Angeli e demoni russi per elevare lo spirito di Sergio Trombetta

Angeli e demoni russi per elevare lo spirito Icone di carta dei «Vecchi credenti» a Venezia Angeli e demoni russi per elevare lo spirito LI VENEZIA A bojaryna Morozova, occhi infuocati di passione religiosa, volto lìvido di freddo, sta al centro di un famoso quadro di Surikov: è adagiata su una povera slitta che la trascina verso l'esilio; alza il braccio destro tenendo il pugno chiuso tranne l'indice e il medio che sono ben diritti e uniti. Alla destra del quadro, accoccolato sulla neve, vestito di stracci, uno jurodivyj, un folle di dio, le risponde con lo stesso gesto. Se si esclude l'opera di Musorgskij Kovàncina, quel quadro è una delle poche testimonianze nella cultura russa ufficiale del secolo scorso sui «Vecchi Credenti», la setta religiosa nata dallo scisma conservatore del quindicesimo secolo che si sviluppo in reazione alla riforma del patriarca Nikon. Oggetto di infinite persecuzioni alternate a momenti di tolleranza, gli «Staroverye», i Vecchi Credenti, continuano ancora oggi a farsi il segno della croce con due dita (dvumjà perstàmi), l'indice e il medio, e non con tre come fanno gli ortodossi riformati da Nikon a indicare la divina trinità. E quelle due dita alzate della Bojaryna Morozova sono simbolo di resistenza e di fede. Capeggiati nel Seicento dalla forza spirituale incrollabile dell'arciprete Awakum, rifugiati nelle zone impervie e fredde nel Nord della Russia dove fondarono importanti monasteri, i Vecchi Credenti a partire dalla seconda metà del 700 e per tutto F800 elaborarono una forma d'arte naif: il «risovannyj lubok», cioè disegni a tempera su carta realizzati con la tecnica delle icone, che illustravano fatti storici e religiosi a scopo di elevazione morale. Creati con materiali deperibili, 74 di quei dipinti, provenienti dal museo di Storia russa di Mosca, sono esposti a Venezia nella chiesa di Santa Maria delle Grazie fino al 20 febbraio, in una mostra che ha per titolo «Angeli e Demoni, il fantasti- co popolare in Russia fra il 700 e F800» ed è stata curata dallo slavista Fabio Ciofi degli Atti e dalla specialista russa Elena Itkina. Attraverso questi fogli passa l'intera storia russa, dalla battaglia di Kulikovo, del 1380, quando i russi sconfissero i khan tartari, sino alla guerra di Crimea contro i turchi. Abbondano i temi religiosi, sempre tendenti a porre in risalto la giustezza dell'Antica Fede rispetto a quella riformata del patriarca Nikon. Non mancano le vite dei Santi o riferimenti alla mitologia slava: per esempio le sirene incantatrici a forma di uccello Sirin e Alkonost. Una riscrittura della storia, una reinvenzione dell'universo che ha per primo scopo quello di contribuire a tenere salda la fede. «La tecnica di esecuzione del lubok dipinto è singolare - spiega nel saggio in catalogo pubblicato da Marsilio Elena Itkina -. I fogli murali sono colorati a tempera diluita sopra un leggero disegno a matita, la cui traccia è visibile solo là dove non è stata del tutto cancellata. I maestri impiegavano colori stemperati in una emulsione d'uovo o resina». Una tecnica pittorica molto simile a quella con cui venivano dipinte le icone, sottolinea Fabio Ciofi degli Atti: «I Vecchi Credenti adottano, semplificandola al massimo, la tecnica delle icone dalla sintassi quanto mai semplice: costruzioni paratattiche facilmente leggibili, prospettiva rovesciata, in cui il punto focale non è l'occhio dell'osservatore ma i soggetti raffigurati... Ma si tratta solamente di tecniche, perché il mondo delle icone è totalmente estraneo ai dipinti esposti. Se per il pittore di icone i vincoli con la realtà sono stabiliti una volta per sempre, gli anonimi autori dei fogli in mostra vogliono giudicare la storia e la giudicano con grande fermezza». Sergio Trombetta «II Paradiso» uno dei 74 inchiostri colorati a tempera su carta esposti a Venezia. L'autore è un anonimo del XIX Secolo

Persone citate: Fabio Ciofi, Marsilio Elena Itkina, Morozova, Musorgskij

Luoghi citati: Crimea, Mosca, Russia, Venezia