Quella generazione dei sionisti rossi di Fiamma Nirenstein

r ANALISI Quella generazione dei sionisti rossi ATEL AVIV DESSO che finalmente l'opinione pubblica israeliana sa che il vecchio Marcus Avraham Klingberg, ormai divorato dalla malattia, è chiuso in una cella di massima sicurezza ad Ashkelon, la borghesia intellettuale ashkenazita di Tel Aviv discute con comprensione e quasi con simpatia di quel vecchio spione sovietico. Nel caffè di via Shenkin, rifugio della bohème pacifista, appare evidente che Klingberg debba essere graziato; qualcuno fra i personaggi più attempati ricorda come, vestito con quella giacca così insolita per lo standard locale, Marek si accalorasse nello spiegare ai tempi della guerra fredda, e quindi del grande potere russo sulle decisioni dei Paesi arabi, la Siria, l'Egitto, la Giordania, che solo dal contenimento sovietico poteva provenire la garanzia della pace per Israele. Klingberg non è certo stato il solo in Israele ad aver fatto la spia per l'Urss. Almeno altre cinque vecchie spie sono in galera come lui per questo; molti altri nomi vengono tenuti segreti; fra questi diversi membri della leadership israeliana. La loro avventura estrema è la traduzione di un sentimento, di una cultura addirittura fondanti nella storia dello Stato d'Israele che ancora molti chiamano per scherzo l'ultimo Paese del socialismo reale. Klingberg aveva ricevuto dall'ideologia socialista, ai tempi in cui ancora viveva in Polonia, il primo nutrimento per diventare, lui, figlio di un rabbino, un giovane moderno, un uomo universale. Più avanti l'Urss l'aveva salvato dal campo di concentraménto e dalla morte, la sorte subita da tutta la sua famiglia, accogliendolo, avviandolo agli studi, all'esercito, alla carriera scientifica e all'affermazione sociale. Marek, ancora ragazzo, aveva visto con i suoi occhi l'immenso sacrificio dell'Armata Rossa. Poi, nell'Israele del '48, la sua fede socialista si era cor- I sua roborata all'interno del gruppo dirigente dello Stato d'Israele. Il sionismo di fondazione era ideologia di ebrei secolari e certi che gran parte dell'affrancamento sarebbe venuto al nuovo Stato con poderosi elementi di socialismo: di questo si trova tutt'oggi ampia traccia negli stilemi dell'educazione collettivistica della gioventù, nel modo in cui ancora sono strutturati ospedali, sindacati, banche, esercito e quant'altri luoghi sociali. Oltretutto Klingberg lavorava intorno a segreti di Stato che probabilmente il suo umanesimo socialista gli mostrava in una luce vergognosa, militarista, autocratica; la sua nostalgia per il socialismo ed anche i suoi sensi di colpa possono averlo indotto a trasformare in azione quello che in altri come lui è rimasto puro sentimento. Delle pochissime foto che i servizi segreti israeliani non hanno potuto far sparire, ce n'è una che lo mostra in giacca e cravatta mentre accompagna la figlia Sylvia sulla porta di una prigione israeliana dove la giovane donna volle sposare Udi Adiv, un Tossissimo militante antisionista. Sylvia era solita criticare il padre per il suo attaccamento allo Stato d'Israele. Le loro liti erano talora violente, terribili. Si può pensare che anche in quelle occasioni Klingberg fosse tuttavia sincero: tanti, come lui, hanno pensato che stare dalla parte di Israele e insieme da quella dell'Urss fosse un tutt'uno, e che la storia aveva commesso un tragico errore nel non capirlo come invece essi avevano saputo fare. Se una mattina di venerdì qualcuno capita al caffè Tamar di via Shenkin a Tel Aviv può incontrare ancora parecchi settantenni che la pensano così, ed anche qualcuno che, più fortunato di Klingberg, è finito negli anni passati in galera per spionaggio e adesso si crogiola al sole sulle vecchie seggiole scrostate. Fiamma Nirenstein

Persone citate: Marcus Avraham Klingberg