Lo zar: di Van Basten ce n'è uno di Franco Badolato

Il veterano delle aree di rigore, che oggi trova Bergkamp, giudica i bomber Il veterano delle aree di rigore, che oggi trova Bergkamp, giudica i bomber Lo zar: di Van Basten ce n'è uno Le pagelle di Vierchowod GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Pietro Vierchowod, 35 anni fra tre mesi esatti, professione «stopper». Un'etichetta che, col passare delle primavere, ha fatto del calciatore della Sampdoria il difensore doc. Pietro lo zar (il cognome tradisce le origini russe) ha incrociato le strade di intere generazioni di attaccanti: da Pruzzo, in quel lontano settembre dell'80 che coincise con il suo esordio in A nelle file del Como, a Boksic domenica scorsa a Roma. Da guardiano asperrimo ma leale, ha prevalso quasi sempre, come succede ai buoni poliziotti nei film americani. E', con Baresi, l'esemplare di una razza in via di estinzione: il professionista che non sa che cosa sia lo stress, il segugio delle aree di rigore che non si distrae, mai. Pruzzo resta, per Vierchowod, uno dei più forti centravanti in assoluto, mentre Boksic non è per nulla paragonabile a Van Basten: «Calma, è un altro tipo di giocatore anche se da certi movimenti è lecito prevedere che possa provare ad emularlo». Van Basten numero 1? «Sì, perché è forte di testa, bravo con entrambi i piedi, in grado di cambiare il volto di una partita con una singola giocata oppure, quando non è al massimo, di diventare il miglior uomo-assist per i suoi compagni». Tra quanti hanno smesso chi gli assomigliava di più? «Altobelli, proteggeva la palla come nessun altro e poi ti lasciava lì con il suo scatto bruciante, difficile controllarlo, con i piedi faceva miracoli e di testa era inferiore a pochi: Graziani, Voeller, forse Rummenigge». E Bergkamp, che ritrova oggi in Coppa Italia? «Non è una punta, gli piace svariare, gira per tutto il campo, è il meno indicato per finire tra le mie grinfie, ma tant'è, dovrò adattarmi. Ecco, mi piace sottolineare questa cosa. Se una volta segnavo di più era perché potevo sganciarmi, protetto dal libero. Ora che gioco a zona sono costretto a rimanere indietro, più guardingo, ma non mi pesa». Chi l'ha fatto ammattire di più nella lunga carriera? «Maradona, ma in questo caso è in fuorigioco: non è punta vera, quando dovevo marcarlo l'atipico diventavo io. Il mio incubo, non ci crederete, era Selvaggi. Prima di incontrarlo non dormivo la notte. Erano degli scontri incredibili, con quel suo piedino arrivava sempre un attimo prima, mi fece passare un brutto Capodanno (Toro-Samp, 31-1283, gol di Spadino dopo soli 59" ndr) ma mi sono preso la rivincita, segnando a mia volta (SampToro del 6-1-84 ndr)». Toro bestia nera: Polster una volta segnò persino una tripletta contro lo zar (20-9-87). E Rossi, eroe di Spagna? «Beh, Pablito non ha avuto molta fortuna, ha potuto "cantare" per poche estati, rimane il grande protagonista del Mundial '82 e dintorni. Pruzzo, ma soprattutto Altobelli, erano più completi di lui». Nella sua carriera lei ha vinto uno scudetto a Roma prima di fare il bis nella Samp dove in 11 anni si è aggiudicato una Coppa Coppe, tre Coppe Italia e una Supercoppa italiana. Resta l'amaro in bocca per la finale dei Campioni persa a Goeteborg. E l'avversario, nel Barcellona, era Stoickhov... «Il bulgaro fa la differenza, è al momento il più forte d'Europa. Difficile portargli via la palla, non sbaglia mai un passaggio, ha carattere. E' come me, non molla mai, per questo, fossi un allenatore (come spero di diventare quando smetterò) lo prenderei subito nella mia squadra». Torniamo in Italia. Si aspettava Silenzi capocannoniere di questa prima parte della stagione? «Potrà essere utile alla Nazionale in Usa, è migliorato in maniera incredibile. Non credevo che uno alto come lui potesse rendersi così pericoloso non solo di testa ma in ogni genere di intervento acrobatico. Con i piedi, poi, il bomber granata ha fatto un salto di qualità enorme». Potrà togliere il numero 9 azzurro a Casiraghi? «Se non gioca nella Lazio, è difficile che Pierluigi possa trovare spazio in Nazionale. Però, attenzione, Casiraghi è l'unico erede di Boninsegna, l'ultimo vero centravanti da area di rigore». Tutto il contrario di Asprilla, ad esempio. «In effetti il colombiano è un atipico, svaria, punta l'avversario, cerca la soluzione personale, più facile controllarlo a zona che marcarlo a uomo quindi». Un egoista come Scrollaci? «No, di Totò ce n'è uno solo. Quando è al meglio ti fa girare la testa, è potente, velocissimo». In una parola, l'eroe di Ita¬ lia '90, potrà ancora crearle grattacapi. «No, il più arduo da marcare resta Vialli. Così era, per me, nelle partitelle in casa Samp. Ha creato qualche problema a più di un mio collega. Non averlo avuto per avversario è stato un bel vantaggio. L'ho affrontato l'anno scorso, nella Juve stava troppo lontano dalla porta... Ma è meglio non fidarsi». Franco Badolato d na, è al pa. lla, ha ol lia '90, potrà ancora crearle grattacapi. «No, il più arduo da marcare resta Vialli. Così era, per me, nelle partitelle in casa Samp. Ha creato qualche problema a più di un mio collega. Non averlo avuto per avversario è stato un bel vantaggio. L'ho affrontato l'anno scorso, nella Juve stava troppo lontano dalla porta... Ma è meglio non fidarsi». Franco Badolato Jfc J Il difensore sampdoriano Vierchowod (foto) gioca in serie A dal 1980 e compirà 35 anni il 6 aprile Il difensore sampdoriano Vierchowod (foto) gioca in serie A dal 1980 e compirà 35 anni il 6 aprile

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