Alla vigilia del dibattito in Parlamento esplode il caso Sisde «Attacchi vergognosi» di Alberto Rapisarda

Alla vigilia del dibattito in Parlamento esplode il caso Sisde Alla vigilia del dibattito in Parlamento esplode il caso Sisde «Attacchi vergognosi» Ciampi scrìve al presidente Scalfaro ROMA. Ciampi parte per i vertice dell'Alleanza atlantica e manda a Scalfaro una lettera di solidarietà dell'intero governo. In altri tempi sarebbe sembrato strano e molto originale. Oggi, evidentemente, al presidente del Consiglio sembra necessario riconfermare pubblicamente la fiducia piena nel Capo dello Stato, sottoposto ad una nuova bordata di attacchi che sembrano mirare ad impedirgli di sciogliere le Camere. Ci sono i «sempre più meschini e vergognosi» tentativi di coinvolgere Scalfaro «in vicende su cui la magistratura sta cercando di fare chiarezza e che alcuni cercano di sfruttare per rinnovare attacchi alle istituzioni», scrive Ciampi. E c'è anche di peggio, a detta del capo della Polizia, Parisi. Il quale non esclude che si cerchi di colpire il presidente «in altro modo» visto che non riescono ad «invalidarlo» con la strategia in atto. Sembra fantascienza, ma par di capire che ci sarebbe gente disposta persino ad attentare al Capo dello Stato pur di impedire lo scioglimento del Parlamento. 0, quanto meno, questa è un'ipotesi presa in considerazione al ministero dell'Interno che ha disposto la massima protezione per Scalfaro. Questo succede a tre giorni dall'inizio del dibattito parlamentare sulla mozione Pannella che mira a far cadere il governo Ciampi. Sull'intenzione di Scalfaro di sciogliere le Camere entro la fine della settimana, accada quel che accada al governo, non sembrano esserci ormai molti dubbi. Ma c'è molta incertezza ed inquietudine per come potrà svolgersi il dibattito che sicuramente non sarà tranquillo. Ciampi ne ha già discusso con i presidenti di Camera e Senato, Napolitano e Spadolini. Il presidente del Senato, dopo il colloquio, ha detto che Scalfaro «in base agli sviluppi del dibattito prenderà poi le ulteriori determinazioni». Domani si riuniranno i capigruppo di Montecitorio per tentare di mettersi d'accordo sui tempi della discussione. Ogni firmatario della mozione di sfiducia (sono circa 150) può parlare per un'ora. Se parlassero tutti potrebbero mettere in atto un colossale ostruzionismo per ritardare lo scioglimento. Ma non sembra probabile che abbiano il coraggio di usare un simile espediente. Marco Pannella ieri sembrava dare per scontato che si andrà a votare in una domenica tra il 27 marzo e il 17 aprile. Il presentatore della mozione di sfiducia ha invitato i capigruppo a riunirsi per trovare un accordo «quanto possibile più esteso per una comune indicazione di preferenza e di opportunità sulla data delle elezioni». In questo modo, secondo Pannella, si darebbe «un aiuto» a Spadolini e Napolitano che dovranno essere consultati da Scalfaro a proposito dello scioglimento delle Camere. Di fatto, se la maggioranza dei capigruppo si pronunziasse a favore di elezioni il 17 aprile, Spadolini e Napolitano si po- trebberò sentire vincolati a suggerire di ritardare lo scioglimento sino al 6 febbraio. Ipotesi che al Quirinale non viene presa in considerazione. Ma c'è da chiarire come Ciampi potrà uscire di scena senza affrontare il voto finale di sfiducia (altri dicono di fiducia a sorpresa) delle Camere. Può andare da Scalfaro per «mettere a disposizione» il suo mandato prima del voto? «Il governo dovrà attendere il voto sulla mozione di sfiducia - sostiene il "centrista" democristiano Francesco D'Onofrio -. Se venisse sfiduciato non potrà controfirmare lo scioglimento delle Camere. La controfirma sarebbe possibile solo da parte di un altro governo». Lo stesso accadrebbe se Ciampi si dimettesse prima del voto, perché «cadrebbe il rapporto di fiducia col Parlamento». Argomenti chiaramente polemici che valgono soprattutto per capire quale sarà il tono del dibattito. Alberto Rapisarda

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