Oggi nuovo Parlamento (e il vecchio fa lo strip)
r DIARIO DI MOSCA Oggi nuovo Parlamento (e il vecchio fa lo strip) IL lento spogliarello della Casa Bianca è arrivato solo a metà. Il grande velo che l'ha coperta in questi mesi, nascondendo insieme le ferite e i solerti gnomi turchi che saltellavano dall'una all'altra in un frenetico maquillage, è sceso soltanto, per così dire, all'altezza dei fianchi. E così, alla data fatidica dell'apertura del nuovo Parlamento, la «signora del massacro» si presenterà «a seno scoperto», per metà ancora paludata da un sudario di tela. Lo spettacolo, per i parlamentari, non sarà esaltante. Tanto più che i motivi di lagnanza non concernono solo il panorama. La quinta Duma di Russia dovrà sgomitare in mezzo a sedi di misteriose banche, di avventurose joint ventures, di equivoche cooperative che non hanno ancora traslocato. Il collettivo di lavoro dell'Hotel «Mir», che vuol dire Pace e che avrebbe dovuto ospitare i deputati della provincia e le commissioni, si ò categoricamente rifiutato di accettare. Non piace a nessuno trovarsi, potenzialmente, nel centro del mirino di un carro armato. Almeno le quattro Dume precedenti avevano avuto una sede decente. Lo zar era autocrate, è vero. Il sistema elettorale era per censo, è vero. E, nell'aprile 1906, data della prima Duma, 2000 grandi proprietari valevano un deputato, esattamente come valevano un deputato 7000 borghesi, oppure 30.000 contadini, oppure 90.000 operai. Ma quei 478 deputati lo zar li aveva sistemati nel palazzo di Tauride, ex maestosa dimora che aveva allora già più di cento anni, dove aveva abitato addirittura il principe Potiomkin. L'istituzione era nuova, lo zar non la volova, vi si piegò obtorto callo. Eppure non gli parve bello che i deputati si riunissero in un edificio qualsiasi. A suo modo anche lo zar aveva il senso dello Stato. Invece i 450 deputati della quinta Duma si troveranno stipati in un palazzo per uffici, in vetrocemento, dal passato corto e senza gloria (ci stava il Comecon ai tempi dei «paesi fratelli» che adesso chiedono di entrare tutti nella Nato) e dal presente senza ambizioni, [i E' anche vero - sarà opporI tuno ricordare - che lo zar si stufò in fretta della prima Duma e la sciolse dopo tre mesi. Così come sciolse la seconda in quattro mesi. Ma anche Eltsin non ha dimostrato molta pazienza con il vecchio Soviet Supremo. E non ha meno poteri dello zar Nicola II nel caso che la quinta Duma gli venisse in uggia. Solo che i deputati della fine del XX secolo appaiono più nervosi di quelli dell'inizio del secolo. E se lo zar aveva 179 cadetti su cui contare, relativamente parlando, in caso di crisi, Boris Eltsin si ritrova con meno di cento sostenitori. E tutti sanno che dentro il Cremlino un Parlamento ci starebbe tutto e bene. Ci stava «prima», al tempo dei comunisti. E non si vede perché non potrebbe starci anche oggi. Del resto, tra i deputati della Duma sono finiti ben 22 deputati dell'ex Urss e 67 del soviet supremo cannoneggiato. E altri 10 deputati dell'ex Urss, più 46 di Russia siederanno nel Consiglio della Federazione, la «camera alta» che, affinché non si sentisse troppo importante, ò stata collocata anch'essa in un edificio di terz'ordine. E' probabile che si ricordino. Così circola voce insistente che oggi, giorno fatidico dell'inaugurazione, una delle prime richieste dei legislatori, alti e bassi, sarà quella di traslocare subito, scranni e bagagli, tra le mura del Cremlino. Il presidente, è noto, non vuole. La sontuosa sala di quello che fu il Soviet dell'Unione l'ha trasformata nel proprio centro stampa. E la usa all'incirca due volte all'anno per parlare con i giornalisti. L'altra sala, ancora più bella, quasi nuova di zecca, la Sala dei Marmi, non la usa nessuno. E ce n'è perfino una terza, la storica Sala Sverdlovsk che, sotto una cupola verde su cui sventolava sempre la rossa bandiera proletaria, ospitava le riunioni del Comitato Centrale del Pcus. Giulietta Chiesa
Persone citate: Boris Eltsin, Eltsin, Giulietta Chiesa
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