Rivincita in versi per l'eremita di Bourcet di Maurizio Assalto

Sergio Charrier dal silenzio della sua baita senza luce agli applausi sotto i riflettori del teatro Parioli Sergio Charrier dal silenzio della sua baita senza luce agli applausi sotto i riflettori del teatro Parioli Rivincita in versi per l'eremita dì Bouree! 7/poeta della valle fantasma nel salotto di Costanzo Dalla sua baita senza luce, sui monti della Val Chisone, ai riflettori romani del Parioli: il poeta della valle fantasma, l'uomo dei boschi che parla con gli animali, si è materializzato ieri sera nel salotto televisivo più noto d'Italia per parlare con milioni di animali umani. C'era da aspettarselo: Sergio Charrier di Balmetta di Sappè in Bourcet (come si qualifica lui per disteso) non è sfuggito alle attenzioni di Maurizio Costanzo, dopo che martedì La Stampa ha raccontato con grande risalto la sua storia. Quando gli abbiamo detto dell'invito in televisione, pensavamo si tirasse indietro. Errore. Ha subito detto sì, con entusiasmo. «Voglio spargere i miei semi» ha spiegato. E ha aggiunto: «Così faccio anche un po' di pubblicità al mio libro». Ha detto proprio così, lui che la televisione non la guarda dai tempi di Lascia o raddoppia?, che Costanzo lo co¬ nosce solo di nome, e non sa che dalle parti della civiltà mediatica c'è l'usanza di andare in tv con il proprio prodotto sotto il braccio. Il prodotto di Charrier non c'è ancora, ma ci sarà tra poco: Il paese dei cri-cri e altre storie uscirà fra qualche settimana dalle edizioni Cesviet. Così lui si è presentato sul palcoscenico del Costanzo show con alcuni foglietti su cui l'altra notte, alla luce di una lampada a acetilene, aveva ricopiato alcune sue poesie, con i vecchissimi occhialini rotondi della zia, nell'eletta schiera composta da Romano Battaglia, Giampiero Mughini, Mino D'Amato, Luce D'Eramo, Stefano Zecchi, Alessandra Graziottin, Alberto Bevilacqua. Oggetto di attenzioni incuriosite e non troppo tenere fin dal principio, l'omino dei boschi ha dapprima spiegato le sue scelte, ha polemizzato, si è contraddetto, è stato rimbeccato, si è chiuso nel suo orgoglio un po' sdegnoso. Poi ha letto una poesia, Torre d'avorio. Timidi applausi. Mughini ha osservato che la lettura era irrimediabilmente penalizzata dall'accento. I foglietti sono passati a Battaglia, e nel teatro sono risuonati i versi: «La libertà è spazio vuoto, / glaciale tempio / di solo sacrificio (...) / se luce non irradia / sulla via del domani». Applausi convinti, stupefatti. Bis: «Tra le pareti / dell'egoismo / comune casa / non vi sarà mai / ma solo tombe». Riapplausi. Zecchi che commenta: «C'è la capacità di costruire il verso». Graziottin: «C'è un pensiero, un pensiero profondo». Battaglia: «Belli questi versi, così scheletrici...». D'Eramo: «E quegli ossimori...». Dapprima diffidenti verso l'«intruso», i letterati di professione sono conquistati. Tanto che Costanzo deve sedare gli slanci: «Ahò, qui sembra che stiamo a un premio letterario. Un'altro po' e ci troviamo con il nuovo Saba». Non è un nuovo Saba, il poeta di Bourcet, ma la sua rivincita se l'è presa. E chissà che i suoi semi - non subito, ma fra qualche tempo, com'è naturale - non diano frutti. Maurizio Assalto A fianco Sergio Charrier, il poeta-eremita di Bourcet. A sinistra, la sua casa di Balmetta

Luoghi citati: Balmetta, Italia