaturgicamente incompleto come graficamente appare». Ma lei ha riempito le parti vuote, ha completato dei dialoghi e così via? «No, assolutamente. Però mettiamo in scena tutto quello che c'è, anche le parti stampate in corsivo, che certe volte sono didascalie, altre volte appunti, certe volte promemoria, oppure embrioni di battute. Useremo tutto, non perderemo nulla. Certe indicazioni, certe battute, proprio perché in forma di appunto sono ancora più necessarie. La cosa, sì, che mi interessa, è comunicare qualcosa che allo stato verbale è ancora grezzo». La scenografia si ispira alla Venezia del Seicento, in cui la Weil ha ambientato la tragedia? «No, la scena si presenta oltremodo disadorna. Il problema è di mantenere il carattere indefinito di questo testo. La scenografia formalizza, tende a irrigidire. Qui volutamente non si vedrà granché. Niente di pittoresco. Anche Venezia, c'è e non c'è: è un pavimento di pietre sotto cui scorre acqua, tutto bagnato». Lei ha chiesto agli attori una particolare tecnica di recitazione? «Si devono usare parecchie tecniche. Non è un testo che puoi affrontare tutto con lo stesso stile. Esige un tono alto, mai accademico o retorico. Anche questo per me è interessante. Oui è necessario tirare fuori tutto dall'interiorità. Certe annotazioni contenute nel testo, sulla densità delle parole, sulla pluralità di significati, su parole che devono uscire dal silenzio o su parole che si oppongono a altre parole, non sono bellurie letterarie, ma suggerimenti per una molteplicità di recitazioni». Che «Venezia salva» sia stata scritta durante la fuga dai nazisti incide sull'opera? «Di sicuro, non è indifferente. Sono presenti temi come lo sradicamento, il genocidio, la manipolazione della vita quotidiana attraverso il potere, i condizionamenti di una cultura egemone sulle culture dominate. Ma detti così sembrano pedanti. Mentre il bello è che nascono dall'esperienza e passione di chi scrive. Questa è soprattutto una cosa estremamente toccante, emozionante. Non so come dire senza tradire il testo: è una questione di leggerezza e candore totali». Ma alla fine. Ronconi, chi è per lei questa filosofa? Dove mette Simone Weil? «Rispondere significa dire dove mi metto anch'io. Proprio non lo so». [a. p.) «Un testo emozionante, una leggerezza e un candore totali» Il regista Luca Ronconi: «In "Venezia salva" sono presenti temi come lo sradicamento, il genocidio, la manipolazione della vita quotidiana attraverso il potere»

Persone citate: Luca Ronconi, Makropoulos, Roberto Calasso, Ronconi, Simone Weil, Weil

Luoghi citati: Torino, Venezia