Ciampi: spiragli per la Fiat di Francesco Manacorda

Ciampi; spiragli per la Fiat Ciampi; spiragli per la Fiat // sindacato preme: nessuno resti a casa I PROGETTI DEL GOVERNO ROMA DAL NOSTRO INVIATO I sindacati passano la palla a Palazzo Chigi e aspettano al varco Corso Marconi. Ora tocca a Ciampi e ai suoi ministri proporre soluzioni tali che il piano Fiat, «inaccettabile» così come è stato presentato, possa essere modificato dall'azienda in modo che la trattativa arrivi a una conclusione positiva. E' questa la posizione espressa ieri in una conferenza stampa dei vertici di Cgil, Cisl e Uil e dei rappresentanti dei metalmeccanici, riguardo alla vertenza sugli esuberi Fiat. E il governo si sta muovendo. Terminato il Consiglio dei ministri, ieri sera si sono riuniti i titolari dei quattro ministeri (Lavoro, Ambiente, Aree urbane e Ricerca) interessati alle iniziative sui trasporti decise dopo gli incontri che Ciampi ha avuto con l'azienda e i sindacati giovedì. Allo studio dei ministri, secondo quanto riferito dai sindacati, ci sono tre progetti fondamentali: un piano di trasporti nazionale, con la creazione di un'autorità del genere di quella istituita per l'informatica, e la convocazione entro pochi giorni di una conferenza dei sindaci delle grandi città per programmare la spesa nei trasporti; la promozione di un centro di ricerca sull'auto elettrica ed ecologica che si installi nello stabilimento Alfa di Arese; iniziative per il riciclaggio delle auto usate, da individuarsi nell'area campana. Per la Sevel si sta muovendo anche la task force per l'occupazione, guidata da Gianfranco Borghini, ha spiegato ieri sera il ministro del Lavoro Gino Giugni. E in effetti su questo argomento la task force ha già avuto due riunioni. Quanto al progetto di realizzare nello stabilimento di Napoli un impianto per la rottamazione delle auto, Giugni si è limitato a dire che «si tratta di una ipotesi molto cara ai sindacati, verso la quale non vi è alcuna preclusione. Ma non spetta certo al Consiglio dei ministri decidere dove si rottamano le auto». Ai sindacati questo non basta. Se il governo si muoverà «immediatamente», come sottolinea il segretario generale della Cgil Bru- no Trentin - ciò creerà semplicemente le condizioni per trattare con la Fiat. Secondo i sindacati, infatti, sarà l'azienda a questo punto a dover aprire in modo sostanzioso all'utilizzo dei contratti di solidarietà in modo che questi «si saldino alla politica industriale e consentano così alla vertenza di approdare ad uno sbocco positivo», dice ancora Trentin. Sarà l'auto elettrica e una domanda creata dalla pubblica amministrazione per questa vettura a salvare Arese, che ormai pare diventato il vero punto rovente della vertenza (anche mettendo in ombra altre situazioni)? I sindacati sembrano convinti di sì. «Vogliamo salvaguardare l'occupazione dei 9 mila lavoratori di Arese e vogliamo una soluzione di continuità produttiva come del resto per la Sevel Campania». E allo stesso modo la pensa il segretario generale della Cisl, Sergio D'Antoni: «Se ad Arese si adotteranno i contratti di solidarietà insieme con le proposte del governo, sarà un risultato fortemente positivo. La gente non deve uscire dal ciclo produttivo». E contratti di solidarietà dove? Dappertutto, assicura, D'Antoni, «non vogliamo creare guerre tra lavoratori». Ma, anche se la Fiom assicura che «a Torino i contratti vanno fatti», l'impressione è che gran parte del sindacato punti più che altro a una soluzione per Arese. Se le proposte del governo verranno considerate accettabili da entrambe le parti la trattativa ripartirà quindi lunedì prossimo (ieri al ministero c'è stato un altro incontro) affrontando proprio il merito della questione, cioè sostanzialmente l'utilizzo dei contratti di solidarietà. Ma il tempo stringe, il governo ha il fiato corto e sulla trattativa pesa il termine del 15 gennaio posto dall'azienda, dopo il quale essa procederà alla messa in cassa integrazione in modo unilaterale. Questo non preoccupa i sindacati? «Non poniamo ultimatum a nessuno e neanche li accettiamo tuona Trentin - se la Fiat intendesse il 15 gennaio cone un ultimatum ed agisse di conseguenza se ne assumerebbe la responsabilità di fronte al Paese e ai lavoratori». E anche D'Antoni usa parole molto simili. Ma anche ieri sera il ministro Giugni ha ribadito che la trattativa va chiusa entro il 15 del mese: «Non voglio fare l'ottimista a tutti i costi, ma non mi sembra che le cose stiano andando male». E Ciampi è andato anche più in là, affermando che «l'intervento del governo, con l'individuazione di misure appropriate, potrebbe accelerare la soluzione della vertenza». In campo è sceso ieri anche l'Osservatore Romano. Il giornale Vaticano, che pronuncia parole dure contro la Fiat, «la maggiore industria italiana, che avrebbe dovuto contribuire in gran parte al futuro del Paese, potrebbe invece escludere dal circuito produttivo migliaia di lavoratori», adottando «provvedimenti che feriscono la dignità delle persone e toccano intere famiglie». Francesco Manacorda Ministro ottimista «Le cose marciano bisogna chiudere»

Luoghi citati: Arese, Campania, Napoli, Roma, Torino