De Musset, Rimbaud e De Sade maestri di vita? di Gabriella Bosco
De Musset, Rimbaud e De Sade maestri di vita? Qui accanto: una scena da «Le età di Lulù» De Musset, Rimbaud e De Sade maestri di vita? monia (questo il nome della terra utopica) l'amore-piacere è essenziale per l'organizzazione della società. Il «libero scambio passionale illimitato» che Fourier preconizza si trasforma presto, quando egli cerca di descriverlo, in pochade irresistibile per nulla inferiore a quelle teatrali di Feydeau. Marbeck resta serio, è anzi al colmo dell'ammirazione per una visione dell'orgia che per lui veicolerebbe, se realizzata, la quintessenza dell'armonia sociale. «Canto di gloria dell'urbanità passionale». Il Marchese di Sade («niente mi diverte, niente mi eccita più del gran numero») fu invece un forzato dell'orgia, agli antipodi del godimento gioioso di Fourier, costretto a farne letteratura e a scadere sempre più nel mostruoso. Per Marbeck il sesso del Divin Marchese è volontà di distruzione dell'altro, accanimento su di lui, rivalsa praticata sulla pagina perché non osata nella realtà. I quadri d'orge che egli «compone e ricompone all'infinito con la sua scrittura inanellata» sono «attentatori della più elementare umanità». I suoi libertini null'altro che «fantocci, semplici prestanomi delle sue ossessioni monomaniacali». Un desiderio, il suo, «dispotico, da padrone». Giunge alla fine, trattenuta sin dall'inizio, una dichiarazione di nietzscheanesimo da parte di Marbeck. «Un secolo dopo Sade, qualche decennio dopo Fourier, il giovane Friedrich Nietzsche ritrovando alla luce dei riti dionisiaci dell'antichità il senso originale della pratica delle orgia vi riconosce un'espressione trionfante della vitalità, esaltazione giubilatoria dell'essere». Marbeck ìndica una filière nella quale si inserisce di pensatori che sulla scia di Nietzsche avrebbero messo in rilievo «il ruolo decisivo del processo orgiastico nella dinamica delle forme sociali, religiose, festive, economiche, politiche e passionali dell'esistenza e del divenire umano»: Durkheim, Roger Caillois, Georges Bataille, Mircea Eliade, Gilbert Durand, Michel Maffesoli... Un cenno ancora alla lingua madre dell'orgia, la musica. Culmine insuperato di reca, le | vampate di lirismo esacerbato del Tannhàuser. «Palpitazioni furiose del cuore e dei sensi, ordine imperioso della carne» scriveva Baudelaire. «Esatto vibrato del fenomeno» aggiunge Marbeck. E cita dalle Nozze di Figaro di Marivaux una massima: «Bere senza sete e far l'amore in ogni tempo è la sola cosa che ci distingue dalle altre bestie». L'orgia insomma nobilita l'uomo, interpreta Marbeck. A nobilitare invece il suo inno alla «cavalcata selvaggia senza briglie» azzarda come possibile qualifica dell'ammucchiata il «dérèglement de tous les sens» di Arthur Rimbaud. Non si capisce se è per dire che ogni orgia (reale) è poesia oppure che la sconvolta veggenza di Rimbaud fu (metaforicamente) un'orgia. Gabriella Bosco
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