ANALISI Alleanza acciaccata ma indispensabile di Aldo Rizzo

la Nato apre le braccia all'Est ANALISI Alleanza acciaccata ma indispensabile |H BRUXELLES JL ORSE il più bel discorso della prima giornata del vertice è stato quello del segretario generale della Nato, il tedesco Manfred Woerner. Di solito, i discorsi inaugurali e «istituzionali» sono privi d'interesse: sono, come si dice, discorsi di circostanza. Invece Woerner, che è un ex uomo politico di Bonn, ha subito detto, in maniera chiara e concisa, due o tre cose essenziali, che servono a far capire che cosa oggi è la Nato e qual è la sua utilità. Primo: la Nato avrà i suoi difetti, sarà invecchiata, ha «perso il nemico», cioè il comunismo sovietico, ma resta «la sola organizzazione collettiva di difesa funzionante nel mondo». E' «un elemento chiave di stabilità in un mondo sempre più scosso dall'instabilità, dalle crisi e dai conflitti»; per cui «nessun nuovo sistema di sicurezza in Europa è concepibile senza di essa». Secondo: avendo finora assicurato la difesa dell'Occidente, attraverso un vitale legame tra le sue due parti più importanti, l'America e l'Europa, la Nato ha adesso il compito di «proiettare la stabilità nell'Est», stabilendo stretti rapporti di collaborazione con i Paesi ex comunisti ed ex sovietici. E «nessun'altra organizzazione internazionale può rimpiazzarla in questo compito». Terzo: la Russia. Il messaggio della Nato nei suoi confronti «è chiaro e coerente», e cioè «sì a una sempre più stretta partnership con una Russia democratica e riformista, no a ogni ripresa di espansionismo». Parole ovvie? Fino a un certo punto. Piuttosto la riproposizione pacata, senza retorica, di alcune linee d'azione fondamentali, per l'Occidente, in un momento estremamente confuso e delicato del dopo-Guerra fredda. E infatti nessuno dei sedici capi di Stato o di governo ha potuto o voluto dire niente di diverso, nella giornata che ha visto l'invito definitivo e ufficiale ai Paesi ex comunisti a unirsi nella cosiddetta «Partnership for Peace». Circa quest'ultima, bisogna dire che la sua formulazione, appunto, ufficiale è meno vaga e compromissoria di quanto molti temessero. Certo, non è l'allargamento della Nato alla Polonia, all'Ungheria, eccetera, ma questo non è stato mai in discussione. Troppi problemi, politici e militari, rendevano e rendono impossibile un'immediata e completa estensione della garanzia atlantica a Paesi che attraversano ancora una fase convulsa di transizione, in un'arca geopolitica dominata dall'instabilità della Russia. Ma è stata avviata, in maniera concreta, una procedura di avvicinamento e di cooperazione, che può portare al momento opportuno all'inserimento vero e proprio nella Nato. Molto o tutto, è chiaro, dipende da come andranno le cose a Mosca, e la Nato si prepara ad ogni eventualità. Dunque, soddisfazione su tutto il fronte? Non esageriamo. Basti pensare alla tragica «impasse» bosniaca, nella quale anche la Nato si trova in difficoltà. Ma se mai si arriverà, o si arrivasse, a un intervento militare internazionale, questo di nuovo potrà avvenire solo mediante lo strumento atlantico. Sulla Bosnia ha detto parole chiare il presidente Clinton (che si preparava ad annunciare l'importante e speriamo durevole accordo sulle armi nucleari dell'Ucraina, un buon successo per il suo primo viaggio europeo). Ha detto Clinton che, se c'è da prendere una decisione, bisogna farlo senza giochi tattici o riserve mentali. Un monito opportuno, di cui oggi si vedranno gli sviluppi nel documento finale. Aldo Rizzo

Persone citate: Clinton, Manfred Woerner, Peace, Woerner