Bosnia stavolta si bombarda
ESCALATION NEI BALCANI Bosnia, stavolta si bombarda L'Alleanza preme per un intervento aereo ESCALATION NEI BALCANI BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Secondo l'agenda prevista, i capi di Stato e di governo dei 16 Paesi Nato avrebbero dovuto ignorare il conflitto nell'ex Jugoslavia, ma l'insistenza francese per una dichiarazione «forte» ha piegato la resistenza americana. Ora, secondo il premier belga Jean-Luc Dehane, i leader «intendono prendere seriamente in esame» l'ipotesi di lanciare attacchi aerei contro i irbi che assediano Sarajevo e le altre città musulmane. E lo stesso segretario di Stato Usa Warren Christopher ha parlato di «intensi» colloqui, in vista di azioni militari, «qualora le circostanze le rendessero necessarie». In realtà, la Nato aveva deciso già nell'agosto scorso di lanciare attacchi aerei per evitare lo strangolamento di Sarajevo, e in difesa dei caschi blu impegnati in Bosnia, ma il Segretario generale dell'Orni Boutros Ghali, l'unico a poter dare l'ordine di attacco, non ha mai vo¬ luto arrivare a tanto. Ora, il comandante delle truppe Onu in Bosnia, il francese Jean Cot, ha chiesto a gran voce il diritto di chiedere l'appoggio aereo della Nato, scontrandosi però contro un netto rifiuto del «numero uno» delle Nazioni Unite. Secondo quanto ci ha riferito un alto funzionario dell'Alleanza atlantica, al comunicato finale dovrebbe essere aggiunta una dichiarazione che «metta in guardia i serbi, e soprattutto confermi la disponibilità della Nato ad intervenire con l'aviazione a difesa dei convogli umanitari, di Sarajevo e delle altre sacche». Questo, nelle speranze dei francesi, dovrebbe accrescere la pressione su Boutros Ghali, nella speranza che il Segretario dell'Onu «autorizzi i comandanti dei caschi blu a chiedere l'aiuto della Nato in certi casi specifici». Eppure non è un segreto per nessuno che gli americani puntano i piedi. Clinton ha posto come condizione ad ogni intervento militare Usa l'approvazione del Congresso, e pensare di ottenere l'ok di deputati e senatori per ogni raid aereo è perlomeno bizarro. Non che l'Europa abbia finora mostrato maggiore determinazione nell'affrontare il conflitto jugoslavo, anzi. Ma proprio la Bosnia potrebbe diventare il banco di prova del futuro «pilastro europeo» dell'Alleanza atlantica. Il graduale disimpegno americano dal vecchio continente, malgrado le pubbliche assicurazioni di Clinton sul contrario, è ormai un fatto acquisito. A dimostrarlo sono gli stessi numeri: Washington sta già riducendo la sua presenza militare in Europa da 250 a centomila uomini. Allargamento ad Est e politica verso la Russia a parte, dunque, il punto principale che i leader dei Sedici discuteranno è la creazione di «gruppi multinazionali interforze» unicamente europei. Questi gruppi, «separabili ma non separati» dalle strutture Nato, potranno sostituirsi interamente ai comandi dell'Alleanza per portare avanti operazioni cui gli americani non vogliono partecipare. Queste nuove strutture, ponendosi sotto l'ombrello della Ueo (il braccio armato dell'Unione europea), potranno utilizzare tutte le strutture dell'Alleanza, dalla logistica all'intelligence, per realizzare sia «missioni fuori area», sia azioni di mantenimento della pace, sia, come ci ha detto il funzionario Nato, «operazioni che non siano proprio di pace, ma mirate a particolari interessi». Parlare di una Comunità di difesa europea è prematuro, ma la prima pietra verrà posta oggi stesso. Fabio Squillante
Persone citate: Boutros Ghali, Clinton, Fabio Squillante, Jean Cot, Warren Christopher
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