Dal carcere di Opera le prime verità dell'ex «latitante d'oro» sulla tangente Enimont Bisignani 4 ore nel mirino del gip

Dal carcere di Opera le prime verità dell'ex «latitante d'oro» sulla tangente Enimont Dal carcere di Opera le prime verità dell'ex «latitante d'oro» sulla tangente Enimont Bisignani, 4 ore nel mirino del gip Interrogato sui rapporti con la banca vaticana MILANO. Per adesso c'è solo quell'accusa di violazione della legge sul finanziamento dei partiti, 5 miliardi girati a «o' ministro» Pomicino. Ma sono molte le risposte che i magistrati di Mani pulite attendono da Luigi Bisignani, ex portavoce del gruppo Ferruzzi, ex latitante d'oro, e ieri primo interrogatorio nel carcere di Opera: quattro ore davanti al giudice Ghitti; Di Pietro e Colombo presenti solo per ascoltare. «Il dottor Bisignani ha preso atto dei fatti contestatigli e fornisce la ricostruzione degli stessi collocandoli nella cornice storica nella quale sono collocati», legge l'avvocato Belloni, uno dei difensori di Bisignani. E quelle poche righe sono il ritornello buono per non dire di più. Eppure sono ben 12 le pagine di verbale che ha riempito Bisignani. Davvero non si è parlato della tangentona di Enimont? Davvero Bisignani non ha detto nulla di quei 90 miliardi in Cct «monetizzati» dallo Ior? «A questa domanda non rispondo», dice secco l'avvocato Belloni, ma si sa che Bisignani ha già aperto quel capitolo sui Cct all'ombra di San Pietro . Per adesso, formalmente, di quella transazione con lo Ior confermata dalla banca vaticana, Bisignani non è accusato. Certo ò che sono almeno due gli appuntamenti previsti per l'ex portavoce: domani pomeriggio il nuovo interrogatorio davanti a Ghitti e poi, in settimana, l'u¬ dienza al processo Enimont. Sì, sa tanto Luigi Bisignani, l'ex portavoce del gruppo di Ravenna. Alle prese con i grandi problemi dei Ferruzzi, ma anche con la gestione spicciola: 55 milioni al mese solo per i fiori della sede romana, 4 miliardi per il centralino informatico. Conosce molto Luigi Bisignani dell'affare Enimont, e quello che ha iniziato a raccontare ieri è so¬ lo il primo capitolo. Un capitolo atteso tanto che Di Pietro preferisce andare di persona nel carcere di Opera. Nessuna domanda, come promesso al presidente Tarantola che vuole sentire Bisignani al processo Cusani. Oggi Di Pietro sarà in Lussemburgo per una rogatoria internazionale alla ricerca dei conti di un altro latitante d'oro, Mauro Giallombardo, ex segretario di Bettino Craxi. Ma nel mirino di Di Pietro c'è soprattutto Enimont, e i miliardi finiti a partiti e politici. Bisignani, l'ex piduista col pallino delle spy-story, per ora rimane ad Opera. Tra un libro di Ken Follett e l'altro si prepara a raccontare tutto quello che sa sul tangentone. «Abbiamo appena iniziato, per la scarcerazione vedremo, ne parleremo anche con il presidente Tarantola», annuncia l'avvocato Francesco Paola, l'altro difensore di Bisignani. Sì, è appena iniziata la lunga confessione di Bisignani. E sembra passata un'eternità da quel 21 settembre '93 quando, per la prima volta davanti a Di Pietro, Bisignani fa mettere a verbale: «Non ho avuto rapporti economici con uomini politici e funzionari pubblici, non mi sono mai adoperato per far avere danaro a Cirino Pomicino e alla de». Prosegue poi Bisignani in quel verbale, riempito dopo che la Cassazione aveva annullato il primo mandato di cattura e lui era rientrato dalla prima latitanza: «Incontrando Raul Gardini quando le decisioni sull'Enimont erano già state tutte prese mi disse che le decisioni assunte dal Cipe gli impedivano di compiere il suo progetto: voleva la chimica a tutti i costi per diventare il primo imprenditore del Paese». Fabio Potetti «La scarcerazione? Ne parleremo prima con Tarantola» Luigi Bisignani, ex portavoce del gruppo Ferruzzi

Luoghi citati: Lussemburgo, Opera