Non tradire i satelliti ma neppure la Russia

n OPINIONE Non tradire i satelliti ma neppure la Russia COME ha opportunamente osservato il ministro Andreatta nel suo articolo sul «Corriere della Sera», l'interesse nazionale si persegue anche svolgendo un ruolo attivo in seno ai grandi fori multilaterali cui apparteniamo. Il Vertice della Nato è, sotto questo profilo, un appuntamento cruciale. Esso costituisce un evento di portata storica, dal momento che la riunione atlantica di Bruxelles è chiamata a definire la strategia delle democrazie occidentali di fronte alla mutata situazione internazionale, assumendo scelte decisive per la sicurezza e la difesa dell'Europa e per la pace del mondo. Gli ex satelliti dell'Urss, come alcuni Paesi ritornati all'indipendenza con la scomparsa dell'Unione Sovietica (si pensi, in particolare, ai baltici), soffrono comprensibilmente di un vuoto politico e di sicurezza, tra un Occidente che sospettano incline a rinchiudersi in se stesso ed una Russia che non sembra insensibile alle antiche suggestioni del nazionalismo e dell'imperialismo. Il Vertice Atlantico - per essere all'altezza dei suoi compiti - dovrà dunque lanciare un messaggio chiaro e forte, dal quale risulti senza equivoci che la sicurezza dei Paesi dell'Est costituisce un interesse diretto ed immediato dell'Occidente: in modo da assicurare le capitali ed i popoli dell'Europa centrorientale che essi sono parte integrante del nostro sistema politico ed economico. Infatti, anche il sostegno economico, oltre alle garanzie di sicurezza, appare decisivo per consolidare le società di Paesi che si affacciano alla democrazia dopo gli anni bui del comunismo. E' confortante che il vicepresidente degli Stati Uniti abbia colto, nella sua dichiarazione preliminare, queste esigenze di fondo. Contestualmente a questo messaggio, il Vertice dovrà mettere a fuoco anche una consapevole e convincente iniziativa politica dell'Occidente verso la Russia, che attraversa una fase di trasformazione drammatica e dagli incerti sbocchi. Noi dobbiamo incoraggiare Mosca a partecipare costruttivamente afla realizzazione del nuovo ordine europeo, mostrando comprensione per la fragilità anche psicologica di una classe dirigente e di una popolazione che sono chia¬ mate ad un tempo a fronteggiare una gravissima crisi interna, a riformare dalle fondamenta il loro sistema economico ed a prendere coscienza del ridimensionamento territoriale del proprio Paese. Nessuno vuole alimentare nel ventre della grande Russia la sindrome del'accerchiamcnto. Ma i dirigenti russi, di qualsiasi orientamento, debbono ben comprendere che non vi potranno essere né appeasement, né indulgenza nei confronti di inammissibili ritorni ad atteggiamenti minacciosi ed aggressivi. Appare allora coerente con questa impostazione l'orientamento che sta maturando in ordine ai tempi e alle modalità della estensione della protezione atlantica sul fianco Est. Questo orientamento deve concretarsi attraverso un approccio graduale, ma aperto a futuri sviluppi, e soprattutto assolutamente rassicurante sul fatto che l'Occidente non resterebbe inerte di fronte ad iniziative volte a mettere in discussione il nuovo ordine europeo e la ritrovata autonomia nazionale, politica ed ideale dei Paesi dell'Est. Si tratta di costruire, anche grazie a posizioni di fermezza dell'Occidente, quel clima cooperativo nel quale la futura integrazione nel sistema europeo occidentale dei Paesi dell'Europa orientalo che hanno maggiore vocazione storica a gravitare verso Ovest, non suonerebbe più preoccupante a Mosca e non indebolirebbe ulteriormente la posizione dei Paesi che rimanessero fuori. Sembra infatti del tutto inopportuna ogni politica destinata a creare divisioni artificiose nella regione europea centrorientale e, dunque, a risospingere verso la preponderante influenza russa Paesi come la Romania e la Bulgaria, le cui società civili ed i cui apparati militari sono magari più lenti, per il retaggio storico, ad assimilarsi all'Occidente. Il nostro Paese, ancorché stia vivendo una difficile transizione, può recare il suo contributo attivo a queste scelte di importanza fondamentale per il futuro dell'Europa: restando chiaro che le garanzie di sicurezza all'Est non debbono comportare alcuna disattenzione del sistema difensivo occidentale nei confronti del fianco Sud e della regione mediterranea. Fabio Fabbri Ministro della abbri 1 Difesa ti

Persone citate: Andreatta, Fabio Fabbri