«Il nostro Veneto, così ricco e disperato»

«Il nostro Veneto, così ricco e disperato» «Il nostro Veneto, così ricco e disperato» «L'urlo d'una generazione che ha tutto senza fatica» CAMON INCONTRA ERMANNO OLMI E: ASIAGO CCO la casa di Olmi, stesa su un cocuzzolo sporco di neve bianco-nera: la terzultima casa di Asiago, nella contrada più lontana. Dopo non c'è che il bosco, le montagne, la solitudine bianca e fredda, popolata di tane e di animali. Un posto ideale per un mistico, più che per un regista. Dentro, la casa è fasciante come un guscio, con una vetrata enorme che gira in tondo, da cui si vede, più in basso, Asiago che accende le prime luci della sera: pare di essere su una mongolfiera, sospesa sulla città. Ci sediamo in poltrona, ci guardiamo in faccia. CAMON. E' destino che, ogni volta che si parla del Veneto, se ne parli male: il Veneto covo di noia, furore, arretratezza. E adesso: il Veneto assassino. La merita davvero, questa accusa? OLMI. E come si fa a impedirlo? Il fatto è che il Veneto si è trasformato in maniera incontrollabile. E la trasformazione ha un costo. Lo stiamo pagando. Pochi anni fa è passata di qui una delegazione giapponese, e andava domandando come è stata programmata nel Veneto la trasformazione da paese agricolo in paese del terziario. I dirigenti del Veneto si guardavano in faccia sbalorditi: nessuno l'aveva programmata, questo paese si è trasformato da sé. Il vecchio contadino, che aveva l'aspirazione all'imprenditoria familiare, a un certo punto guardando la stalla si è detto: ne faccio una laboratorio. In breve è passato da un'economia della sopravvivenza a un'economia dell'opulenza. Questo è un bene. Il fatto è che è passato anche da una società dove la famiglia era il perno del lavoro e dei rapporti affettivi e religiosi a una famiglia disgregata: soddisfatta, piena di soldi, ma disgregata, ognuno per sé. CAMON. Tutto questo in due generazioni? OLMI. Meno: in una. Nel giro di una decina di anni. CAMON. Olmi, fai il Pasolini? Rimpiangi il passato? OLMI. Ecco, vengo sempre accusato di sentimenti nostalgici (ride). No, prendo atto che molti aspetti della vita familiare e sociale, buoni, generosi, funzionali, non sono più stati riproposti nella società giustamente trasformata. Risultato: si sta meglio, ma si è peggiori. La famiglia contadina o sta unita o muore. Nel mondo economicamente avanzato, questa solidarietà non è più una necessità. Ognuno, anche se legato allo stesso interesse dell'officina o dell'impresa, si è creato interessi suoi: mangia con te, ma pensa per sé. Prima gli unici riferimenti erano questi: terra stagioni religione ira- scendenza. Con la libertà della nuova condizione economica i figli hanno altri riferimenti, fuori e contro la famiglia. CAMON. E' venuta su una generazione che in effetti non si è formata nella famiglia, non riceve formazione dai padri, ma si forma tra i coetanei. OLMI. Una volta raccoglievi il prodotto e ringraziavi il Padreterno. Ora trovano tutto pronto e quindi non ringraziano nessuno. Hanno senza conoscere come si fa ad avere, quanto costa. Il padre che era attaccato al campo, alla casa, è rimasto attaccato alla spalla trasformata in laboratorio, il figlio non gliene frega niente: quel che gli interessa sono le marche delle motociclette, le firme dei vestiti. Come se la piccola impresa fosse destinata a produrre sempre, meccanicamente, con un moto eterno di profitti che dovrebbero rovesciarsi sulla famiglia; spostano quindi il proprio interesse altrove: visto che abbiamo tutto, cerchiamo qualcos'altro. Ed entrano in contrasto con i genitori. I genitori... Prendi me: io ho sempre dentro di me il cromosoma, la preoccupazione di poter incontrare, da un giorno all'altro, difficoltà economiche. CAMON. L'avrai per sempre? OLMI. Per sempre. CAMON. Come un gene? OLMI. E' un gene. Questa generazione non solo non l'ha mai avuta, ma addirittura dice: e se mi raccontate le vostre preoccupazioni, mi fate incazzare. CAMON. Le famiglie, stai dicendo, sono il punto di ritrovo per padre e madre. I figli si trovano fuori. In discoteca, allo stadio. Credo che in nessuna regione d'Italia come nel Veneto abbia importanza la discoteca. E' la vera creatrice della cultura dei giovani. Ci vanno a migliaia, dalle città e dalle periferie: il Tuca-Tuca, l'Angelo Rosa, il Paradise, l'Angelo Blu... Hai mai pensato a questo mega-assemblamento di giovani come un luogo dove si forma una cultura, un comportamento? OLMI. Secondo me, non si forma. Si trovano per cercare un senso della vita, ma non lo trovano, e da lì escono sempre più incazzati. CAMON. Non so se vogliono trovare il senso della vita, o semplicemente vivere, alla grande. Questi ragazzi ragionano così: i genitori? da sfruttare. Il prossimo? da fregare. Le ragazze? da scopare. Oltre a questo non cercano altro. OLMI. Non voglio dire che abbiano un metodo: stanno annaspando, disperati e rabbiosi. Le loro manifestazioni sono tutte urlate. La loro gestualità è esasperata. Tu guarda i Paesi sudamericani, dove convivono grande ricchezza e grande povertà. I giovani, tutti, hanno messo in atto come urlo più lacerante il rischio della vita: i giochi criminali e suicidi, correre in auto frenando prima del burrone, sdraiarsi sulle rotaie finché ti sfiorano le ruote del treno, traversare gli incroci col rosso... Rischiare la vita ad ogni gioco, è l'urlo più doloroso. CAMON. Però là rischiano la propria vita, questi qui giocano con la vita degli altri. OLMI. Ma la violenza verso gli altri è ancora un segno di vitalità, criminale ma pur sempre vitalità: colpendo gli altri cerco ancora spazio, in maniera sbagliata, per me stesso; ci sono situazioni di disperazione in cui la violenza viene rivolta contro se stessi, e queste sono situazioni più inoltrate, più avanzate. CAMON. Sai, ho il sospetto, spesso, che un grosso problema di queste regioni (il Veneto, ma probabilmente tutte le regioni a società instabile che hai nominato ora) sia lo spossessamento della sua cultura: queste generazioni vengono educate a scuola a spostarsi su una cultura che non ha niente a che fare con le loro case, i loro padri, il loro lavoro, la loro morale, la loro lingua, il loro ambiente. E' come se la veneticità, per la nazione, fosse zero, ridicola e inutile: una vergogna da buttar via subito, più presto lo fai meglio è. Prima si fa tabula rasa, poi si impianta l'italianità. Ne vengon fuori degli aborti culturali, spaventati, sbalestrati. Alienati. Stupidi. Non credi? OLMI. Lo so, però non è del tutto un male. La scuola deve dare dei modelli superiori, ai quali confrontarsi e adeguarsi. A scuola non apprendiamo noi, ma i nostri modelli. Genitori, professori, scrittori, politici. Ecco, il fatto è che oggi i modelli non funzionano: oggi un ragazzo si trova di fronte a una classe politica che si autoassolve in blocco, come se il suo comportamento fosse la buona norma: e così una realtà che doveva trasmettere idealità nasconde l'immoralità più marcia. L'altra cosa essenziale, che manca alla scuola, è un progetto: un progetto di società rinnovata. Oggi come oggi la scuola non annuncia niente. E fino a poco fa, quando il progetto c'era, o era un progetto superficiale, o era in malafede, serviva alla propria convenienza. In questa criminalità giovanile c'è il disagio di alcuni e la disperazione di altri: ma si giustificano in pieno. CAMON. Senti, Olmi: non possiamo sempre dire che non c'è niente che va, è tutto sbagliato: ti sei mai domandato: cosa si può fare? OLMI. E tu?. CAMON. La mia impressione è che questi ragazzi sono ignoranti. Maso è un primitivo. Questo Moschin, lo scagliatore di sassi, un falegname, vorrei vederlo, son sicuro che è un rozzo colossale, un bullo capobanda. Questa è una regione ricca ma senza cultura e senza informazione. Le campagne e i paesi non sanno niente. Non leggono. Pessime scuole. Niente cinema. Nessun teatro. Solo balere, droga, ragazze, sesso. La regione crea zone industriali, ma taglia i fondi per la cultura e per le scuole. E' qui l'errore. OLMI. E' una domanda-trappola, perché vuole un insegnamento generale. Io credo che bisogna cominciare dal piccolo. Basta un maestro per cambiare un paese. Basta un magistrato per fare in poche settimane quel che una intera opposizione di molti partiti non ha fatto in mezzo secolo. Si ottiene di più per come si è, anche individualmente, che non per quello che si sa. Ognuno cominci da sé. «Da contadini a disgregati nel giro d'una decina di anni» «Basta un maestro per cambiare un paese che è stato espropriato della cultura e delle tradizioni» Sopra, il regista Ermanno Olmi. A fianco il tratto di autostrada dove è morta Monica Zanotti (nella foto a destra)

Persone citate: Angelo Rosa, Ermanno Olmi, Monica Zanotti, Moschin, Olmi, Pasolini