Bartòk nel paniere della Befana
Bartok nel paniere della Befana Pochi spettatori e ottima musica al concerto del 6 all'Auditorium Bartok nel paniere della Befana Caussé, grande violista, diretto da Luca Pfaff Doni molto austeri, nel paniere della Befana, per gli abbonati dei concerti Rai all'Auditorium: la sera del 6, un concerto dedicato a musiche di Gorecki e Bartok li ha un po' spaventati, tanto che la sala appariva semideserta, con pochi, fedelissimi ascoltatori venuti per ascoltare partiture di rara esecuzione. Gorecki è un polacco, compagno di Penderecki nella sperimentazione dell'avanguardia post-bellica: il suo «Refrain op. 21 » mostra la sua doppia natura: tendenza ad esaltare la forza d'urto della materia sonora, inquadrandola in una forma chiarissima. Qui ci sono due episodi, in apertura e chiusura, che si allungano in stanche fasce sonore, mentre al centro una parata di ottoni, timpani e archi scatena una piccola tempesta, molto salutare perché rompe la monotonia del contorno. Dopo Gorecki, Bartok, con una rarità: il «Concerto per viola» lasciato in abbozzi nel 1945 e completato da Tibor Serly. Si tratta di un lavoro spurio che, quando fa un certo effetto, lo deve alla bravura dell'interprete: e bisogna dire che Gerard Caussé è stato meraviglioso nel mettere in rilievo la cantilena bartokiana, le sue evoluzioni malinconiche nelle atmosfere neutre, senza colori, delle armonie modali, gli scatti ritmici dell'ultimo movimento, dove l'antico furore «barbaro» dell'autore si stempera in suoni scorporati. Ma come sarebbe stata la versione definitiva?. Prima del poema sinfonico «Kossuth», ascoltato nella seconda parte, Gerard Caussé ha fornito un'esecuzione stupefacente di un brano dalla Seconda suite per violoncello di Bach, suonandolo sulla viola con una chiarezza, una bellezza di suono e una morbidezza di coloriti che non facevano rimpiangere lo strumento originale. Il concerto è piaciuto, anche per la direzione lucida e tagliente di Luca Pfaff che ha guidato, alla fine, l'Orchestra Sinfonica della Rai in una bella esecuzione di «Kossuth», il poema sinfonico ispirato alla guerra d'indipendenza ungherese del 1848-49: il giovane Bartok, tutto impregnato d'influssi straussiani, ne faceva il banco di prova per saggiare la sua abilità d'orchestratore e lasciar trapelare, sotto il magma sonoro della grande orchestra, quel gusto del martellamento ritmico che sarebbe esploso nella sua produzione successiva. Il direttore Pfaff ha scavato in modo davvero abilein questo doppio fondo e ha condotto l'orchestra della Rai in un'esecuzione che giustifica l'incisione discografica, di prossima realizzazione. Paolo Gallarati
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