Una medaglia alla fabbrica che muore

Una medaglia alla fabbrica che muore I dirigenti negano che lo stabilimento Eni cesserà la produzione. Ma il sindaco avverte: se ci abbandonano la situazione esploderà Una medaglia alla fabbrica che muore Pertusola Sud premia gli operai ma rischia la chiusura Paesi dell'Est offrono zinco a prezzi stracciati. Ma noi rispondiamo che non possiamo far dipendere il fabbisogno italiano solo dall'estero, che fra breve la situazione potrebbe cambiare, e che poi contiamo ancora e sempre sulle rassicurazioni del governo». Già, le rassicurazioni. Anche adesso il governo rassicura: c'è un fax intestato alla presidenza del Consiglio che alcuni zelanti funzionari in grisaglia fanno girare fra i convenuti. Il presidente del comitato di coordinamento per l'occupazione, Borghini, fa sapere da Roma «che è tuttora in corso una verifica sulle prospettive del settore piombo-zinco», che «nessuna decisione è stata ancora pre- sa», che l'Eni «si è impegnato a non assumere iniziative che possano pregiudicare il futuro dell'impianto». Appunto: esiste ancora un futuro per la «Pertusola», ed esiste ancora uno straccio di futuro per Crotone? Appena tre mesi fa, per difendere 300 posti di lavoro all'Enichem qui si bruciava il fosfo¬ ro per le strade. Adesso intorno all'Enichem la strada è costellata da grandi toppe d'asfalto, ma se anche la fabbrica chimica chiudesse i battenti sospendendo la produzione di zinco, sarebbero 700 gli operai buttati sul lastrico, 350 i trasportatori messi in ginocchio, e forse 400 i dipendenti del porto costretti a cercarsi altre attività. Potrebbe reggere quel che resta dell'economia? «Le cito solo un dato: dieci anni fa Crotone contava 2500 operai, adesso è intorno al migliaio, se anche la Pertusola chiudesse arriverebbe a trecento. Un'occupazione ridotta in dieci anni a meno dell'otto per cento: me la indica lei, una città che potrebbe resistere?». Tre mesi fa a lanciare queste domande c'era un sindaco del pds che si chiamava Carmine Talarico e si era fatto fama di arruffapopolo. Adesso il sindaco è democristiano (Crotone ha un certo gusto ad andare in controtendenza), si chiama Domenico Lucente e fa l'imprenditore. Pure, certi argomenti sono sorprendentemente simili a quelli di prima. In questi giorni, sindaco, Crotone non ha nulla della città in fibrillazione dello scorso settembre. Cos'è, rassegnazione? «Noi non vogliamo assistenzialismo, non chiediamo elemosine: vorremmo solo che ci ha accusato di "crotonismo" si renda conto che qui si sta consumando un crotonicidio. Quanto alla rassegnazione, la invito a meditare su un fatto: la gente qui non sa ancora nulla perché a Crotone non ci sono giornali». E' vero: nel giorno in cui si discute della Pertusola, questa è l'unica città italiana in cui le edicole inalberino cartelli con su scritto: «Giornali in sciopero». Il che non è vero, come sapete benissimo: semplicemente, una vertenza fra edicolanti e distributori isola un po' di più Crotone dal resto del Paese. La tv non ha ancora parlato delle anticipazioni. Il sindaco sembra dire: date due o tre giorni agli operai, e vedrete. ((Abbiamo nominato un esperto, approntato studi, inviato documenti all'Eni e al governo. La Pertusola è una fabbrica con ottime prospettive, chiuderla solo per accedere agli aiuti della Cee per chi "taglia" le produzioni sarebbe un suicidio. Per questo non credo alle anticipazioni di stampa, continuo a basarmi sui patti già sottoscritto, ad esercitare il dialogo e la ragione. Certo, se si vuole che Crotone sballi, se ci si mette all'angolo, se non ci fosse altra via...». Se non ci fosse altra via, signor sindaco? ((Allora nessuno ha la più pallida idea di cosa potrebbe succedere». Non ce l'ha neppure Carlo Francia, il neo presidente della «Pertusola», cui nel clima sempre più mortuario della premiazione tocca prendere la parola. «Di quello che è apparso sui giornali non parlo, non voglio incrinare il clima di questo incontro. D'altro canto, come sapete tutti...». Segue compunta, la platea dei premiati. Neanche un cenno di disapprovazione, neppure un commento mentre sulla ventosa giornata di Calabria si spandono argomenti a ondate: lo scenario internazionale, la caduta del Muro, la Russia che non spende più tutto negli armamenti, i metalli che dunque sta gettando sui mercati, lo zinco, eh sì, anche lo zinco... Quando Francia conclude augurandosi «che il futuro possa riservarci spirito di collaborazione e sicurezza sul lavoro» segue perfino un applauso educato. Applausi più caldi a Giuseppe Livadoti, il primo dei premiati: un diploma per «trent'anni di lavoro alla Pertusola Sud» e un orologio Lorenz al quarzo. E' un po' emozionato, il decano degli operai, anche perché è venuto con la moglie ed è la prima volta che lo abbiano premiato per qualcosa. Ha appena 48 anni, tre figli di cui due all'Università, guadagna un milione e ottocentomila lire: «Sa, c'era la possibilità del prepensionamento, ma anche con trecentomila lire in meno non ce l'avrei fatta a far concludere gli studi ai ragazzi». Emozionato, signor Livadoti? «Un po', sa, sono cose che fanno piacere... anche se altre mettono angoscia. Io davvero non posso credere che ci vogliano chiudere: non ci sono i presupposti tecnici per una decisione del genere. Sono convinto che ragionando arriveremo a una soluzione. Sì, ragionando, perché noi non siamo come quelli dell'Enichem, non siamo nella stessa situazione, voglio dire. E non arriveremo mai a certe follie, cioè non ci vogliamo arrivare, non c'è nessuno fra noi che lo voglia. A meno che proprio non ci mettano con le spalle al muro. E adesso mi scusi, ma devo andare». Esce, l'operaio anziano, e raggiunge nel parcheggio la sua brava utilitaria siglata dall'adesivo «Kr», simbolo del futuro. A proposito di quella sigla vi avevamo parlato di una piccola, forse simbolica storia: è il momento di raccontarla. Pochi mesi fa si istituiscono le nuove province, il Poligrafico dello Stato stampa 10 mila targhe per la futura «Kroton» (ed altrettante siglate «W», Vibo Valentia) ma nel frattempo a Roma si decide di istituire la targa unica nazionale. Risultato? Come non detto: le nuove targhe vanno al macero. Quel «Kr», dietro un'auto, non ci sarà mai. Giuseppe Zaccaria Sono in pericolo 700 posti di lavoro A sinistra un momento delle proteste di settembre a Crotone Qui accanto Franco Bernabè capo dell'Eni

Persone citate: Borghini, Carlo Francia, Carmine Talarico, Domenico Lucente, Franco Bernabè, Giuseppe Livadoti, Giuseppe Zaccaria