Dopo una settimana di polemiche e di riconciliazioni la rottura è diventata ufficiale Divorzio Berlusconi-Montanelli
Dopo una settimana di polemiche e di riconciliazioni la rottura è diventata ufficiale Dopo una settimana di polemiche e di riconciliazioni la rottura è diventata ufficiale Divorzio Berlusconi-Montanelli // direttore se ne andrà tra pochi giorni MILANO. A valanga dietro al sassolino Fede. Indro se ne va. Silvio si arrendo, gli scrive: «Non ti incoraggio, non ti ostacolo». I giornalisti del «Giornale» passano la giornata in assemblea. Quelli della Mondadori invitano Montanelli alla loro. La Fnsi protesta. Guai dappertutto. Finalmente Paolo Berlusconi, l'editore che nessuno riusciva mai a trovare, compare. Arriva teso nel primo pomeriggio al Giornale. I giornalisti gli chiedono di partecipare alla riunione. Lui dice: «No grazie». Si chiude in conclave con l'amministrazione. Ne emerge alle 16,30 e se la fila di corsa. Ci ripensa, esterna: «Apprendo con amarezza la decisone di Indro Montanelli». Niente male per essere al quarto giorno della telenovela. Non si sbilancia su considerazioni politiche, bada al sodo: «Montanelli ha detto che io non esisto. Credo di esistere e lo testimoniano le mille persone che lavorano per me. Ma non voglio polemizzare con Indro, non l'ho mai fatto. L'unico mio punto di dissenso sono i risultati del giornale dal punto di vista economico e delle vendite. Sarebbe meglio concentrarsi su un prodotto che soffre e rilanciarlo». Dunque si discuterà di quello: 7 miliardi persi nel 1993, 14 previsti nel '94. Un disastro. «Bisognerà convocare il consiglio di amministrazione e attuare tutti quei provvedimenti per invertire tale tendenza negativa». La sua versione finale è: «Questo caso è nato per l'appetito dei mass media». Qualcuno gli chiede: scusi, ha detto qualcosa a Montanelli? «Nulla». E un altro: scusi, ma perché l'altro giorno è venuto suo fratello Silvio in assemblea e non lei? Paolo non ha più tempo: «No comment». Sparisce. Invece restano (eccome) i giornalisti in assemblea. Quattro ore filate con un comunicato finale che appoggia il vecchio direttore. Un comunicato che viene messo ai voti: maggioranza a favore, una decina i contrari, dieci astenuti. L'assemblea chiede che la faccenda si chiarisca in fretta e dunque che editore e direttore parlino (finalmente) non solo e non più attraverso interviste e indiscrezioni all'universo mondo, ma pure a loro, i dipendenti. Chiacchiere di fine assemblea: seguirete in tanti Montanelli nella nuova scialuppa? «Tutti» dice un ottimista. «Trenta, quaranta colleghi» dice uno più realista. Si vedrà. Ma in verità corre anche un po' di amarezza: Indro non ha voluto partecipare all'assemblea perché «non c'erano novità», mentre nell'intervista a Mentana, quella delle 20, le novità le ha proprio raccontate con il suo perentorio: «Me ne vado». Dall'altra parte della barricata, studio del villone, Arcore, Berlusconi ha convocato i suoi tre tg per tripla intervista. Viso sorridente, ma parole dure: «Fino all'altro giorno a colazione nulla divideva me da Montanelli». E ora? «Ora apprendo con rammarico...». Ammette: «Il Direttore è rasse¬ gnato alla vittoria delle sinistre. Io no». Ripete: «Non ho mai interferito con la linea del Giornale». Ammette: «La sua decisione mi ha francamente stupito». La sera prima era letteralmente rimasto senza parole: «Montanelli se ne va? Non ci credo». L'intervista al Dottore passa sul Tg4 e Studio Aperto. Canale 5 invece la subordina a quella, ben più pepata di Montanelli. E' il botto di Mentana. I dietrologi fanno due conti e mettono un punto di domanda: che fa, Mentana si schiera con Montanelli? Risposta dell'interessato: «Non diciamo stronzate, faccio il giornalista». E poi per vocazione battutista: «Questo è il fatto del giorno, anzi del Giornale, io resto indipendente». La fronda, si sa, esiste anche in casa Fininvest e per la precisione dentro alla corazzata di Canale 5 con il suddetto Mentana, ma anche con Costanzo e con il direttore Giorgio Gori, che puntano i piedi e storcono il naso all'avventura politica del Dottore. Ora è questione di ore, magari di giorni. Il 14 si riunisce il consiglio di amministrazione del Giornale. Montanelli non dovrebbe tardare molto a lasciare libera la scrivania. In molti pensano che arriverà Vittorio Feltri, quello dell'«Indipendente», a guidare la riconquista dei lettori e (sono parole di Berlusconi) a fortificare «la battaglia contro le sinistre». Fino ad allora cento comunicati al dì scandiranno l'attesa. Pino Corrias
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