Il segreto del miracolo grigiorosso è nelle idee e nei metodi di un vecchio gentiluomo Luzzara presidente dell'altro calcio di Fabio Vergnano

Il segreto del miracolo grigiorosso è nelle idee e nei metodi di un vecchio gentiluomo Il segreto del miracolo grigiorosso è nelle idee e nei metodi di un vecchio gentiluomo Luzzara, presidente dell'altro calcio «Con Vietili scovai il tesoro» y ASPETTANDO L'INCONTRO CON LA JUVE OCREMONA DIA VA il calcio, ma dopo la morte del figlio appena ventenne ne ha fatto una ragione di vita. Domenico Luzzara, da ventisette anni presidente della Cremonese, non ha lo stile dei berlusconiani, né l'aria furbona di tanti maneggioni che gravitano attorno al mondo del pallone. E' uno che ti racconta sempre la verità, non la sua verità, uno che non recita anche se ha fatto la «spalla» di Tognazzi. Un dirigente un po' fuori dal tempo, insomma, di quelli che piacciono tanto a Boniperti al quale è legato da amicizia anche se oggi spera di batterlo. Onesto, ma non stupido, capace di far quadrare i conti con mille salti mortali, come un commerciante che a fine giornata controlla l'incasso della propria bottega. In un mondo in cui tutti parlano troppo, lui agisce. Una volta gli bastava una stretta di mano e l'affare era fatto. Oggi anche il ragionier Domenico si è adeguato all'andazzo e sta sul chi va là. Quando sente profumo di fregatura scappa via. «Sono una persona perbene e capisco al volo quelli come me. Non tratto con i Massimino». Del resto senza una salda reputazione e un pizzico di astuzia contadina sarebbe finito sbranato. Invece la Cremonese va, su e giù tra la A e la B, ma sempre con un'immagine di società pulita. I suoi punti di rife¬ rimento sono sempre stati Boniperti e Mantovani. Con loro ha concluso gli affari più ghiotti, ha portato nelle casse della società il denaro che gli ha permesso di tirare avanti. Racconta: «Il destino di una provinciale che voglia sopravvivere con un bilancio sano è quello di avere un vivaio forte e sperare di scovare qualche talento da vendere ai grossi club. Noi spendiamo due miliardi e ottocento milioni l'anno per i nostri ragazzi. Ne abbiamo centoventi, li curiamo come dei figli prelevandoli a casa e riportandoli dopo l'allenamento. Una pazzia? Non so, certo la nostra politica paga. Se non avessi scovato Vialli, come avrei potuto mettere in cassa gli oltre due miliardi che mi dette Mantovani dieci anni fa, facendomi fare il colpo del secolo?». Già ma Vialli è uno. Quest'anno proverà il secondo colpo a sensazione con Tentoni, che sarà certamente ceduto a fine stagione e per il quale accetta offerte fin da oggi. E il resto? I fenomeni non si trovano sotto le zucche che dalle parti di Cremona crescono abbondanti. Ma il presidente del calcio a misura d'uomo spiega che non ci sono segreti particolari per evitare la bancarotta: «Ci vuole buon senso e conoscenza dei propri limiti. A volte anch'io mi meraviglio per quel che riusciamo a fare. Un passettino alla volta e soprattutto nessun dramma se i conti calcistici non tornano. Quelli economici, invece, non sono mai in rosso. Soltanto negli ultimi due anni ci siamo indebitati, però con giudizio. Ma sarebbe stato un delitto smantellare una squadra come questa. Diciamo che è stato un rischio calcolato e oggi non ne sono pentito». E gli incassi? Un pianto. «Abbiamo i prezzi dei biglietti più bassi, gli abbonamenti pure. Ma una media di quattromila paganti a partita è una miseria. La Cremona del benessere non ci dà una mano. Io forse sono un po' pazzo, ma tengo duro. E' una promessa die ho fatto a mio figlio. Continuare è un modo per ricordarlo». Ma che problemi volete che abbia una società che festeggia perfino una retrocessione come è avvenuto al termine della stagione '84-85? Non è retorica definire Luzzara il presidente di un calcio che farebbe rabbrividire Berlusconi. Eppure, sorpresa, al Dottore anche la Cremonese farebbe un monumento. Ammette: «Per le piccole società il suo arrivo è stato una manna. Più c'è gente che spende, meglio è per noi. Ha fatto lievitare gli ingaggi, ma sono più i vantaggi che i disastri che ha prodotto. Forse darà fastidio alle grandi. Alla Juve, per esempio. Una volta il mio amico Boniperti era il mio punto di riferimento, i miei campioni erano suoi, Vialli a parte. Oggi mi sembra in diffi- colta, un po' fuori dal tempo. Ma gli faccio una promessa: a parità di offerta, Tentoni lo vendo a lui e non al Milan. E questa volta la Juve non sbaglierebbe più». E' lontanissimo il giorno in cui pronunciò la storica frase: «Chi sono quegli imbecilli che spendono soldi per il calcio?». Ma come allora il ragionier Domenico continua a evitare le pazzie e a fare i conti su un foglietto di carta come il salumiere sotto casa. Quella è la sua contabilità. Solo che Tentoni e Maspero non li venderà al prezzo di prosciutto e mortadella. Fabio Vergnano A parità di offerte Tentoni lo venderò all'amico Boniperti

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