Formaggi, i piccoli produttori crescono

Formaggi, i piccoli produttori crescono La Regione vara un piano: saranno rinnovati gli allevamenti, migliorate la qualità e la lavorazione Formaggi, i piccoli produttori crescono Dalla Basilicata è partita la sfida per conquistare il mercato LE NUOVE REALTÀ' LE nicchie di mercato, nella nuova economia postindustriale, sono quelle che permettono alla produzione di elite e ai piccoli commercianti di resistere alle grandi industrie e alla grande distribuzione. Questo principio vale anche in agricoltura, specie in Italia, dove esistono centinaia di prodotti tipici con solide e antiche tradizioni. Molti di questi prodotti si enumerano nel settore caseario: se De Gaulle si lamentava perché non si poteva governare un Paese che aveva più di 300 formaggi, lo stesso si potrebbe dire per l'Italia. E molti sono formaggi «da scoprire», nel senso che hanno sapori, caratteristiche, qualità mirabili, ma sconosciute. Tra questi, i formaggi della Basilicata. Chi li conosce? Soltanto i locali. Ma è proprio un peccato. Con l'intento di valorizzarli, la Comunità economica eu- ropea ha lanciato un progetto, finanziandolo insieme con la Regione; progetto la cui realizzazione è stata affidata a Tecnagro, l'associazione per la diffusione della tecnica e della professionalità in agricoltura. Attualmente la produzione casearia della Basilicata è organizzata per un consumo locale; solo in pochi casi il latte viene lavorato presso strutture specializzate e allora si ottengono prodotti di elevate qualità. Lo standard però non è omogeneo, come sarebbe necessario per un lancio europeo. Quali obiettivi si pone il progetto Tecnagro? La linea d'azione emersa, nella ricerca che ha preceduto il progetto, è quella del rinnovo di tutta la filiera produttiva, dagli allevamenti ai marchi tipici, dai ls criteri di confezionamento alle campagne pubblicitarie. E veniamo alle «nicchie di mercato». La prospettiva - afferma Massimo Bartolelli, amministratore delegato di Tecnagro - è appunto quella di conquistarne alcune, in Italia e in Germania, anche se il prodotto è ancora limitato come quantità, ma estremamente ricco nella qualità e nelle suggestioni». Per portare avanti il progetto, è stato anche indetto un concorso, alla rassegna «Sapori lucani», dal quale sono emerse alcune linee di tenden¬ za. La migliore qualità è stata riconosciuta ai caciocavalli; mentre la catego ria dei formaggi pecorini - secondo i componenti la giuria - è ancora suscettibile di miglioramenti, soprattutto in prospettiva di una apertura verso mercati particolarmente esigenti. Questi formaggi sono risultati a volte troppo «rustici», nei loro sapori: ciò è dovuto - spiegano gli esperti - alle tecniche di lavorazione, non sempre in grado di valorizzare la straordinaria qualità della materia prima. Il formaggio lucano giudicato migliore in assoluto è un prodotto originale, non appartenente ad alcuna delle tipologie classiche: si tratta di una scamorza di pecora, nelle due versioni stagionata e fresca: ha ottenuto un premio fuori con¬ corso. Il rifornimento di materia prima per i formaggi - cioè il latte - non manca in Basilicata, una regione dove esistono 7 mila aziende ad allevamento bovino, con 86 mila capi, 12 mila allevamenti ovini con 356 mila capi e 8 mila allevamenti caprini, per oltre 140 mila animali. E' il settore ovicaprino quello più ricco, con una produzione di 173 mila quintali di latte per un valore di quasi 20 miliardi di lire. In termini di produzione lorda vendibile osserva l'assessore regionale all'Agricoltura, Carmine Nigro - va notato come l'incidenza in valore del latte ovicaprino sul totale della zootecnia regionale sia del 9 per cento, rispetto a un'incidenza media nazionale del latte ovicaprino sul totale della zootecnica di appena il 3 per cento. Gianni Stornello Sono oltre settemila le aziende interessate Si punta soprattutto sul settore ovicaprino

Persone citate: Carmine Nigro, De Gaulle, Gianni Stornello

Luoghi citati: Basilicata, Germania, Italia