Domani il dibattito sulla mozione di sfiducia a Ciampi, ma il Capo dello Stato ha deciso Elezioni, Scalfaro accelera

Domani il dibattito sulla mozione di sfiducia a Ciampi, ma il Capo dello Stato ha deciso Domani il dibattito sulla mozione di sfiducia a Ciampi, ma il Capo dello Stato ha deciso Elezioni, Scalfaro accelera Per evitare «giochi» ora punta al 20 marzo ROMA. Tace il Quirinale, da tre giorni quasi del tutto isolato. Tace il presidente del Consiglio, Ciampi, che a Bruxelles ha annullato la conferenza stampa non sapendo cosa dire ai giornalisti italiani ansiosi di sapere cosa farà nel dibattito sulla sfiducia al governo che si apre domani pomeriggio a Montecitorio. Si dimetterà e Scalfaro scioglierà subito le Camere? «Per far bene bisogna immergersi solo nei problemi che si hanno di fronte» ha spiegato Ciampi ai cronisti delusi. Si chiudono su se stesse le massime cariche dello Stato, come alla vigilia di decisioni importanti sulle quali non si deve fare trapelare la minima indiscrezione. E questo silenzio ostentato, in quella parte della Roma politica che si agita quasi con disperazione perché non si rassegna alle elezioni anticipate, viene letto come un segnale conclusivo. Come la tanto temuta parola «fine». Il tempo pare favorire le operazioni di chi punta a provocare disorientamento e confusione. I veleni del Sisde, le bombe debbono fare rinviare le elezioni o avvicinarle? Non è da escludere che il Presidente della Repubblica abbia deciso che si possa andare a votare addirittura il 20 marzo. Entro domani sera si dovrebbe avere la risposta, si tenga o no il dibattito sulla sfiducia chiesto con la mozione presentata da Marco Pannella. E anche questa della mozione ò diventata una storia intricata. Annunciata prima di Natale e sottoscritta da oltre 150 deputati, in buona parte speranzosi di potere ritardare lo scioglimento delle Camere o facendo cadere il governo o facendolo cambiare, la mozione rischia ora di tornare come un boomerang contro i suoi promotori. Le rivelazioni sul Sisde hanno sparso benzina sulla scena politica e istituzionale e il dibattito di domani rischia di diventare la miccia che appicca l'incendio. Eventualità che giustificherebbe l'immediato scioglimento delle Camere nel caso Scalfaro non lo avesse già deciso. La mozione doveva ritardare le elezioni (anche se Pannella puntava soprattutto a cambiare il segno politico del governo Ciampi) e rischia invece di accelerarle. Accortisi dell'errore, i democristiani stanno lavorando per far ritirare le firme dei loro deputati. «In queste condizioni la mozione andrebbe responsabil¬ mente ritirata per concordare una fiducia motivata», suggerisce il sen. Granelli. Era circolata la voce che lo stesso Pannella volesse ritirare la mozione ma lui ha smentito: «Non ne ho alcuna intenzione. Se c'è qualcuno che vuole tornare indietro venga fuori. Sono, comunque, certo di mantenere almeno 65 sottoscrittori». E per salvare la mozione di sfiducia bastano 63 firme. Se c'è mozione, c'è dibattito. Questo pomeriggio i capigruppo della Camera decideranno come dovrà svolgersi dopo che Ciampi avrà chiarito se intende intervenire per primo o no. Circola il ti¬ more che il dibattito da Ciampi si trasferisca sul ministro dell'Interno Mancino con lo scopo di invalidare colui che dovrebbe portare il Paese alle urne. Ma la posizione del ministro è stata chiarita dalla magistratura e, comunque, sarebbe un suicidio politico per i vecchi alleati di governo (de, psi, psdi, pli) attaccare frontalmente uno dei loro. Se non ci saranno colpi di scena, domani Pannella dovrebbe aprire il dibattito illustrando la sua mozione, seguirebbero le dichiarazioni dei capigruppo e, in serata, Ciampi avrebbe il quadro preciso della situazione. An¬ drebbe così da Scalfaro a riferire e il Presidente della Repubblica potrebbe sciogliere le Camere. Subito? I presidenti delle Camere non sarebbero contrari, a quanto pare. E' per tempi veloci anche il presidente del Senato, Spadolini, che sabato scorso dalle pagine del Messaggero esortò: «Si vada al voto con i nervi saldi». Diceva ieri sera a Mixer il segretario della de Martinazzoli: una data va fissata al più presto perché «questo balletto sulle date sta rovinando i giorni della politica». Alberto Rapisarda Rassegnata la de: una data va decisa al più presto LE ELEZIONI SIMULATE DI DOMENICA 9 GENNAIO PER LA CAMERA DEI DEPUTATI NB: I DATI RIGUARDANO LE PERCENTUALI DI VOTO, NON IL NUMERO DI SEGGI CONQUISTATI IL BLOCCO B09SI-BERLUSC0NI-PANNELLA NON E" ANCORA UFFICIALE Scalfaro e, sopra, il presidente del Senato Giovanni Spadolini

Luoghi citati: Bruxelles, Roma