Hollywood trasloca e cotonizza Londra di Fabio Galvano

Arrivano Stallone e Culkin «la peste». La Roberts reciterà nella storia di Jekyll Tante pellicole con produzioni e star Usa: costano meno lld l Hollywood trasloca e cotonina Londra LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il cinema inglese risorge, dopo un lungo sonno. Riscoperti da Hollywood, i grandi studi attorno a Londra si sono improvvisamente ripopolati. Ieri in quelli di Twickenham è cominciata la lavorazione di «Scarlett», l'atteso seguito di «Via col vento», che è in realtà un telefilm ma per il quale sono stati varati bilanci e fanfara da megafilm. Anche altrove - a Pinewood e a Shepperton, per esempio - il carnet dei produttori si sta riempiendo. Arrivano Sylvester Stallone, Julia Roberts, Macaulay Culkin, persino Disney, per non dire di James Bond. L'Inghilterra cinematografica è scossa da improvvisi fremiti, dovuti a una favorevole congiuntura in cui il rapporto qualità-prezzo non gioca certo a favore di Hollywood. Vecchi teatri di posa quasi abbandonati vengono rimessi in sesto, mentre addirittura se ne creano di nuovi: il cinema potrebbe diventare di casa persino in uno dei giganteschi hangar di Greenham Common, la base inglese per i missili Cruise ora abbandonata. E' la dimostrazione - forse anche una lezione per altri Paesi europei - che la qualità ha il suo peso; che, alla lunga, il rifiuto di scadere a un'effimera produzione dozzinale paga. Hollywood si sposta in Inghilterra perché i tecnici inglesi sono considerati i migliori al mondo, soprattutto per quanto riguarda gli effetti speciali; e perché si sono rivelate false economie quelle che si faceva¬ no girando film nell'Europa dell'Est, sovente con impianti scadenti, addirittura con problemi di energia e quindi di illuminazione. Sly Stallone è così atteso nelle prossime settimane per la sua prima pellicola inglese, «Judge Dredd». A marzo arriverà Julia Roberts per sostenere la parte della protagonista in «Mary Riley», la storia di Jekyll e Hyde vista attraverso gli occhi della cameriera Mary. E' il film, detto per inciso, che ha fatto dell'attrice americana la più pagata al mondo (8 milioni di dollari). A fine estate, a Pinewood, Timothy Dalton darà vita al 17° film della serie di James Bond: reduce dalla difficile impresa che consiste nel raccogliere in «Scarlett» l'eredità di Clark Gable, e nel ricreare con Joanna Whalley-Kilmer l'elettrica sensualità di Rhett Butler alle prese con Vivien «O'Hara» Leigh, aprirà la strada ad altre produzioni americane. La Disney intende girare a Londra - con un budget di 67 miliardi che è identico a quello di «Scarlett» - il film «Fumo e specchi», la storia dell'illusionista francese Robert Houdini. Los Angeles è diventata «inospitale», spiega laconicamente Marty Katz, uno dei maggiori produttori della Disney che è anche stato a capo dei teatri di posa di quella casa cinematografica. La Warners è pronta a trasferirsi sul Tamigi con Macaulay Culkin, il terribile bambino di «Mamma ho perso l'aereo», per portare sullo schermo il fumetto Richie Rich. Paul Oliver, che dirige gli studi di Shepperton dove si stanno spendendo due miliardi e mezzo per due nuovi teatri di posa, dice di non avere mai visto un tale interesse da parte dei produttori americani. E' in trattativa, dice, per otto film: «Dovremmo concludere per almeno quattro». La British Film Commission, fondata due anni fa proprio per coordinare l'attività degli studi cinematografici britannici, è riuscita a persuadere gli americani. Diretta da uno dei personaggi più noti di qui, Sydney Samuelson, è dietro il progetto di sostituire con la celluloide i missili di Greenham Common: l'hangar in questione misura oltre 8 mila metri quadrati, il doppio del teatro di posa di Pinewood usato per l'agente 007. Dietro l'improvviso amore per Londra - a cui non corrisponde per ora un rilancio di film anche ideati e finanziati in Inghilterra - ci sarebbero secondo la stampa inglese i nomi di Steven Spielberg e Martin Scorsese, entrambi ammiratori e sostenitori del «knowhow» britannico. Spielberg ha già girato in Inghilterra i tre film di Indiana Jones e «Roger Rabbit»: «Ho avuto la fortuna di potere sfruttare il patrimonio di talento dell'industria britannica», dice: «Spero che altri incoraggino l'espansione di quella base di tecnica creativa». E anche se ci si può domandare quale peso possa avere il suo atteggiamento sul fatto che Hollywood continua a negargli l'Oscar, le sue dichiarazioni non fanno che del bene al cinema britannico. Fabio Galvano Arrivano Stallone e Culkin «la peste». La Roberts reciterà nella storia di Jekyll Nella foto grande l'attrice Julia Roberts: sarà protagonista nel film «Mary Ripley». Sopra Sylvester Stallone