Un'orgia per un mondo migliore

Un'orgia per un mondo migliore Dalle settimane sante al sesso e al rock: uno storico rilancia i riti di gruppo Un'orgia per un mondo migliore «Soltanto così si possono elevare gli spiriti» CPARIGI HE fare dopo l'orgia?», si chiedeva Jean Baudrillard ne La trasparenza —idei male, saggio un po' cupo sui fenomeni estremi dei penultimi decenni di fine millennio. Versione sociologica della tristezza postcoitale, Baudrillard così riassumeva la condizione odierna: spaesata malinconia del dopo. «Liberazione politica, liberazione sessuale, liberazione della donna, del bambino, delle pulsioni inconsce, liberazione dell'uomo. Assunzione di tutti i modelli di rappresentazione, di tutti i modelli di antirappresentazione. E' stata l'orgia totale, di reale, di razionale, di sessuale, di critico, di anticritico, di crescita. Abbiamo percorso tutti i cammini della produzione, della sovrapproduzione virtuale di oggetti, di segni, di messaggi, di ideologie, di piaceri...». Baudrillard tratteggiava in termini semiapocalittici le esperienze limite del passato più prossimo per poi buttare là con felina nonchalance la severa, piatta, essenziale e orrenda considerazione: «Oggi tutto è liberato, i giochi sono fatti e ci ritroviamo collettivamente di fronte al cruciale quesito: che fare dopo l'orgia?». Reagisce copiosamente lo storico Georges Marbeck a una strumentalizzazione per lui così pacchiana del concetto di orgia, dedicando al tema 210 pagine di accanita dimostrazione: L'orgie (ed. Laffont). Non tutte le metafore sono permesse, protesta Marbeck. Orgia totale nell'accezione di Baudrillard è sinonimo di decadenza ultima. Dato il contesto si tinge univocamente di negativo. L'uso del termine ridotto a tal guisa risponde <ìlla banalità della definizione fornite lai dizionari correnti: «Abbandono al vizio, eccessi di gola accompagnati da piaceri grossolanamente licenziosi». Vomito del sabato sera, gozzoviglia stomachevole del Capodanno, partouze mondana. Tutto qui? Marbeck nega e cita orge, in accezione estesa e metaforica finché si vuole, ben più varie e colorate: «Il fervore esacerbato della settimana santa a Siviglia, le feste galanti del secolo di Watteau, la furia del carnevale, una bella mischia di rugby, la performance di una rock star, un'immensa emozione collettiva stile Liberazione di Parigi, Berlino a muro aperto, Marsiglia in fuoco per la Coppa...». Ridurre l'orgia alle sue esteriorità «grossolanamente licenziose o supposte tali» significa per Marbeck scambiarla per la sua caricatura, la sua velleità più sommaria, confonderla con la prosaicità dello sfogo disinibitorio, «veicolo della disperazione di vite senza orizzonti, di esistenze lacunose». Peggio: «Misconoscere o occultare la portata di fondo, universale, immemoriale del fremito orgiastico, il suo coefficiente d'immanenza all'opera nel corpo sensibile di ogni comunità umana, eludere il ruolo motore che gioca in tutte le epoche, in ogni clima, nella dinamica delle emozioni collettive, il compimento delle credenze e dei riti, l'energia passionale delle società, l'affermazione della sovranità dei principi e dei popoli, il divenire degli individui e dei mondi...». Ininterrottamente enfatico, Marbeck concede uno spazio minimo all'iconografia del tema. Per tutto il saggio gli bastano tre disegni a inchiostro di André Masson gentilmente offerti dalla moglie Marguerite: Rodin e le sue allieve (1927-28), Caduta di corpi (1931) e Monumento a Eliogabalo (1964-65). Scene senza veli disposte in accorto crescendo (l'ultima illustrazione è un acme, tempio fallico cosparso di membri giganteschi e abitato da copule selvagge), i tre disegni sono solo pause. Per il resto l'evocazione è tutta verbale e passando attraverso un'infinità di altri libri incalza a comporre un quadro descrittivo e apologetico così vigoroso da risultare, con evidente compiacimento dell'autore appagato, allucinante. Ma innanzitutto nega Marbeck che la nostra epoca, l'Ultimo Decennio, sia postcoitale. Categoria dello spirito e non momento della storia, l'orgia non può passare di moda. «Orgiastica, la nostra epoca lo è non meno delle antecedenti. Solo, lo è in maniera diversa. Orgia electronica, mediatica, mimetica... Robotica dei clowns, baccanale dei cloni, partouze digitale, frenesia catodica, dischetti d'estasi per un mondo imballato sottovuoto, liofilizzato, asettico, programmabile a piacimento». Non c'è tristezza, né malinconia. Attualizzata in ogni tempo e spazio, l'orgia è «resistenza del potenziale dell'essere al circostanziale dell'oggetto». Ancor più, «parametro refrattario... inclonabile dell'umano». Spesso Marbeck si lascia andare a formulazioni vieppiù astratte che perdono in vigore acquistando in oscurità. Si butta allora, per tornare al sodo, nel vivo dei testi. L'ars dell'orgia. A partire da un Dizionario della conversazione di anonimo, pubblicato sotto Luigi Filippo. L'ignoto autore vi parla della «inesprimibile, indicibile sovraeccitazione che danza danze senza nome, canta con suoni che non assomigliano più alla voce umana, piange, ride, rompe, spezza». «Oblio di sé» dice il Dizionario, «che ha un apogeo». Marbeck taglia corto sulla conclusione dove si afferma che dopo il culmine l'orgia «ricade su di sé e s'addormenta abbrutita, inerte». E' un luogo comune - dice Marbeck, interpretando - che l'orgia abbia sull'uomo conseguenze letali, rozzo quanto affermare che il vizio solitario rende ciechi o idrocefali. Ammette tutt'al più «slittamenti morbosi, deviazioni suicidarle». Ma «né più né meno di qualsiasi altra forma di avventura estrema, che suppone necessariamente la presa di un rischio». Tra gli adepti celebri dell'orgia come setta, Marbeck evoca Alfred de Musset, il debosciato figlio del secolo romantico cui attribuisce «una visione per lo meno eroica degli eccessi orgiastici nel registro della dissipazione». Cita dalle Confessioni brani esemplari: «L'esperienza della dissolutezza assomiglia ad una vertigine», che fa sentire «non so qual terrore misto a vo¬ luttà, come su una torre elevata». Ritenendolo per certo autore del Gamiani, Marbeck nomina Alfred de Musset campione dell'orgia «gregoriana». L'azione del Gamiani si svolge in un convento le cui giovani monache «fremono di istinti insaziabili». Riportando per intero una scena clou del testo, Marbeck esulta: «Il figlio del secolo fa qui andare in frantumi i muri dell'inibizione monastica e urlare all'unisono il trionfo della carne». Azzardato paragone: le monache abbandonate al rantolo sordo della loro voluttà lubrica sono «un sol corpo come quando all'ora della preghiera fanno vibrare di un'unica voce gli accenti del Magnificata. Marbeck si avvale «di quanto fa giustamente notare Flaubert ne La tentazione di Sant'Antonio», «che le anime meglio dei corpi possono unirsi con delirio». «Ciò che avviene nella fusione delle voci spinte all'estremo è dello stesso ordine di quel che succede nella fusione dei corpi che godono di un unico grido». Marbeck sta arrivando al punto essenziale della sua dimostrazione, la natura spirituale, elevatrice, dell'orgia. Nessuno meglio ne trattò di Charles Fourier nel suo Nuovo mondo amoroso, Utopia del sesso filosofico. «L'amore non conosce limiti, se solo si lascia che segua la sua naturale tendenza» scrive Fourier. «Un uomo libero e opulento avrà presto, come il saggio Salomone, un migliaio di donne; e una donna libera vorrebbe eguale assortimento d'uomini. Questa pluralità di amori è così naturale che mai si vede un sultano, neppure nella sua caducità, ridursi a un'unica donna; tutti conservano il loro serraglio. L'amore tende dunque alle più vaste combinazioni». L'orgia è soddisfacimento dell'istinto. Ma, ed è qui lo snodo principale del discorso, la molteplicità delle avventure e occasioni voluttuose non nuoce nel Nuovo mondo alla maturazione dei sentimenti, li rende al contrario più veri e consistenti. Come? «Quando una donna sarà ben provvista di tutto il necessario amoroso, esercitando in piena libertà e varietà (...) orge e baccanali sia semplici sia composti, ecco che potrà trovare nel suo animo un'ampia riserva per le illusioni sentimentali». In Ar- «Fare l'amore in ogni tempo nobilita l'uomo» A sinistra: un disegno di Milo Manara gruppo Sopra, il filosofo Friedrich Nietzsche IL TP L'«Orgia» in stile primonovecentesco, da un disegno di Franz Masereel, del 1928 A sinistra, il poeta Arthur Rimbaud. Sotto, lo scrittore Georges Bataille Sopra, il filosofo Friedrich Nietzsche A sinistra: un disegno di Milo Manara

Luoghi citati: Berlino, Eliogabalo, Parigi, Siviglia