Fanno gola i pezzi dell'Ilva di Roberto Ippolito

Nakamura non corre né in proprio né per i giapponesi Lavorerà con Tiri Tra i molti candidati ci sarebbero i gruppi Falck, Lucchini e Marcegaglia Fanno gola i peni dell'Uva Ressa di privati per Taranto e Terni ROMA. Finora brutte e con le toppe. Adesso desiderate in modo imprevedibile. Le aziende siderurgiche pubbliche, nate dalla liquidazione dell'Uva, sono diventate di colpo l'oggetto dei desideri. Più di venti pretendenti si sono fatti avanti per tentare di acquisire l'Uva Laminati Piani (in pratica il colossale stabilimento di Taranto) e l'Acciai Speciali Terni, le due società che il presidente dell'In Romano Prodi intende privatizzare nell'arco di pochi mesi. Più che il nome dei candidati, fra i quali non mancherebbero i big italiani dell'acciaio come Falck, Lucchini e Marcegaglia, è quindi il loro numero a far notizia. La sorpresa è arrivata con la scorsa mezzanotte, quando è scaduto il termine per manifestare l'interesse nei confronti dei due tronconi appetibili dell'Uva. Mancano notizie ufficiali sulle candidature avanzate alle banche d'affari Imi e Barclays De Zoete Wedd. Ma in base a voci insistenti alcune candidature sarebbero doppie: riguarderebbero cioè entrambe le società. In questo plotoncino figurerebbero Falck, Marcegaglia, sicuramente la cordata Tarnofin (formata da una sessantina di imprenditori tarantini e di Novi Ligure, fra i quali Carlo Lavezzari) e forse la British Steel. Per l'Uva Laminati Piani si attende la conferma che siano in lizza anche Lucchini, Abate e i dirigenti. Per l'Ast sarebbero poi scesi in campo Agarini, Amenduni, la spagnola Acerinox, la svedese Avesta e la francese Ugine. Ma i partecipanti alle due gare non sono soltanto italiani o europei: l'interesse va al di là del continente. Forse si sono mossi i giganti americani. L'asta per l'Uva è quindi mondiale, anche se il giapponese Hayao Nakamura, amministratore delegato dell'Uva fino a due mesi fa (cioè fino alla liquidazione), ha dichiarato alla «Stampa» di non guidare alcuna cordata per la privatizzazione dell Uva (contrariamente alle voci circolate) e di non essere a conoscenza di candidature provenienti dal suo paese. «Non ho alcun interesse alla privatizzazione, sono estraneo» afferma Nakamura (estromesso defini¬ tivamente pochi giorni fa dal comando della siderurgia pubblica, detenuto dal gennaio dell'anno scorso). «I gruppi giapponesi - aggiunge - non si vogliono impadronire dell'industria siderurgica pubblica italiana». Nakamura si dice poi in attesa della nuova collocazione: «Devo determinarla con liri». Ma non svela quale sia il suo rapporto attuale con l'istituto guidato da Prodi: «Non è il momento di parlarne». La sorpresa maggiore della prima fase della privatizzazione riguarda l'Uva Laminati Piani. Nelle scorse settimane si è dubitato che lo stabilimento di Taranto, sopravvissuto prima al disastro Finsider poi alla disfatta Uva, avesse potuto attirare davvero le offerte. Ma l'Uva Laminati Piani, «ripulita» in vista della vendita e forte di un patrimonio di 1.310 miliardi, avrebbe richiamato ben otto pretendenti. Da tempo era invece chiaro che per la più snella Acciai Speciali Temi (400 miliardi di patrimonio) ci sarebbe stato grande fermento. I pretendenti supererebbero la dozzina e sarebbero in prevalenza stranieri. Entrambe le vendite sono favorite anche dal decreto per l'occupazione approvato ieri dal Consiglio dei ministri con il quale sono ammessi i prepensionamenti per il settore. La privatizzazione dei due tronconi ex Uva, concordata dal governo con la Comunità Europea, può quindi entrare nel vivo. L'Imi e la Braclays devono ora indicare quali sono i candidati ritenuti idonei per partecipare alla gara vera e propria. I pretendenti ammessi alla seconda fase dovranno inoltrare entro 1' 11 febbraio le offerte preliminari non vincolanti. Interverrà poi direttamente Tiri. E sarà stabilita la procedura finale, relativa alle offerte decisive, riservata ai candidati rimasti in lizza. Oltre che un obbligo nei confronti della Comunità, la privatizzazione del settore siderurgico è un'ulteriore tappa del cammino di Prodi alle prese con la ristrutturazione dell'lri. Roberto Ippolito Nakamura non corre né in proprio né per i giapponesi Lavorerà con Tiri Il presidente dell'lri Romano Prodi e l'industriale siderurgico Luigi Lucchini

Luoghi citati: Novi Ligure, Roma, Taranto, Terni