Datemi un politico, svelerò i suoi segreti di Enrico Benedetto

Datemi un politico, svelerò i suoi segreti Assalto alle bancarelle francesi: le più vendute sono le biografie di presidenti, ministri e parlamentari Datemi un politico, svelerò i suoi segreti Quarantacinque volumi su Mitterrand, la Cresson «in trappola» PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE C'è un luogo - l'unico - in cui i politici francesi incontrano successo e popolarità travolgenti malgrado gli scandali (o forse proprio a causa loro): la libreria. Prendiamo Francois Mitterrand. Tra i volumi disponibili in commercio per il '94, ben quarantacinque riguardano il primo cittadino della République. Oltre diecimila pagine. Gli sarà difficile battere un autorevole predecessore come il Generale (175 libri), ma può comunque vantarsi di guidare la graduatoria bibliografica mondiale tra i Presidenti in esercizio. Altro esempio, Jean-Marie Le Pen. Nel suo piccolo, ben undici saggi ne indagano i segreti. E l'elenco potrebbe continuare. Che i francesi amino la storia non è un mistero. Anzi, persino un biografo come Jean Lacouture ha ormai la sua biografia. Ma il boom editoriale che oggi conoscono i politologi stupisce gli stessi intellettuali. Così il Nouvel Observateur ha dedicato al fenomeno un dossier nel suo ultimo numero. Ci sono le opere da prima linea: autore famoso, recensioni a non finire e le inevitabili pole¬ miche. E' il caso di Jacques Attali con il suo Verbatim (tomo I) sui primi Anni Mitterrand. Ma anche il pamphlet rende bene, talora centomila copie. Vi sono poi le variazioni sul tema, le angolature e gli scenari accattivanti per familiarizzarsi la platea con un tema in apparenza ostico. Unico tabù la privacy. Cercheremmo invano l'Arme fr gli Amori di Chirac, Mitterrand o Rocard (i quali pure offrono materia sfruttabile). A Parigi vox populi, pettegolezzi, indiscrezioni sollucherose non finiscono mai nero su bianco. C'è tuttavia un modo di rasentare la cronaca pulsionale: commuovere il pubblico o indignarlo (spesso le cose vanno in¬ sieme). Testo esemplare, l'Edith Cresson - edizioni Flammarion - che l'anno scorso Elisabeth Schemla dedicò all'effimero ex premier. Sottotitolo, «la donna in trappola». Tesi: dietro il suo fallimento non c'erano carenze governative ma l'inaccettabile sessismo della Francia politica. La biografia si trasforma dunque in lunga perorazione, «j'accuse» e testimonianza di solidarietà interfemminile. Analoga procedura con Pierre Bérégovoy, il primo ministro morto suicida nel maggio '93. Già nell'ambiguo titolo - Les liaisons dangereuses - Charles Villenouve, reporter a «Tfl», lascia intuire l'assunto aprioristico: uccise Bére l'abbandono umano in cui lo relegarono dopo la catastrofe elettorale Mitterrand e gli altri leader ps. Per corroborare tale visione (nella quale c'è del vero, ma tra mille distinguo), Villeneuve falsifica tranquillamente alcune circostanze macroscopiche. Inutile dirlo, entrambe le ricostruzioni si vendono benissimo. Perché sono «i retroscena del potere», reali o meno, quelli che spingono a comprare in un supermarket o nei grill autostradali la pubblicistica su Balladur, Giscard, Delors... I quali replicano colpo su colpo. Vittime illustri della scrittura altrui, spesso i politici ne coltivano in proprio il demone. Il primo (biografato da Claire Chazal il giorno stesso in cui varcò la soglia di Matignon) ha dalla sua ben otto pubblicazioni. E i suoi ministri gli fanno eccelsa compagnia. Francois Bayrou (Education Nationale) editerà tra qualche settimana un dotto volume su Enrico IV. Lo speaker della Camera, Philippe Séguin, riabilita Napoleone III con fittissime pagine analitiche. E altri tre (Elisabeth Guigou, Marie-Noélle Lienemann, Michèle Barzach) hanno già in bozza il loro bravo bestseller. Insomma, un vero tripudio pubblicistico. Ma a ben guardare, è da almeno tre secoli che il cromosoma letterario rientra nel patrimonio genetico dei politici francesi. Enrico Benedetto Falsi e invenzioni sul suicidio di Pierre Bérégovoy Il premier francese Edith Cresson insieme a Rocard

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