Tomba giù ma c'è Belfrond

46 Il valdostano secondo nel gigante di Kranjska dove il bolognese va ko Tomba giù, ma c'è BeKrond Vince Nyberg, oggi slalom KRANJSKA GORA DAL NOSTRO INVIATO Un uomo è salito sul podio, la sua tuta era arancione, un italiano, ma il suo nome non era Alberto Tomba. E' stata una sorpresa, una bella sorpresa: l'impresa di Matteo Belfrond, valdostano, secondo alle spalle di Nyberg per l'inezia di 12 centesimi, un soffio nel vento, ha un poco cancellato la delusione per l'uscita di Alberto regalando il sorriso a un ragazzo bravo e modesto, un ragazzo pieno di virtù e di sfortune. Pioveva da matti, sulla Vitranc avvolta dalle nubi, la seconda manche era una regata con gli sci, ai limiti della regolarità e forse anche un po' oltre. Matteo, quarto dopo la prima manche per una manciata di centesimi, era al traguardo dopo la fatica, battuto solo da Nyberg. Ma dovevano ancora scendere in tre, Mader, Von Gruenigen, Aamodt, e sbagliavano tutti e tre. Aamodt, sfortuna nera, perdeva gli occhiali. Matteo restava secondo, applaudito dalla folla, complimentato da Tomba. «Le mie previsioni erano giuste: adesso dovrai pagarmi da bere». Alberto, che dimentica alla svelta, aveva già cacciato dalla mente il brutto ricordo della prima manche (tracciata da Thoeni), una quarantina di secondi di gara, una porta blu dopo l'intermedio (ottimo), una curva a destra, la scivolata sull'interno, lo scarpone che sfiora la neve, gli sci che si toccano, addio al gigante e forse ai sogni di Coppa. «Hanno buttato troppo solfato: era difficile sciare e in gigante non ero più abituato a piste così preparate» ha detto Alberto. Poi ha fatto una battuta. «Sono uscito a So.iden nel primo gigante della stagione e qui a Kranjska Gora nel primo gigante dell'anno: meglio adesso che più tardi». Cioè alle Olimpiadi. Le previsioni di Tomba, per le quali Matteo dovrà offrire una bevuta, riguardavano l'estrazione dei numeri, la sera prima. «Era l'esordio nel primo gruppo, non avevo mai preso parte alla cerimonia: come ultimo nella lista mi è capitato il 15 mentre Barnessoi, davanti a me, ha avuto il 6. Temevo, con una prova modesta, di perdere subito il privilegio di partire con i migliori. Alberto mi ha dato una pacca sulle spalle: vedrai che la prossima volta sarai a metà, mi ha detto. Aveva ragione: sono stato sfortunato nel sorteggio, però una buona stella mi ha guidato in gara». Gli altri, a cominciare da Aamodt (che in classifica generale è stato scavalcato da Mader), erano furenti per la pioggia e magari anche con gli organizzatori, lui, Matteo Belfrond ringraziava il cielo per il doppio regalo: in fondo, mentre scendeva attaccando e rischiando, bravo, solo poche gocce ostacolavano la sua felice danza fra i pali. Matteo Belfrond non è più un ragazzino, il che non vieta a nessuno, tanto meno a lui, di coltivare sogni e speranze di gloria. Ha 26 anni compiuti e vive a Courmayeur. Padre albergatore, fidanzata maestra di sci, dieci anni di onesta e oscura carriera con sci e scarponi, e in mezzo un intervento chirurgico all'ernia del disco che gli ha lasciato in sgradito regalo un fastidioso mal di schiena. Matteo non era mai salito sul podio. Il suo miglior risultato, prima di ieri, era il settimo posto a Soelden, però in tutti i giganti della stagione si è piazzato nei primi quindici dimostrando valore, è ovvio, ma soprattutto continuità, una dote che manca ai compagni suoi, quasi tutti incapaci (a parte Koengsrainer, decimo all'arrivo e terzo tempo nella seconda discesa) di mettere insieme due manches di seguito. E pensare che Matteo, all'inizio della stagione, sembrava vuoto di stimoli. Betrocesso nel gruppo B di slalom, si era posto un limite: era cioè deciso a smettere se non fossero arrivati i risultati. Adesso è nel primo gruppo e pensa alle Olimpiadi, sale sul podio, risponde alle do¬ mande dei cronisti, è insomma l'uomo nuovo del gigante. Con molta serietà, buon segno, ha dato appuntamento a tutti martedì prossimo a Hinterstoder. Oggi, per intanto, si continua a sciare sulle nevi ricche di solfati di Kranjska Gora. C'è lo slalom e Tomba è favorito e conta i nemici. Il più pericoloso è Jure Kosir, che vive proprio qui e conosce a memoria il pendio. «Si è allenato a lungo sulla pista durante la sosta» ha detto Tomba. Ma anche lui aveva fatto la stessa cosa al Sestriere: e nessuno si era lamentato, quando Alberto aveva vinto. Carlo Coscia 46 Matteo Belfrond, ventiseienne di Courmayeur, nel suo primo giorno di gloria

Luoghi citati: Courmayeur, Kranjska Gora, Sestriere