Svolta nelle indagini per la morte della ragazza, colpita da una pietra sull'Autobrennero Verona presi gli assassini del sasso

Svolta nelle indagini per la morte della ragazza, colpita da una pietra sull'Autobrennero Svolta nelle indagini per la morte della ragazza, colpita da una pietra sull'Autobrennero Verona, presi gli assassini del sasso Due confessano: lo abbiamo fatto per noia VERONA DAL NOSTRO INVIATO Esce nel cortile della questura, cammina svelto e si butta dentro la macchina della polizia come in un piccolo rifugio. Lo portano al carcere del Campone. E' stato lui a lanciare, dal cavalcavia dell'autostrada, quel sasso che ha ucciso Monica Zanotti, 25 anni. Lui di anni ne ha diciannove, si chiama Marco Moschini, è di Palazzolo di Sona. Faceva il falegname. E di sera andava in discoteca, o al bar, come tanti altri. Accanto a lui, tra gli agenti, c'è un altro di questi ragazzi di paese: Riccardo Garbin, operaio, di Bussolengo. Hanno confessato quel gioco idiota, micidiale, il tiro al bersaglio con le pietre dal ponte sopra l'asfalto. Adesso devono rispondere di omicidio doloso e attentato alla sicurezza dei trasporti pubblici. «Roba da ergastolo», dice il questore Ruggero Borraccino. Il giudice per le indagini preliminari, Carmine Pagliuca, ha firmato l'ordine di custodia cautelare. Anche per un terzo ragazzo, che non si è ancora riusciti a rintracciare. Quella notte del 29 dicembre scorso, lungo il tratto di autostrada che taglia per Bussolengo, Monica Zanotti che viaggia in macchina accanto al fidanzato, Davide Perbellini, 25 anni. Il colpo secco, il sasso che squarcia il tetto della vettura, ed è un proiettile per la ragazza. Monica si prende il viso insanguinato tra le mani, poi s'accascia. La corsa pazza di Davide, per portarla all'ospedale. E lei che muore prima che i medici possano far qualcosa. Lassù, nell'ombra del cavalcavia, c'erano tre ragazzi che giocavano con la vita di chi passava di sotto. E ridevano. Tre diciannovenni, con la stessa voglia violenta. Il questore tira un sospiro, adesso che due sono stati presi e forse per il terzo è questione di ore. «Quanta ansia, in questi giorni. Altri giovani potevano essere indotti all'imitazione, cercare in questi gesti crudeli uno sfogo a qualche insoddisfazione esistenziale. E il capo della polizia ha diramato direttive in tutta Italia, perché fossero rafforzati i servizi di prevenzione». In questura c'è anche il comandante della polizia stradale del Veneto, Giuseppe Poma, che ha passato giornate intere a dirigere le ricerche dei killer: «Questo terribile tiro al bersaglio è più praticato di quanto si pensi». Il lungo giro nelle sale da ballo, nei bar, nelle piazzette di paese dove di solito i ragazzi si radunano. Prima o poi i nomi di quelli che hanno ucciso Monica Zanotti sarebbero saltati fuori, da un discorso tra una birra e l'altra. E infine qualcuno ha parlato: c'erano quei tre, sul cavalcavia. E non era la prima volta che ci andavano. Ci saranno stati altre sei o sette volte. E lui, Marco Moschini, se ne vantava, come se fosse di ritorno da una spedizione notturna. Dicono che erano soltanto «bravate», adesso che li hanno arrestati. Sono andati a prenderli di mattina presto. E hanno resistito poco agli interrogatori. Com'è andata, quella notte? Si sono trascinati di qua e di là, a spartirsi la noia. Si sono fermati in una birreria. Le solite facce, le solite chiacchiere. Hanno bevuto qualcosa. Ma non erano ubriachi, dicono. Marco voleva «ravvivare» la serata che si spegneva: «Ragazzi, perché non andiamo sul cavalcavia?». A cosa fare lo sapevano tutti e tre. «Vuoi venire anche tu?», hanno detto a uno che s'era seduto al tavolo con loro. «No, ragazzi, meglio andare a dormire». Loro tre sono saliti in macchina. Pochi munuti dopo erano lassù, sul ponte sull'autostrada. Poi Marco ha fatto volare oltre la rete quel macigno. I genitori di Moschini e Garbin non sapevano niente. Quando sono andati a prendere i loro figli, hanno detto quello che dicono un padre e una madre: «Il nostro è un ragazzo tranquillo, non può aver fatto una cosa del genere: vi sbagliate». Poi, la mamma di Marco, Laura, che si precipita in questura, il cuore in gola. Si sente male, devono portarla all'ospedale. Che Moschini e Garbili sono stati arrestati l'ha saputo, dalla televisione, anche Davide Perbellini, il fidanzato di Monica. Aveva visto le loro ombre, per un attimo, su quel cavalcavia. «Voglio parlare con chi ha ucciso Monica - dice - e spiegargli come mi ha rovinato la vita». Palazzolo di Sona, il paese di Marco, sulla collina che sovrasta la strada che conduce al Lago di Garda, impigrisce nel primo pomeriggio della domenica. Villette nuove lungo la salita, le fabbriche di scarpe intorno, qualche contadino che ancora lavora nei campi. Due bar, una pizzeria, e basta. Un gruppo di ragazzi sta addossato al muro di una casa, a guardare la pioggia che immalinconisce. Dice uno: «Moschini? Lo conosco, ma poco. Sì, è sempre stato uno tranquillo, almeno così mi è sembrato. Che andasse a tirare i sassi sull'autostrada sarebbe stata l'ultima cosa cui avrei pensato». E un altro: «Noi stiamo ancora cercando di capire perché abbia fatto quella pazzia». Giuliano Marchesini Si cerca il terzo complice Gioco crudele ripetuto più volte Rischiano l'ergastolo i£L Ili mmmmmmwmm LA BANDA DEI VIADOTTI Marco Moschini 20 ormi, falegname, Riccoido Goibin, 20 anni, opero o, e un altro ragazzo di 19 anni, ricercato. Lanciavano sassi dot viadotti sulle macchine in transito sull'autostroda. Il 28 dicembie 1993 hanno ucciso Monica Zonotti. mmmmmMmmmmm DELITTO MASOTTO 30 giugno 1991 Villalronco (Verono). C. I, 16 onni, G. C. di 15, minorenni difficili, regozzi di snodo. Vengono arrestati con l'accusa di omicidio. Nel corso di un banole litigio al Luna Park, movsociano di botte Ivano Masotto, 21 onni in mezzo alla folla che assiste inerme senza intervenire. jiiiiil! mmm Wmmm Wm lilllllll iiìm OMICIDIO MASO Pietro Moso uccide i suoi genitori Antonio e Morio Roso il 17 aprile 1991 a Veiono. Lo fa insieme o tre complici: Giorgio Carbognin, Paolo Gavazzo e un minorenne. Saia condannalo o 30 anni, i complici a 26. Li uccide perché volevo ereditare e spendere i soldi per fare la bello vita. II il Ili LA GANG DELLE COPPIETTE Gianluca Voglia e Hans Peli di 21 onni, Andreo Gitani di 19. Rapinavano coppiette. 1118 dicembre 1993 nel coiso di un assalto uccidono Giuseppe Focchetti e chiudono nel bogogliaio Coda Chiaf assieme ol corpo senza vita del suo uomo. IL CASO ZA. ELLA Molleo Zanella, di Porona, 22 onni, il 1° dicembre 1993 viene denunciato dai due balordi che avevo ingaggiato (con dieci milioni di anticipo) per foie uccidere i genitori colpevoli di non avergli rivelalo lo suo adozione, (ircoslon'fl noi smentila in quonlo tiglio naturale. CASO LUDWIG Marco Furlan e Wolfang Abcl, autori di una coleno di omicidi siglati Ludwig, tra il 19/7 e il 1984, nell'Italia noid-orientolc. Omicidi feioci, a sfondo nazista. Sorpresi a Castiglione delle Stivieie mentre danno fuoco a uno discoteca. Condannati o 27 onni di corcore, Furlan riesce a evadere primo che la sentenza sia definitiva. mw yyy'-yy.-;. ili?; H il ....... ... ... ■ ■ BIP; mecumca Sopra, uno dei killer: Marco Moschini. A fianco la Renault Espace su cui viaggiava la vittima, Monica Zanotti

Luoghi citati: Bussolengo, Italia, Sona, Veneto, Verona