l'Imi in vendita per tutte le tasche di Roberto Ippolito

ECONOMIA E FINANZA Ai piccoli risparmiatori andrà tra il 10 e il 20% delle azioni della banca pubblica l'Imi in vendita per tutte le tasche Per una quota basteranno 2,5 milioni ROMA. La vendita comincia in Italia. Poi, presto, proseguirà a New York. La privatizzazione dei due mondi è ormai pronta a scattare. Dal 31 gennaio al 4 febbraio prossimi sarà offerto al pubblico il primo pacchetto di azioni dell'Imi, maggiore banca nazionale per il credito a medio termine. Come per il Credito Italiano, può comprare chiunque, anche il più piccolo risparmiatore che disponga di circa due milioni e mezzo. Il prezzo di ogni azione sarà fissato entro il 30 gennaio e sarà compreso tra le 9800 e le 11 mila lire. Ieri è stato pubblicato, con un'inserzione a pagamento sui giornali, il «prospetto informativo» con i meccanismi di vendita per la prima parte dell'operazione destinata «indistintamente al pubblico», cioè a tutti i risparmiatori «con esclusione degli investitori professionali» (banche, assicurazioni, fondi). In questo modo viene ceduto tra il 10 e il 20% del capitale. La seconda tappa della privatizzazione riguarda gli Stati Uniti. Il presidente dell'Imi Luigi Arcuti ha già ottenuto dalla Sec, l'orgamismo che vigila sulla Borsa americana, la quotazione del titolo a Wall Street. Risparmiatori e investitori istituzionali americani avranno a disposizione fino al 5,8% del capitale. E' inoltre prevista «la negoziazione delle azioni» anche a Londra. La terza tappa della privatizzazione sarà poi destinata agli investitori italiani e del «resto del mondo». Il numero totale delle azioni messe in vendita nelle tre occasioni, cioè Sofferta globale», sarà reso noto entro il giorno precedente l'avvio dell'offerta. Il ministro del Tesoro Piero Barucci, insieme ad Arcuti, terrà domattina una conferenza stampa sulle strategie della cessione. La privatizzazione dell'Imi ri¬ calca quella del Credito Italiano, realizzata a dicembre con uno strepitoso successo: le richieste sono state sei volte superiori alle azioni disponibili. Ma è la prima volta che un'offerta pubblica di azioni di una società controllata dallo Stato italiano varca i confini, anzi addirittura l'oceano. L'altra novità di spicco è rappresentata dal fatto che si tratta della prima privatizzazione in grado di portare soldi direttamente nelle casse pubbliche, alleviando il terribile deficit di bilancio. Nei casi precedenti, compresi i più lontani nel tempo, i proventi sono stati trattenuti dai gruppi che controllavano le aziende cedute: l'In per l'Alfa Romeo, la Cementir e il Credito Italiano; l'Eni per la Lanerossi e la Nuovo Pignone. Lo Stato, tuttavia, non sarà il solo soggetto che trarrà vantaggi dalla cessione dell'Imi. Non è infatti l'unico venditore. Con l'offerta pubblica di vendita, sono pronti a cedere le rispettive partecipazioni il ministero del Tesoro (che detiene il 50%), la Banca Popolare di BergamoCredito Varesino (0,3%), la Banca Popolare di Novara (1%), il Banco di Napoli (4,3%), la Consap (9,3%), l'Inail (2,2%), l'Inps (1,04%) e la Ras (4,6%). Fra i venditori vi sono quindi anche diversi organismi pubblici, con in testa la Consap (nata per ereditare dall'Ina alcune funzioni in campo assicurativo). L'introito massimo possibile con la prima fase della privatizzazione è di 1320 miliardi. Oltre al prezzo, anche il numero delle azioni offerte dal Tesoro e dagli altri venditori sarà reso noto entro il 30 gennaio. Il Tesoro potrebbe incassare circa tremila miliardi, visto che il 100% delle azioni potrebbe valere fino a 6600 miliardi. Si tratta di cifre vicine a quella preventivata all'epoca delle fallite trattative per il passaggio del controllo dell'Imi dallo Stato alla cordata delle casse di risparmio guidata dalla Cariplo. Nel caso del Credit, invece, la privatizzazione è stata realizzata sul mercato a un prezzo sensibilmente inferiore rispetto a quello stimato come possibile per la vendita in blocco per la quale non sono stati però trovati acquirenti. Nonostante la dimensione dell'operazione, i risparmiatori potranno acquistare un lotto di azioni molto piccolo: appena 250, con un prezzo compreso tra 2 milioni 450 mila e 2 milioni 750 mila lire, circa la metà della spesa minima richiesta per il Credit. Per agevolare l'ingresso dei risparmiatori nell'Imi e gli investimenti non speculativi è prevista «l'attribuzione gratuita di un'azione ordinaria» ogni dieci possedute per tre anni consecutivi (cioè fino al 31 gennaio 1997). Una quota dell'offerta pubblica di vendita «è riservata ai dipendenti in servizio e in quiescenza dell'Imi» e delle società controllate «nonché ai promotori di servizi finanziari» della Fideuram che fa parte dello stesso gruppo. Nessun risparmiatore può acquistare più dell'1% di azioni. Roberto Ippolito A sinistra il presidente dell'Imi Luigi Arcuti Qui sotto Rainer Masera Il ministro del Tesoro Piero Barucci

Persone citate: Arcuti, Luigi Arcuti, Piero Barucci, Rainer Masera

Luoghi citati: Italia, Londra, Napoli, New York, Novara, Roma, Stati Uniti