«I Vangeli dicono che non è vero» di M. Tos.
«Il racconto della nascita del Salvatore è frutto «I Vangeli dicono che non è vero» I teologi italiani: vecchia storia, ingannati da una parola GROMA ESU' aveva un fratello maggiore, Giacomo, o altri fratelli? Non c'è niente di nuovo, rispondono dall'Italia gli studiosi. E' una questione antica. Così ci dice il teologo padre Giuseppe Mattai, appena rientrato a Napoli da un seminario a Camaldoli dell'amicizia ebraico-cristiana su temi biblici. «E' la questione dei fratelli... sempre per quell'equivoco della parola semitica, fratello e cugino, che erano identiche, non esistevano due parole per indicare i due diversi gradi di parentela, cugino carnale e fratello. Su questo argomento hanno giocato già molti, non sono argomenti originali». Della stessa opinione è un altro teologo, altrettanto noto, il francescano Gino Concetti, da molti anni collaboratore de «L'Osservatore Romano». «E' una vecchia storia. Gli studiosi americani si basano sul Vangelo di Tommaso, e su altri testi che però non sono quelli "riconosciuti" dalla Chiesa. Assolutamente, sono Vangeli apocrifi, scritti dopo il primo secolo, quando già si era persa memoria dei viventi. Il problema sta sempre nella parola, fratelli-cugini identica per i due significati. Non è così infrequente come può sembrare. Anche noi, in certe regioni, usiamo in maniera non completamente differenziata il termine fratello e cugino». Eppure gli studiosi americani John Dominio Crossan, Burton Mak e i 75 esperti biblici del «Jesus Seminar» sono convinti: Giacomo, nato alcuni anni prima di Cristo, era figlio di Maria. E' un campo di battaglia antichissimo. Già nella seconda metà del secondo secolo cominciò a imporsi la tesi della «verginità perpetua» di Maria, che escludeva la possibilità dell'esistenza di altri fratelli e sorelle di Gesù. Ma l'argomento non fu mai considerato (e non lo è completamente neanche adesso, specialmente da parte delle chiese riformate) chiuso in maniera definitiva. Tertulliano (secondo secolo) sostenne che potevano esserci fratelli e sorelle autentici, mentre Epifanio di Salamina (quarto secolo) era propenso a considerare che vi fossero dei fratellastri, figli di un primo matrimonio di Giuseppe. Gerolamo (quarto secolo) infine propose la tesi che i Vangeli, dove parlavano di fratelli e sorelle di Gesù, si riferissero a dei cugini, figli di un'altra Maria. E questo in base all'esistenza di una parola ebraica, o aramaica, dal doppio significato. Il padre dei «cugini» sarebbe stato, e questo secondo studiosi attuali, un certo Cleopa o Clopas, marito di una Maria che viene citata nei Vangeli. Il problema è stato ed è ancora considerato dagli studiosi cattolici, ma senza grande passione. A questo proposito si può citare l'opinione espressa dal cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che nel 1968 ha scritto: «La dottrina della divinità di Gesù non sarebbe toccata se Gesù fosse stato il frutto di un normale matrimonio umano», perché «la filialità di cui parla la fede non è un fatto biologico, ma un fatto ontologico, un evento che non appartiene al tempo ma all'eternità». In realtà, è opinione di molti studiosi che la questione, sulla base dei dati in possesso, cioè la teslimonianza evangelica, non possa essere risolta in maniera categorica, negando totalmente la possibilità che Gesù possa avere avuto dei veri fratelli. [m. tos.]
Persone citate: Burton Mak, Cleopa, Gesù, Gino Concetti, Giuseppe Mattai, Joseph Ratzinger, Salamina
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